Lessico

sf. [sec. XIII; latino vulpes].

1) Nome comune di numerosi carnivori della famiglia dei Canidi, in particolare di quelli del genere Vulpes che annovera una decina di specie diffuse nell'America Settentrionale, in Europa, Asia e Africa. Per estensione, la pelliccia che se ne ricava. Le pellicce della volpe comune, dal pelo fulvo o striato, della volpe argentata, dal pelo lungo, morbido e fitto, di colore grigio-argenteo, della volpe bianca o polare sono tra le più diffuse e ricercate per la loro resistenza e bellezza. Sono utilizzate per la confezione di cappotti, giacche, colbacchi, colli ecc.

2) Fig. (per lo più con riferimento al ruolo dell'animale nelle favole di Esopo e di Fedro), come simbolo di astuzia e perfidia: una vecchia volpe, persona molto scaltra, infida; fare come la volpe con l'uva, fingere di disprezzare ciò che si desidererebbe ma non si riesce a raggiungere. Frequente l'accr. volpóne (f. -a), persona di grande astuzia ed esperienza: è difficile farla a quel volpone.

3) Non comune, alopecia.

4) Volpe volante, nome comune dei Chirotteri della famiglia degli Pteropidi.

5) Nome comune di uno squalo della famiglia degli Alopidi.

6) Volpe biancastra, pesce (Albula vulpes) della famiglia degli Albulidi lungo sino a 90 cm; ha scaglie cicloidi dai riflessi argentei ed è diffuso in tutti i mari temperati.

7) In attrezzatura navale, ciascuno dei tronchi subverticali, collegati tra loro a vari livelli, per formare l'albero a tripode o l'albero a quadripode.

Zoologia

Le volpi hanno dimensioni medie, corpo allungato provvisto di folta coda lunga, arti corti e snelli, muso lungo e aguzzo, orecchie alte e piuttosto appuntite; manto di pelo folto e lungo; attive soprattutto di notte si cibano di piccoli animali, uova e frutta. La volpe comune o volpe rossa (Vulpes vulpes), diffusa in tutta la regione paleartica e in una parte dell'Asia meridionale, è lunga da 60 a 80 cm più 50-70 cm di coda, alta alla spalla 35-40 cm e pesa da 6 a 10 kg; ha le parti superiori bruno-fulvo tendenti al rossastro, collo, spalle e lati del corpo grigiastri; parti inferiori biancastre con toni ardesia. Le volpi nordamericane, che secondo alcuni autori apparterrebbero a una specie distinta (Vulpes fulva), presentano 4 varietà solo per la colorazione, tra cui è notevole quella “argentata”, assai rara, di grande pregio per la pellicceria (per cui viene allevata); in quest'ultima il manto è fondamentalmente scuro o nerastro con una spruzzatura di bianco, derivante dalla punta bianca dei lunghi peli della giarra, sovrastanti la lanetta. Tutte queste volpi hanno 3-8 piccoli dopo 60 giorni di gestazione. Al genere Vulpes appartengono anche la volpe corsac (Vulpes corsac) delle regioni steppose e desertiche della Russia sudorientale e di parte dell'Asia centrale e occidentale; la volpe delle sabbie (Vulpes rüppelli) dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale; la volpe pigmea americana (Vulpes macrotis) e l'affine Vulpes velox delle zone desertiche americane simili al fennec africano o volpe del deserto (volpe fennec). Importante ancora la volpe bianca o volpe polare (Alopex lagopus), lunga da 50 a 65 cm, con coda di 25-40 cm, alta 30 cm alla spalla e dal peso non superiore agli 8 kg; ha orecchie corte; anch'essa presenta alcune varietà: una bianca in inverno e brunastra in estate e una grigio-bluastra scura in estate e grigio-azzurra in inverno. La volpe bianca è specie olartica circumpolare e la varietà azzurra è assai rara e più frequente in Groenlandia; vivono di norma oltre il limite della vegetazione arborea e presso le coste: talora s'avventurano anche sui ghiacci fluttuanti; si nutrono in gran parte di lemming. In maggio-giugno, dopo oltre 50 giorni di gestazione, partoriscono 4-11 piccoli. Per la volpe dei boschi, vedi Cerdocyon; per la volpe dalle orecchie corte, vedi Atelocynus; per la volpe grigia, vedi urocione; per la volpe delle pampas e la volpe delle Falkland, vedi Dusicyon.

Etologia

La volpe comune abita in ambienti estremamente vari, dai boschi alti e bassi alle macchie, ai campi coltivati e perfino presso gli insediamenti umani, incluse le grandi città, nelle quali è più o meno frequentemente osservata. La si trova dalla media montagna fino al livello del mare. Non più controllata come un tempo da predatori naturali quali il lupo, la lince e le aquile, possiede popolazioni abbondanti, malgrado la caccia cui è soggetta da parte dell'uomo (è tradizionalmente considerata un animale “nocivo” ed è anche ricercata per la pelliccia) in diverse parti dell'areale. Il suo successo, in assenza di competitori, è in gran parte da ascriversi allo spettro alimentare larghissimo: pur con le inevitabili variazioni stagionali dovute alla particolare abbondanza o scarsità di certi alimenti, consuma infatti di preferenza piccoli mammiferi (in certi luoghi e in certe stagioni i Roditori possono costituire quasi la metà della dieta) ma anche una grande quantità di semi, bacche, frutti ecc.; inoltre preda occasionalmente conigli, lepri e qualche uccello e non disdegna i rettili, i pesci, gli insetti e vari altri invertebrati, adattandosi perfino a nutrirsi di carogne abbandonate; nelle campagne rivolge il suo interesse anche agli allevamenti di conigli e di polli, nei quali si dice che compia vere e proprie stragi. Spesso sotterra i resti delle prede più grandi, che usa come riserve alimentari in caso di necessità. Nell'identificare i punti esatti in cui ha effettuato i seppellimenti, la volpe mostra una straordinaria capacità di memoria, che persiste anche per mesi. Attivi prevalentemente (ma non esclusivamente) di notte, gli adulti vivono in territori di caccia che possono ospitare un maschio e una o alcune femmine; essi tuttavia si incontrano normalmente solo nel periodo della riproduzione e si evitano durante il resto dell'anno. Gli adulti depongono, lungo i confini del territorio e lungo i sentieri che lo attraversano, marcature odorose, prodotte da ghiandole rettali e della base della coda, insieme agli escrementi e all'orina; possiedono anche ghiandole che sboccano tra i cuscinetti plantari, con le quali marcano i sentieri. È probabilmente la persistenza e l'intensità dell'odore delle marcature che permette ai vari individui di sfuggire agli incontri e di organizzarsi in modo da utilizzare i vari distretti del territorio in orari diversi; inoltre la presenza di un determinato individuo viene anche segnalata tramite latrati; questi, ripetuti due o tre volte in ogni emissione, sono di timbro molto variabile e caratteristici dei singoli. L'attività di marcatura, svolta costantemente durante l'anno, si accentua ad agosto e raggiunge il massimo in novembre, periodo in cui nei territori vagano i giovani nati nello stesso anno. Fra dicembre e gennaio, mentre i segnali territoriali sono sempre intensi, aumenta anche la frequenza dei latrati dei maschi, che in questo periodo, come pure gli odori, sono attrattivi per le femmine. Queste vanno in calore in gennaio, e si accoppiano solo nel giorno in cui il calore raggiunge il culmine. Le femmine più giovani vanno in calore entro il primo anno di vita ma leggermente in ritardo rispetto alle più anziane. L'accoppiamento è preceduto da brevi inseguimenti, talvolta in cerchio, e da basse vocalizzazioni, poi le coppie si separano. Si pensa che i maschi siano poligami e si accoppino con tutte le femmine ospitate nel loro territorio. Sembra che le femmine, pur essendo perfettamente in grado di scavare, come d'altronde i maschi, scavino una tana solo raramente, preferendo usare, ed eventualmente riadattare, le tane di altri animali, soprattutto di tasso, di istrice e di coniglio. La tana viene marcata con i consueti odori ed è controverso se questi inducano o meno i tassi ad abbandonare i loro insediamenti. La gestazione dura da poco più di 7 a 9 settimane e il parto può produrre da 2 a 8 piccoli. I cuccioli vengono allattati per circa un mese, durante il quale la madre dedica a essi cure molto assidue e li abbandona solo raramente. Non è ancora quantificato l'impegno dedicato dal maschio alla famiglia, ma durante il primo periodo dell'allevamento sono riportati casi di visite del maschio, con doni di cibo, alla femmina e alla cucciolata. Al termine del primo mese la madre incomincia ad abbandonare i cuccioli per periodi sempre più lunghi, di notte, per andare a caccia, e a nutrirli con cibo rigurgitato; dorme anche fuori della tana sempre più spesso. Nell'uscire dalla tana e nel tornarvi, la madre mostra sempre una grande circospezione e non segue mai vie dirette o consuete; se avverte qualche pericolo in prossimità della tana, emette particolari latrati di allarme e fugge, mentre i cuccioli si rintanano prontamente. In caso di disturbo ripetuto, inoltre, trasferisce i cuccioli in un'altra tana. All'età di circa due mesi le visite della madre sono ancora più diradate (spesso non più di tre al giorno), sono limitate all'area adiacente all'imboccatura della tana e non vengono protratte oltre il tempo necessario a nutrire i cuccioli e ad usufruire di un breve riposo. Raramente sono stati registrati casi di madri riunite insieme ai rispettivi cuccioli. Dopo i pasti, in presenza della madre, i cuccioli giocano fra loro con molta animosità e agilità e, almeno per quanto appare in natura e si può verificare in cattività, con una certa violenza. Fra le cure impartite ai giovani, pare che nelle volpi l'insegnamento della caccia, proprio di molti carnivori sociali e asociali, non trovi posto. A due mesi e mezzo o tre mesi di età i cuccioli abbandonano la tana e dormono in un riparo all'aperto; a quest'età incominciano anche a catturare le prime prede (principalmente invertebrati). Mentre le visite della madre si fanno sempre più rare, all'età di quattro-cinque mesi i cuccioli, ormai completamente indipendenti, abbandonano il luogo natale e si disperdono nel territorio, talvolta restando riuniti in coppie. Gli odori delle marcature deposte dagli adulti, a cui ormai reagiscono perfettamente, li inducono ad allontanarsi sempre più in cerca di aree ospitali in cui sistemarsi una volta raggiunta la maturità sessuale.

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