Capróni, Giórgio
poeta italiano (Livorno 1912-Roma 1990). Dopo un lungo periodo trascorso a Genova che diventerà, nella distanza, il luogo poetico di molti suoi versi, nel 1939 si trasferì a Roma dove, dopo la guerra e un'attiva partecipazione alla Resistenza, fu insegnante e giornalista. Tradusse narratori e poeti soprattutto francesi (Proust, Maupassant, Apollinaire, Céline, Char, Frénaud). La sua lirica, formatasi tra ermetismo e vocianesimo con ascendenze pascoliane, è ricca di temi autobiografici congiunti ai miti del mondo moderno e rivela rigore tecnico nella tensione metrica del linguaggio, che a modi espressivi aspri e convulsi alterna misure più lievi. Tra le sue opere vanno ricordate: Come un'allegoria (1936), Cronistoria (1943), Stanze della funicolare (1952), Il passaggio di Enea (1956), Il seme del piangere (1959), Congedo del viaggiatore cerimonioso (1965), Il muro della terra (1975), Il franco cacciatore (1982), Tutte le poesie, 1932-1986 (1989) e Res amissa (postumo, 1991). Postumi sono usciti i Frammenti di diario (1995), che rievocano una missione pacifista del poeta, e la raccolta di saggi critici e riflessioni La scatola nera (1996).