Brjusov, Valerij Jakovlevič
poeta e scrittore russo (Mosca 1873-1924). Esordì con la raccolta di poesie Simbolisti russi (3 vol., 1894-95), composta prevalentemente da suoi versi, che costituì la prima affermazione ufficiale del decadentismo-simbolismo russo di cui fu il teorico. Nel 1904 diede inizio alla pubblicazione della rivista simbolistaVesy (La bilancia) che visse cinque anni. Coltivò diversi generi letterari. Tradusse Verlaine, Verhaeren, Maeterlinck, D'Annunzio, Dante, Goethe, Virgilio, ecc. Tra le numerose raccolte di poesie, spiccano: Il serto (1906), Tutte le melodie (1909), Lo specchio delle ombre (1912), I sette colori dell'arcobaleno (1916), Ultimi desideri (1920), Lontananze (1922). Come narratore ha lasciato la raccolta di racconti L'asse terrestre (1906), ispirata al modello di letteratura fantastico-gotica di E. A. Poe e due importanti romanzi storici: L'angelo di fuoco (1908) e L'altare della vittoria (1912), simili ai cicli di poesie storiche e mitiche. Tema ricorrente nelle opere di Brjusov è la rappresentazione dei lati oscuri, inconsci della personalità umana, spesso tendenti alla perversione e a ogni tipo di eccesso, attraverso un'indagine introspettiva che utilizza anche i metodi della psicoanalisi. Il suo stile, ricercato, spesso caratterizzato da espressioni retoriche e da arcaismi, risente profondamente della convivenza di elementi decadenti nella prosa simbolista. Brjusov è anche autore di drammi (Terra, 1907; Viandante, 1911) e di saggi sulla forma poetica (Esperimenti, 1918; Scienza del verso, 1919).