Amritsar (città)

Indice

Generalità

Città (708.835 ab. nel 1991) dell'India, nello Stato del Punjab, capoluogo del distretto omonimo, 50 km a E di Lahore, nel Pakistan. La sua posizione sulla Grand Trunk Road, alla convergenza di vie di grande comunicazione stradali e ferroviarie con il Pakistan e il Kashmir, ne fa un attivissimo centro di traffici, dotato di importanti industrie tessili (cotone, lana, seta), alimentari, meccaniche (macchine agricole, macchine elettriche), chimiche (materie plastiche, saponi, vernici), della gomma, del vetro e della ceramica, affiancate da un fiorente artigianato (lavorazione di tappeti, pelli e metalli preziosi). Centro culturale di primaria importanza, possiede alcuni collegi affiliati all'Università del Punjab, istituti di ricerca e numerose scuole superiori di confessioni religiose diverse.

Cenni storici

Amritsar, il cui nome significa “stagno dell'immortalità”, fu fondata nel 1674 dal quarto capo spirituale dei Sikh, guru Rām Dās, e divenne la città santa di quella setta. Dopo essere stata distrutta nel 1761 dall'imperatore moghūl Shah ʽAlam, venne ricostruita nel 1802 da Ranjit Singh, il quale ad Amritsar stipulò nel 1809 il trattato che definiva i confini tra i domini inglesi e lo Stato dei Sikh. Nel 1846, però, con un nuovo trattato, i Sikh sconfitti erano costretti ad accettare il protettorato britannico. Amritsar è tristemente famosa per il massacro compiutovi il 13 aprile 1919 da un gruppo di soldati britannici, al comando del generale R. Dyer, che spararono senza preavviso su una folla di diecimila dimostranti, uccidendo trecento seguaci di Gandhi e ferendone più di un migliaio.

Arte

L'arte dei Sikh, influenzata da quella musulmana, fonde insieme allo stile dei Rājpūt-Prahara quello classico dei Moghūl (da cui riprende aspetti dell'architettura imperiale). Espressione significativa di quest'arte è il famoso Tempio d'Oro che sorge ad Amritsar, al centro di un vasto stagno; il suo unico accesso è consentito da una strada rialzata, lunga oltre 70 m, che attraversa il bacino d'acqua. Per la sua costruzione il mahārāja Ranjīt Singh di Lahore adattò lastre marmoree, intarsiate di pietre policrome, asportate dal mausoleo dell'imperatrice Nūr Jahān (1627) che sorge a Sahdara, costruito secondo le caratteristiche dello stile classico dei Moghūl, e lamine d'oro lavorate, asportate dai soffitti di palazzi moghūl. All'interno sono decorazioni murali tardo-rajasthāni e pitture di gusto popolaresco.

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