Atatürk, Kemāl
Indicegenerale e uomo di Stato turco (Salonicco 1881-İstanbul 1938). Fino alla legge del 1934, che impose ai Turchi di assumere un nome di famiglia, si chiamò Muṣṭafā Kemāl (Kemāl, il secondo nome, gli era stato imposto da un suo maestro); il cognome di Atatürk, che significa padre dei Turchi, gli fu conferito dalla Grande Assemblea Nazionale. Figlio di un ex funzionario delle imposte, iniziò la carriera militare frequentando la Scuola di Guerra di İstanbul; a 23 anni era già capitano e, avverso al dispotismo dei sultani, si distingueva per le idee progressiste. Nel 1906 fondò la società segreta Patria e Libertà, fusasi poi con la più nota Unione e Progresso, destinata ad affermarsi nel 1908. Combatté nella guerra libica, nelle guerre balcaniche e, durante la prima guerra mondiale, si segnalò nella difesa della penisola di Gallipoli contro le forze dell'Intesa (1915) e nelle operazioni sul fronte siriano (1916-17). Dopo l'armistizio di Mudros capeggiò il movimento nazionale d'opposizione alla politica remissiva del governo di İstanbul di fronte alle potenze vincitrici; dopo il Trattato di Sèvres (10 agosto 1920) cercò d'organizzare un esercito nazionale, fece di Ankara il centro del suo movimento e ivi radunò una grande Assemblea Nazionale che espresse un governo in opposizione a quello di İstanbul. Comandante in capo del nuovo esercito, Atatürk respinse tra il 1921 e il 1922 l'invasione greca in Asia Minore, riconquistando Smirne e riunificando i territori di popolazione turca: da allora ebbe il nome onorifico di Ghāzi (combattente contro gli infedeli). L'esistenza e i confini della nuova Turchia vennero riconosciuti a Losanna nel 1923; nello stesso anno (29 ottobre) fu ufficialmente proclamata la repubblica. Da allora le riforme di Atatürk proseguirono a ritmo rapido: la capitale fu trasferita da İstanbul ad Ankara, lo Stato laicizzato, venne introdotto l'alfabeto latino, emanato un codice civile adatto al costume moderno (modellato su quello svizzero), si assicurò la libertà religiosa, la donna fu sottratta alla tirannia delle costumanze tradizionali, furono introdotte riforme dell'istruzione inferiore e superiore. Atatürk, nominato presidente della Repubblica Turca nel 1923, fu rieletto ogni quadriennio sino alla morte (1938). Il Partito repubblicano del popolo fu lo strumento con cui egli regolò la vita del Paese e se ne assicurò il consenso. Per arrivare a questo risultato, Atatürk, uomo d'idee chiarissime e di straordinaria energia nel realizzarle, usò spesso metodi autoritari e impose i suoi programmi senza curarsi di calpestare interessi e tradizioni; ebbe perciò nemici e detrattori, ma fondamentalmente la nazione turca riconobbe la grandezza e la solidità della sua opera di riforma.
N. P. Comnène, Luci e ombre sull'Europa, cap. IX: Atatürk, Milano, 1957; G. M. Losano, L'ammodernamento giuridico della Turchia (1839-1926), Milano, 1984.