aulacògeno
sm. [dal greco aylax-akos, solco+-geno]. In geologia, struttura geotettonica costituita da un infossamento lineare a grande scala che interessa un'area cratonica. Nell'ambito della tettonica delle placche, secondo il modello presentato da Hoffman e dai suoi collaboratori nel 1974, l'aulacogeno costituirebbe i rami abortiti di una fratturazione continentale che avrebbe dovuto sfociare in una fase di rifting, cioè nella creazione di una dorsale di un nuovo oceano. L'esistenza di un punto caldo all'interno del mantello (cioè della zona di risalita delle correnti convettive) induce nella litosfera sovrastante un vasto inarcamento. Questa tensione provoca la fratturazione della litosfera e la formazione di un sistema di fosse tettoniche (Graben) che si ramificano in tre direzioni. Se le condizioni tettoniche lo permettono, due di questi rami (in genere quelli allungati in direzione N-S) si aprono, favorendo la fuoriuscita delle lave basaltiche (formazione di una nuova dorsale), mentre il ramo abbandonato rimarrà come un solco trasversale, localizzato in una rientranza del nuovo margine continentale. Se, a causa dello spostamento delle placche il continente si sposta dalla zona calda, la tensione che ha provocato l'inarcamento generale cessa, il Graben del ramo abbandonato collassa e la sua parte più interna, insieme alla sequenza sedimentaria ivi depositatasi, sprofonda più velocemente dei margini creando un regime tettonico compressivo: le faglie dirette che costituivano il Graben si trasformano in faglie inverse e il cuneo sedimentario viene deformato. Un esempio tipico di aulacogeno è quello della depressione tettonica del triangolo dell'Afar in Africa. Esso costituisce il ramo abbandonato della fratturazione litosferica che ha portato alla separazione dell'Africa dalla Penisola Arabica. Un altro esempio di aulacogeno, è quello della fossa del Benue, in Africa occidentale, che rappresenta il ramo abbandonato della fratturazione litosferica che portò alla separazione di Africa e America Meridionale.