Junker
sm. tedesco (dal medio-alto tedesco junchërre, giovane signore). In origine il vocabolo, equivalente all'italiano cadetto, era limitato alle famiglie regnanti, per estendersi poi a comprendere tutta la nobiltà germanica. Tuttavia, nell'accezione più nota l'espressione venne usata, con forte carica polemica, fin dal sec. XIX, da parte degli esponenti del liberalismo e della democrazia tedeschi, per designare la classe dei proprietari terrieri della Pomerania, del Brandeburgo e della Prussia a oriente dell'Elba, che si atteggiavano a feudatari altezzosi e, pieni di sprezzo e odio per le masse popolari e lo sviluppo democratico della società, raggruppati nel Partito agrario (Junkerpartei), appoggiavano la politica antiparlamentare e antisocialista bismarckiana e il militarismo guglielmino. Quando a sostegno di tale indirizzo politico autoritario agli Junker si affiancarono anche le forze della borghesia industriale più conservatrice, si definì col termine Junkertum l'insieme delle forze che caratterizzavano la destra reazionaria tedesca.