Romana, Repùbblica- (1798-99)

repubblica formatasi a Roma a seguito della rottura da parte di Napoleone della Pace di Tolentino del 19 febbraio 1797. Costituì il naturale sbocco politico di un periodo di grave crisi per lo Stato Pontificio (le cui finanze erano dissestate a causa dei cattivi raccolti del 1796-97, delle imposte francesi e della perdita delle Legazioni che erano le province più ricche) e di grande tensione nei rapporti tra il papato e la Francia (il Direttorio aveva vantato il proprio anticattolicesimo, mentre a Roma era prevalso l'ultrareazionario cardinale Zelada), nonché di congiure repubblicane (nel luglio 1797 era stato scoperto il complotto dell'Angelucci e dell'Ascarelli; il 19 novembre Ancona aveva proclamato la Repubblica). Il 27 dicembre, nel corso di una dimostrazione repubblicana, il generale francese M. L. Duphot, interpostosi tra i dimostranti e le milizie pontificie, fu ucciso da queste ultime: fu il motivo che permise al Direttorio di ordinare l'occupazione di Roma. Pio VI non oppose alcuna resistenza alle truppe del generale Berthier che il 10 febbraio occuparono Castel Sant'Angelo; il 15 febbraio alcune centinaia di patrioti romani riuniti nel foro proclamarono la Repubblica Romana, nominarono un governo provvisorio di sette consoli, innalzarono sul Campidoglio l'albero della libertà e il tricolore bianco, rosso e nero. Il 18 febbraio, al termine di un solenne Te Deum in S. Pietro, fu intimato al papa di lasciare Roma; Pio VI trovò rifugio in un convento di Siena e poi nella certosa di Firenze. I francesi Daunou, Monge e Florent curarono la stesura della Costituzione, promulgata il 20 marzo: un Consolato di cinque membri aveva il potere esecutivo, un Senato di trenta membri e un Tribunato di settantadue avevano il potere legislativo; inoltre gli articoli 368 e 369 sanzionavano i larghi margini di intervento nel governo della Repubblica del generale francese di stanza a Roma. Gli uomini che emersero nella nuova Repubblica appartenevano tutti alla borghesia: tra essi V. Russo e U. Lampredi che collaborarono assiduamente al Monitore di Roma, P. Matera, F. Pignatelli di Strongoli e C. Della Valle. L'occupazione di Roma da parte dei Francesi rese anche particolarmente tesi i rapporti tra la Francia e il Regno di Napoli, che si affrettò ad allearsi con la Russia, l'Austria e l'Inghilterra. Il 29 novembre le forze napoletane di Ferdinando IV entrarono in Roma, ma il 12 dicembre ne furono ricacciate dal generale Championnet che marciò su Napoli e vi instaurò la Repubblica Partenopea. Intanto però la situazione della Repubblica Romana si aggravava sempre più: aboliti i feudi e i fedecommessi, venduti i beni dello Stato Pontificio, le finanze erano a rotoli per le continue sistematiche spoliazioni dei Francesi, l'ambasciatore francese Bertolio aveva praticamente esautorato il governo locale, il malcontento popolare, fomentato dai preti reazionari e già sfociato nelle rivolte del febbraio, aprile e luglio 1798, era diventato generale. Alle vittorie austro-russe e alla caduta della Repubblica Napoletana (giugno 1799), fece seguito anche la caduta della Repubblica Romana: il generale Garnier ottenne dagli Inglesi che le truppe francesi di stanza a Roma e quanti patrioti lo volessero si imbarcassero da Civitavecchia per la Francia: il 30 settembre l'esercito napoletano occupò Roma e il 13 novembre Ancona fu presa dagli Austriaci.

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