Apel, Karl Otto
filosofo tedesco (Düsseldorf 1922). Laureatosi nel 1950 a Bonn, professore ordinario a Kiel (1962-69) e Francoforte (1972-90), ha insegnato o è stato visiting professor presso università e centri di ricerca di grande prestigio (da New York a Parigi). La riflessione di Apel si volge soprattutto al problema del linguaggio e della comunicazione, con l'intento di eliminare i fattori di disturbo che pesano sull'insieme delle relazioni comunicative. Dopo aver energicamente difeso la possibilità della “fondazione” della filosofia (1976) contro il fallibilismo di Hans Albert e contro il neopositivismo, Apel si è dedicato alla trasformazione della filosofia secondo i compiti da lui indicati nel volume Transformation der Philosophie (1973), parzialmente tradotto in italiano e pubblicato come Comunità e comunicazione (1977); lo sforzo di riunire in un uno il pragmatismo di Peirce, la filosofia linguistica di Wittgenstein e l'ontologia esistenziale dell'ultimo Heidegger muove dal convincimento che l'universalità del mezzo linguistico possa consentire il passaggio dall'a priori del soggetto (essere, soggetto, verità) all'a priori della comunità illimitata (l'umanità) della comunicazione. Questa è la trascendentalità del gioco linguistico, nel quale si è da sempre e non per scelta (perché significare = parlare = interpretare = comunicare socialmente), che rende possibile la fondazione ultima della filosofia. Come pure è l'a priori linguistico della comunità (ossia di noi tutti in quanto esseri pensanti-parlanti-interpretanti), esplicitato in Il logos distintivo della lingua umana: rilevanza filosofica della teoria degli atti linguistici (1989), che suggerisce il bisogno della costruzione di una “macroetica planetaria” (il destino complessivo dell'umanità), perché c'è secondo Apel una condizione di interdipendenza tra fondazione razionale della ragione e fondazione razionale dell'etica, come in Etica e comunicazione (1992). Si tratta di un'etica della responsabilità, su cui è ritornato più volte anche con saggi brevi quasi tutti raccolti nel volume Discorso e responsabilità (1988), che scandiscono affinità e distanze tra Apel e Habermas e una grande attenzione nei confronti della funzione delle scienze sociali e della tecnologia. Delle sue numerosissime pubblicazioni, da ricordare quelle apparse sull'almanacco annuale Filosofia, curato da G. Vattimo: Il problema dell'evidenza fenomenologica alla luce di una semiotica trascendentale (1989) e Autocritica o autoeliminazione della filosofia? (1992).