Badiou, Alain
filosofo francese (Rabat 1937). Maître de conférence al Collège International de Philosophie di Parigi, è stato tra i fondatori del Cercle d'épistemologie e della rivista Cahiers pour l’analyse. Dopo l'influenza di Louis Althusser, rintracciabile in Théorie du subjet (1982; Teoria del soggetto), si è via via affermato come uno dei più acuti ricercatori di lingua francese. Attivo sul tema della ricostruzione della ragione, sebbene abbia condiviso le tesi sulla fine della modernità, riesce a evitare per tempo le secche di tanta parte dell'ermeneutica francese e italiana, perché vede proprio nella fine della modernità una domanda di nuova filosofia; di qui la sua ricerca sulla filosofia che è “possibile” nelle condizioni concrete della nostra epoca. Per Badiou occorre “dimenticare completamente financo l'esistenza del nome metafisica”, in La verità in-finita (1989), e affidarsi al molteplice generico assunto come il modo di essere della verità, di cui parla in L’être et l’événement (1988; L'essere e l'evento). Questo libro è stato oggetto di molti dibattiti, ai quali Badiou ha risposto con il Manifesto per la filosofia (1991); qui, in forma polemica, respinge le posizioni di F. Nietzsche, L. Wittgenstein, M. Heidegger e R. Carnap, e cerca di “riannodare la triade costitutiva della filosofia moderna: essere, soggetto, verità” proprio a partire dal concetto di verità come “produzione posteventuale di un molteplice generico”. Tra le pubblicazioni successive si ricorda L’etica: saggio sulla coscienza del male (1994).