Franco Battiato, genio senza confini
Il 18 maggio 2021, in quella stessa terra in cui era venuto al mondo, si spegneva Franco Battiato, ironico e libero pensatore, studioso dagli orizzonti amplissimi, autore di brani ormai entrati nella storia del costume.
Mondi lontani messi in comunicazione, la musica pop che diventa un'arte, un mix di suoni e sapori: la storia di Franco Battiato, voce e penna tra le più originali del panorama italiano.
La storia di Franco Battiato
Franco Battiato, all’anagrafe Francesco Battiato, nacque a Jonia, alle pendici dell’Etna, il 23 marzo 1945. Dopo aver percorso i corridoi del Liceo Scientifico “Archimede” di Arcireale, si trasferì a Milano, ma solo dopo essersi fermato per un po’ nella città Eterna. In terra lombarda, fu il Club 64 ad offrire rifugio al giovane Franco, ritrovatosi solo in una grande città avvolta dal freddo e dalla nebbia. Mettere a frutto la sua poca conoscenza della chitarra in un cabaret e far conoscere le canzoni della tradizione siciliana, gli darà grande conforto e ricorderà sempre questo periodo della sua vita come uno dei più felici.
In quei giorni, al tavolo del cabaret era seduto il Giorgio Gaber degli esordi, quello delle canzoni milanesi argute e leggere. A fine spettacolo gli chiese di andare a trovarlo e così, di prima mattina, Battiato si presentò a casa sua. Nacque un’amicizia e fu proprio Gaber a procurargli il suo primo contratto con la casa discografica Jolly e la sua prima apparizione televisiva in un programma condotto da lui stesso insieme a Caterina Caselli. Nel corso di quella puntata si sarebbe esibito anche Francesco Guccini, seconda figura determinante nella storia dell’artista siciliano. Guccini suggerì a Battiato di cambiare il suo nome (Francesco) perché altrimenti le persone avrebbero potuto confonderli e così, da quel giorno tutti iniziarono a chiamarlo Franco.
Franco Battiato, eclettico cantautore attraverso i generi
Lungo questi decenni, Franco Battiato, ironico e libero pensatore, ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano.
A partire dai primi anni ’70 partecipa attivamente alle correnti di ricerca europee firmando le sue prime incisioni al ritmo di una l’anno con il marchio “Bla Bla” e producendo album sperimentali come Fetus e Pollution che hanno permesso all’Italia di scoprire le risorse della musica elettronica, le concezioni più avanzate del rock e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea. Atmosfere elettroniche e acustiche, riferimenti oscuri e psichedelici.
Nel 1979 pubblica L’era del Cinghiale Bianco, disco che segna il passaggio dalla Recordi alla Emi italiana nonché l’inizio di un interesse nei confronti della musica pop. Seguiranno Patriots (1980) e La voce del Padrone (1981) che stazionerà al vertice della classifica italiana per un intero anno, vendendo oltre un milione di copie. Battiato non è più un musicista sperimentatore confinato nell’underground e alla nicchia, è la colonna sonora dell’estate italiana, re della classifica. Era riuscito a dare forma a qualcosa che prima non si era mai visto: la musica pop non era più semplice intrattenimento, era diventata un’arte, e la copertina dell’album evidenziava perfettamente l’unione di questi due mondi lontani messi in comunicazione. Musica classica, elettronica, punk e pop unite insieme. Il risultato? Una combinazione benedetta.
Gli album successivi sono: L’arca di Noé (1982), Orizzonti perduti (1983), Mondi lontanissimi (1985), Echoes of sufi dances (1985). Per la Emi usciranno ancora Nomadas (1987), Fisiognomica (1988) e Giubbe rosse (1989). Al tempo stesso, però, pubblicherà sei titoli per l’etichetta discografica Ottava, dedicata a musica di frontiera, fra composizione colta, canzone e musica etnica.
Negli anni ’90 si alternano dischi pop e opere classiche, di cui lui era fervido cultore. Nel 1991 incide Come un Cammello in una grondaia che, oltre ad alcuni lieder ottocenteschi contiene anche il brano Povera Patria, simbolo di impegno civile. Nell’ottobre del 1993 pubblica Caffè de la Paix che si classifica come Miglior Disco dell’Anno nel referendum di Musica e Dischi.
Nella prima metà degli anni ’90 arrivano la collaborazione con Manlio Sgalambro con L’ombrello e la macchina da cucire e i brani mistici contenuti in Shadow. I suoi album intanto si arricchiscono di sonorità dure e spigolose fino ad arrivare a Fleurs (1999) con il quale ottiene la targa di Miglior Interprete all’edizione 2000 del Premio Tenco.
La sua produzione musicale proseguirà fino al 2019 con l’uscita dell’ultimo album prima del ritiro dalle scene: Torneremo ancora, un ritorno alle origini, una sorta di testamento musicale.
Franco Battiato, le canzoni più belle
Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi. Ha saputo praticare l’arte della canzone pop, ma grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti è stato in grado di usare linguaggi e riferimenti diversissimi, non soltanto in campo musicale. Ha avuto una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume.
Tra questi troviamo sicuramente La cura (1996), Bandiera bianca (1981), E ti vengo a cercare (1988), Povera patria (1991), Voglio vederti danzare (1982) e Centro di gravità permanente (1981).
Franco Battiato, la malattia
La malattia di Franco Battiato è stata sempre tenuta al riparo dai riflettori, custodita lontano dalla morbosità del pettegolezzo. Si era ritirato dalla scena pubblica nel 2019, dopo il suo ultimo album poiché malato. Nessuno era a conoscenza delle sue reali condizioni. Si è spento il 18 maggio 2021 nella sua residenza di Milo, alle pendici dell’Etna, in quella stessa terra in cui era venuto al mondo.
Claudia Monticelli