Generalità

Associazione che raggruppa quanti, nel campo ideologico, politico, sindacale, economico, sono legati da un'unica fede o da un unico interesse, a qualsiasi popolo appartengano. In senso specifico, l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, creata da Karl Marx nel 1864 e durata, attraverso molte vicende, trasformazioni e contrasti, sino alla seconda guerra mondiale. Gli storici però citano tre Internazionali, che si sono succedute nel tempo con caratteristiche diverse, e una cosiddetta IV Internazionale, sorta in opposizione alla III, che fu solo progettata e non ebbe pratica attuazione.

La I Internazionale

Nacque tra il 1862 e il 1864 ed ebbe la sua riunione inaugurale a Londra nello stesso 1864. La figura dominante fu quella di Marx, che seppe indirizzare il lavoro dei delegati verso alcune mete fondamentali (la responsabilizzazione dei lavoratori come creatori del loro destino, la ripulsa delle guerre nazionalistiche e imperialistiche, la conquista del potere politico come mezzo indispensabile per ottenere giustizia). Queste idee furono sviluppate nei congressi successivi, tenuti quasi ogni anno: in essi si affermava altresì il principio del diritto del lavoratore alla proprietà del suolo e delle macchine e si precisava la dottrina dello sciopero come arma fondamentale di lotta. Ma, sopraggiunta la guerra franco-prussiana del 1870, i socialisti europei non riuscirono né a impedirla né a ostacolarla, così che l'Internazionale entrò in crisi e fu agitata da gravi contrasti. Nel 1872 fu espulsa l'ala anarchico-rivoluzionaria dei seguaci di Bakunin e nel 1876 l'intera organizzazione si sfaldò definitivamente.

La II Internazionale

Nacque nel 1889 (congresso inaugurale di Parigi) per opera dei partiti politici di fede socialista che sostituirono quasi dappertutto le leghe operaie come organi direttivi del movimento dei lavoratori. Al primo congresso altri ne seguirono: a Bruxelles (1891), a Zurigo (1893), a Londra (1896), a Parigi (1900), ad Amsterdam (1904), a Stoccarda (1907), a Copenaghen (1910) e a Basilea (1912). Questi congressi riaffermarono il principio della “lotta di classe” nel campo politico e ribadirono la necessità di non accettare “l'ordine costituito” e le istituzioni care alla classe dominante se non come un espediente per raggiungere alcuni fini immediati e meglio preparare la vittoria finale del socialismo. Si propose la data del 1º maggio per una festa annuale dei lavoratori di tutto il mondo; si diede inizio all'organizzazione di un proletariato rurale accanto a quello dei centri industriali; si proclamò l'opposizione radicale dei lavoratori alla guerra in genere e in particolare al colonialismo sfruttatore dei popoli poveri. Nel corso di un ventennio i partiti socialisti finirono per prevalere sulle organizzazioni prettamente operaie, con la conseguenza di alimentare accesi dibattiti sulle grandi questioni politiche. Ma le divisioni tattiche e strategiche tra i vari partiti socialisti indebolirono la II Internazionale che allo scoppio della prima guerra mondiale entrò definitivamente in crisi. La componente antibellicista tentò inutilmente (conferenza di Zimmerwald del 1915, di Kiental del 1916 e di Stoccolma del 1917) di organizzare una Commissione socialista internazionale mentre i partiti socialisti di sinistra si andavano orientando verso l'Internazionale comunista (1919) e quelli moderati si impegnavano vanamente nel rilancio della II Internazionale (Berna 1919, Ginevra 1920). Tra queste due posizioni inconciliabili prese corpo, nel 1921 a Vienna, l'Unione dei partiti socialisti per l'azione Internazionale detta anche Internazionale due e mezzo. Fondata da M. Adler e P. Faure, mirava a favorire l'unità d'azione del proletariato internazionale sulla discriminante anticapitalista prescindendo dalle scelte del metodo democratico propugnato dalla II Internazionale o rivoluzionario sull'esempio bolscevico della III. Un nuovo tentativo di riunificare il fronte socialista si ebbe ad Amburgo (1923), con la costituzione dell'Internazionale operaia e socialista, ma il persistere di vecchie divisioni che già avevano minato la II Internazionale resero sterile quest'organismo che si sciolse nel 1940. Solo nel 1951, con la conferenza di Francoforte sul Meno, si ricostituiva una nuova Internazionale socialista, su basi, però, completamente diverse dalle precedenti. Tuttora in vita, espressione dei moderni partiti socialdemocratici, essa, lungi dal propugnare la distruzione del capitalismo, si pone l'obiettivo di realizzare la giustizia sociale nel quadro delle libertà economiche e della democrazia politica.

La III Internazionale

La III Internazionale (Internazionale comunista o Comintern) nacque a Mosca nel marzo 1919 e raccolse intorno a sé i partiti comunisti di parecchi Paesi europei insieme con altri gruppi – anarchici e socialisti-rivoluzionari – che accettavano l'orientamento e le realizzazioni del bolscevismo. Si dichiarò che la II Internazionale era “vergognosamente fallita” perché troppo vicina alla mentalità borghese, troppo indisciplinata, troppo estranea ai metodi e alle strategie rivoluzionarie, e si riuscì a costituire, intorno al Partito comunista sovietico, un organismo compatto e legato da una ferrea disciplina, con assoluta esclusione di tutti i partiti socialisti, sindacalisti o social-democratici che, nei loro Paesi, accettavano, sia pure in forma provvisoria, le istituzioni politiche, militari, economiche della borghesia capitalista. Fortemente egemonizzata dai sovietici, l'organizzazione finì col rappresentare gli interessi di politica estera dell'URSS, particolarmente nel periodo staliniano, impegnando i suoi membri nella difesa della patria socialista e nella costruzione del socialismo in un solo Paese. In questo quadro vanno lette le varie fasi di indirizzo del Comintern che passò dai primitivi forsennati attacchi ai socialdemocratici, alla parola d'ordine del “fronte unico” (1922), a una nuova chiusura settaria tra il 1924 e il 1933 culminata con l'identificazione della socialdemocrazia con il “socialfascismo”, sino alla “svolta” dei fronti popolari contro il fascismo, sancita nel VII Congresso (1935). Il patto tedesco-sovietico (1939), ebbe però come conseguenza un ulteriore irrigidimento settario che si modificò solo in seguito all'aggressione nazista all'URSS nel 1941, con il ritorno del Comintern all'impostazione del VII Congresso. La guerra aveva imposto al governo sovietico una maggiore flessibilità nei riguardi dei partiti e dei governi democratici che combattevano accanto all'Unione Sovietica una strenua lotta contro la minaccia del fascismo e del nazismo. Nel maggio del 1943, proprio nell'intento di non sottolineare il controllo di Mosca sugli schieramenti dei lavoratori di altri Paesi, la Segreteria generale del Comintern dichiarò definitivamente sciolta la III Internazionale. Il provvedimento fu bene accolto dai Paesi democratici, la cui stampa esaltò le intenzioni pacifiche dell'URSS e apprezzò il suo desiderio di collaborazione con le nazioni che cercavano nella libertà la realizzazione di un nuovo ordine mondiale. Anche la stampa sovietica riconobbe chiaramente il diritto all'autonomia delle organizzazioni comuniste dei singoli Paesi. § Dopo il 1930 Lev Trotzkij, in netto contrasto con Stalin a proposito di quella “rivoluzione permanente” che Trotzkij caldeggiava e che Stalin aveva invece accantonato in nome del “socialismo in un solo Paese”, promosse in Francia, dove viveva in esilio, una Lega Comunista Internazionale, più fedele alle idee di Lenin, nucleo di una IV Internazionale che si costituì a Parigi nel 1938. Il progetto non si realizzò secondo i desideri del fondatore, ma l'idea trotzkista è rimasta a lungo viva nel pensiero e nell'attività di alcune organizzazioni politiche operanti in diversi Paesi.

Bibliografia

V. García, L'Internazionale operaia, Genova, 1965; W. S. Sworabowski, The Communist International and Its Front Organisation, Stanford, 1965; J. Humbert-Droz, Le origini dell'Internazionale comunista da Zimmerwald a Mosca, Parma, 1968; M. Hàjek, Storia dell'Internazionale comunista (1921-1935). La politica del fronte unico, Roma, 1969; A. Kriegel, Les Internationales ouvrières (1864-1943), Parigi, 1970; N. Poulantzas, Fascismo e dittatura. La III Internazionale di fronte al fascismo, Milano, 1971; N. Lenin, La guerra imperialista, Roma, 1972; Autori Vari, L'Internazionale operaia e socialista tra le due guerre, Milano, 1985.

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