Pròdi, Romano
economista e uomo politico italiano (Scandiano 1939). Laureatosi all'Università Cattolica di Milano, ha insegnato economia e politica industriale nell'ateneo di Bologna. Consigliere democristiano al comune di Reggio nell'Emilia agli inizi degli anni Sessanta, nel 1978, non ancora quarantenne, è entrato come ministro dell'Industria nel IV governo Andreotti. Nel 1982 è stato chiamato all'IRI con il compito di risanarlo, rimanendovi fino al 1989; è poi tornato alla presidenza dell'azienda pubblica durante il governo Ciampi (1993-94). Nel 1995 è salito alla ribalta della scena politica nazionale proponendosi come leader della coalizione dell'Ulivo. Nell'aprile del 1996 ha vinto le elezioni sconfiggendo lo schieramento di centro-destra guidato da S. Berlusconi, divenendo quindi capo del governo. Alla guida della politica nazionale in una fase estremamente delicata, Prodi sceglieva di assumere come terreno privilegiato d'intervento quello del risanamento finanziario dello Stato, anche in vista delle ravvicinate scadenze dell'unificazione monetaria europea (1999), cogliendo alcuni significativi successi come il rapido rientro della lira nel Sistema monetario europeo (SME), l'abbattimento dell'inflazione e la ben più significativa riduzione del differenziale tra prodotto interno lordo (PIL) e spesa corrente, che nel giro di un solo anno passava da circa il 7 al 3,2% . Nonostante questi buoni risultati, alla fine del 1998, a seguito di una crisi di governo determinata dal voto di sfiducia di Rifondazione, che già nel 1997 aveva minacciato di far cadere il governo sul voto di fiducia alla Finanziaria presentata dal ministro del Tesoro Ciampi (il pericolo di crisi veniva scongiurato dall'impegno di Prodi a ridurre le ore di lavoro settimanali), il leader dell'Ulivo ha dovuto rassegnare le dimissioni, cedendo l'incarico a M. D'Alema, segretario dei Democratici di Sinistra. A distanza di pochi mesi, tuttavia, Prodi, dopo aver dato vita al movimento dei Democratici, ha ottenuto un riconoscimento prestigioso della sua figura di statista europeo, con la nomina all'unanimità a presidente della Commissione esecutiva dell'Unione Europea (1999-2004). Nel 2004 lasciava l'incarico alla UE e nel 2005 veniva candidato, dalle primarie tenutesi nel centrosinistra, come leader della coalizione di centrosinistra alle elezioni legislative del 2006. Queste venivano vinte dalla coalizione da lui guidata e nel maggio dello stesso anno diventava presidente del Consiglio, incarico che, a seguito di una crisi di governo, lasciava nel 2008. Da ottobre 2007 ad aprile 2008 è stato presidente dell’Assemblea costituente del Partito Democratico. Nel 2008 veniva incaricato dall'ONU a dirigere un gruppo di lavoro sull'Africa, volto al rafforzamento delle missioni di paecekeeping svolte dall’Unione Africana su mandato dell’Onu. Nell’ottobre 2012, riceveva dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon l’incarico di inviato speciale dell’Organizzazione per la crisi nel Sahel. Nell’aprile 2013 l’assemblea dei grandi elettori del Partito Democratico decideva all’unanimità di proporre la candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della repubblica Italiana, alla quale però non veniva eletto. Negli anni successivi Prodi decideva di non rinnovare la tessera del Partito Democratico, rinunciando così a far parte della dirigenza nazionale (ruolo che gli spettava di diritto in qualità di ex presidente del Consiglio dei Ministri). Alle elezioni politiche del 2018 Prodi decideva di non sostenere il Partito Democratico.
Nel corso della sua carriera politica e dirigenziale, Prodi è stato coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari, coma la vendita della società finanziaria SME, il caso Cirio e il caso Telekom Serbia; è sempre stato assolto già nel corso delle udienze preliminari. È stato insignito di 39 lauree honoris causa.