Viscónti (famiglia ducale italiana)
Indicefamiglia ducale italiana dalle oscure origini. Le interpretazioni meno incerte danno per capostipite un Eriprando (m. 1037), caduto combattendo contro l'imperatore Corrado il Salico; suo figlio Ottone (m. 1111), viceconte dell'arcivescovato di Milano, avrebbe dato il cognome alla famiglia. Da lui discese sicuramente un ramo i cui membri ricoprirono nel corso del sec. XII cariche in Massino (Lago Maggiore), Milano e Bergamo; secondo altri sarebbe disceso anche un ramo piacentino cui avrebbe appartenuto Teobaldo, che divenne papa nel 1271 col nome di Gregorio X. Appartiene al primo ramo il fondatore della fortuna della famiglia, l'arcivescovo Ottone signore di Milano dal 1277. Suo fratello Gaspare, podestà di Oleggio (1248), diede origine al ramo dei signori di Ierago (estinto nel 1751), a quello dei signori di Cassano Magnago (estinto nel sec. XIX), dei Visconti di Besnate (estinto nel 1715), dei Visconti di Crenna (estinto nel 1722) e vari altri. Capostipite delle due ultime linee fu Lodrisio (m. 1364) che ribellatosi ad Azzone fu sconfitto a Parabiago (1339) e morì prigioniero nel castello di S. Colombano. Dall'altro fratello Obizzo (o, secondo altri, da un di lui fratello Andreotto) nacque Teobaldo (m. 1276) i cui figli Matteo I) e Uberto detto il Pico (m. 1315), podestà di Vercelli e di Como, furono capostipiti di due rami. § Matteo I, succeduto al prozio Ottone nel governo di Milano, ebbe vari figli: Galeazzo I, che gli succedette e fu a sua volta padre di Azzone (1302/3-1339), signore di Milano dal 1329 al 1339; Giovanni, arcivescovo e signore di Milano; Luchino (1292-1349), che succeduto al nipote Azzone governò saggiamente Milano e fu padre di Luchino Novello (1346-1399), spodestato dallo zio Giovanni, e di Brizio, descritto dai contemporanei mezzo poeta e mezzo tiranno; Marco (m. 1329) che col cugino Lodrisio insidiò il potere del fratello Galeazzo I e fu per breve tempo signore di Lucca (a lui T. Grossi intitolò il suo romanzo storico Marco Visconti); Stefano (m. 1327), che continuò la linea dei signori di Milano, egli infatti procreò Matteo II (1319-1355), morto senza prole; Galeazzo II e Bernabò, i quali si spartirono il dominio ereditato dallo zio arcivescovo Giovanni. Il figlio di Galeazzo II, Gian Galeazzo (1351-1402), unificò il dominio nel 1385 e ottenne il titolo ducale per sé e i suoi discendenti nel 1395. Coi suoi due figli Giovanni Maria (1388-1412) e Filippo Maria (1392-1447), morti entrambi senza discendenza legittima, si estinse il ramo regnante. L'illegittimo Gabriele (1385-1407) nella divisione del ducato avvenuta nel 1402 ebbe Pisa, ma nonostante fosse prode uomo d'armi non poté conservarla e nel 1405 fu deposto. Il matrimonio di una figlia di Gian Galeazzo, Valentina (1366-1408), con Luigi d'Orléans, avvenuto nel 1389, portò a questa famiglia se non il diritto certo il pretesto per rivendicare l'eredità dei Visconti, che nel 1450 era passata per acclamazione popolare al condottiero Francesco Sforza, genero di Filippo Maria per averne sposata la figlia naturale Bianca Maria (1425-1468). Dei 35 (o 37) figli tra legittimi e illegittimi avuti da Bernabò sono degni di menzione Carlo (m. 1404) signore di Parma nel 1364 e gli illegittimi Estorre (m. 1413) e Sagromoro (m. 1385). Il primo dei due fu unitamente con Giancarlo detto Gianpiccinino (m. 1418), figlio di Carlo, signore di Milano nel 1412 per pochi giorni dopo l'assassinio di Giovanni Maria. Sagromoro fu avo d'un altro Sagromoro (n. ca. 1472), signore di Brignano, che fu a sua volta capostipite di varie linee. Da Uberto detto il Pico, cadetto di Teobaldo, nacquero tre figli, Vercellino, Ottorino e Giovanni, ognuno dei quali fu capostipite di rami. Da Vercellino, podestà di Vercelli nel 1317, derivarono i Visconti di San Vito, creati marchesi nel 1619 e tuttora fiorenti; i marchesi della Motta (estinti nel 1740); i signori di Busto (estinti nel 1564); i signori di Lonate Pozzolo che nel 1778 divennero marchesi di Vimodrone e nel 1813 duchi (i Visconti di Modrone, ramo tuttora fiorente) ecc. Da Ottorino, signore di Castelletto e nel 1335 podestà di Bergamo, discesero i conti Visconti Borromeo (estinti nel 1834), i Visconti di Massino (di cui un ramo è tuttora fiorente) ecc. Dal terzo figlio d'Uberto, Giovanni, podestà di Tortona nel 1320, discesero pure numerosi rami oggi tutti scomparsi.
Bibliografia
G. Franceschini, L'età comunale, in “Storia di Milano”, vol. IV, Milano, 1954; F. Cognasso, La signoria viscontea e Il ducato visconteo, in “Storia di Milano”, vol. V, Milano, 1955; idem, I Visconti, Milano, 1966: D. Zanetti, La demografia del patriziato milanese nei secoli XVII, XVIII, XIX, Pavia, 1972; D. Pizzagalli, Tra due dinastie. Bianca Maria Visconti e il Ducato di Milano, Milano, 1988.