sàlvia

sf. [sec. XIV; latino salvía, da salvus, salvo, per le proprietà terapeutiche della pianta]. Nome comune usato per indicare il genere Salvia di piante della famiglia Labiate con ca. 800 specie proprie delle regioni temperate e subtropicali dell'emisfero settentrionale. Sono suffrutici con forte odore aromatico e foglie ovate, oblunghe o cuoriformi, di colore verde-grigiastro, pelose e rugose, con apice più o meno arrotondato. I fiori sono gamopetali, labiati, di color viola, azzurrino o giallo secondo le specie, riuniti in spicastri terminali; i frutti sono acheni. La specie più nota è la Salvia officinalis (salvia comune, erba sacra, erba santa), che cresce spontanea in varie regioni del Mediterraneo, dove è anche oggetto di coltura. Molto apprezzata nei tempi passati come rimedio per varie malattie, la salvia gode tuttora di buona fama nella medicina popolare, soprattutto come stimolante della funzione digestiva e per combattere l'eccessiva sudorazione negli stati reumatici. Dalle foglie, di cui è ben noto l'impiego in cucina come aromatizzante, e dalle sommità fiorite si estrae un'essenza usata in profumeria. Specie congenere è la Salvia sclarea (sclarea), spontanea nell'Europa meridionale, coltivata per le sommità fiorite, con profumo moscato, usate per aromatizzare i vini, in particolare il vermouth. Alcune specie esotiche si coltivano per ornamento, come la Salvia splendens, del Brasile, con fiori rosso vivo. Comune nei prati è la Salvia pratensis (salvia dei prati), a fiori violetti, mentre nei boschi cresce la Salvia glutinosa, dai fiori gialli.

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