Bigongiari, Pièro
poeta e critico italiano (Navacchio, Pisa, 1914-Firenze 1997). Collaboratore delle riviste Campo di Marte e Letteratura, fu tra i protagonisti dell'ermetismo, di cui accentuò la tendenza metafisica, portando alle estreme conseguenze la poetica dell'assenza (La Figlia di Babilonia, 1942; Rogo, 1952). In un secondo tempo, la poesia di Bigongiari si è posta in un nuovo rapporto con l'oggetto realistico e con l'occasione storica, raggiungendo i suoi migliori risultati nell'equilibrio tra il richiamo della realtà e la sua trasfigurazione simbolica. Tra le principali opere, oltre alla scelta antologica Autoritratto poetico (1985), si segnalano le raccolte La torre di Arnolfo (1964), Antimateria (1972), Moses (1979), Col dito in terra (1986), Diario americano (1987), Nel delta del poema (1989), La legge e la leggenda (1992). Traduttore versatile, studioso di pittura, Bigongiari è autore di importanti studi critici, tra cui: Il senso della lirica italiana (1952), Poesia italiana del Novecento (1960), Leopardi (1962), La poesia come funzione simbolica del linguaggio (1972), Dal Barocco all'Informale (1980), Visibile invisibile (1985) e L'evento immobile (1987). Insignito, nel 1988, del premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale, il più importante per la poesia italiana, nel 1994, oltre all'ampia rassegna antologica di Tutte le poesie, ha pubblicato i racconti Il sole della sera, improntati allo stesso spirito "olimpico" e vitale che caratterizza la produzione lirica. Del 1996 sono le due raccolte Dove finiscono le tracce e Nel giardino di Armida.