Buber, Martin
filosofo e narratore austriaco (Vienna 1878-Gerusalemme 1965). È figura dominante nel pensiero ebraico contemporaneo. Dal 1916 al 1924 diresse in Germania il periodico Der Jude e dal 1926 al 1930 Die Kreatur. Dal 1924 al 1933 fu professore di scienza della religione all'Università di Francoforte; dal 1938 in poi insegnò sociologia all'Università di Gerusalemme. Dal chassidismo ereditò il vivo senso religioso dell'esistenza, cui ispirò ogni sua opera. Dei maestri chassidici più famosi raccolse i racconti, le cosiddette “storie” (Die Erzälungen der Chassidim; trad. it. I racconti dei Chassidim, 1962). Tema centrale del suo pensiero è il concetto di “dialogo”, soprattutto con Dio (Ich und Du; 1923, Io e tu; trad. it. Il principio dialogico). Acuta è la critica che Buber fa al concetto kierkegaardiano della “sospensione dell'etica”. Il fenomeno sionistico e la nascita dello Stato d'Israele sono da lui considerati come sviluppo di un'idea religiosa e, nello stesso tempo, inquadrati nelle correnti del pensiero contemporaneo. In collaborazione con Franz Rosenzweig tradusse in tedesco, interpretandola, gran parte della Bibbia. Tra i suoi scritti: Die jüdische Bewegung (1920; Il movimento ebraico), Die Chassidischen Bücher (1920; I libri chassidici), Sette discorsi sull'ebraismo (1923), La leggenda del Baal Shem (1925), Rede über das Erzieherische (1925; Discorso sulle misure educative), Das Problem des Menschen (1948; Il problema dell'uomo), Mosè (1948), Gog e Magog (1949), Eclipse of God (1952; L'eclissi di Dio), Schuld und Schuldgefühle (1958; Colpa e sensi di colpa).