Giobèrti, Vincènzo
IndiceBiografia
Filosofo e uomo politico italiano (Torino 1801-Parigi 1852). Laureato nel 1823, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu nominato tre anni dopo cappellano di corte. Il suo carattere instabile ma culturalmente vivace e molto aperto lo portò a interessarsi anche di problemi politici e a simpatizzare per la Giovine Italia (anche se non è storicamente provata la sua diretta appartenenza a questa associazione). Sospetto alla polizia piemontese per le sue idee innovatrici, giudicate addirittura rivoluzionarie, venne arrestato e costretto all'esilio nel 1833. Recatosi prima in Francia, nel dicembre 1834, passò poi in Belgio, a Bruxelles, dove insegnò in un istituto privato, maturando i principi del suo sistema filosofico e politico. Pubblicò La teorica del sovrannaturale (1838), l'Introduzione allo studio della filosofia (1840), Del Bello e del Buono (1841-42),Primato morale e civile degli Italiani(1843), i Prolegomeni al Primato (1845) e il Gesuita moderno (1847), subito seguito dall'Apologia del libro intitolato il Gesuita moderno. I nuovi sviluppi politici interni e internazionali degli anni 1846-48 rafforzarono il prestigio di Gioberti che fu eletto al Parlamento subalpino per la corrente moderata nelle circoscrizioni di Genova e Torino e ottenne di tornare in patria. Ministro nel governo Casati, divenne presidente del Consiglio dal dicembre 1848 al febbraio 1849, ma la sua politica ambigua e soprattutto la sua offerta di intervento armato per ripristinare sul trono il papa e il granduca di Toscana contro le repubbliche di Mazzini e Guerrazzi gli alienarono il sostegno dei democratici senza riuscire a conquistargli l'appoggio dei reazionari. Dopo la sconfitta di Novara si ritirò in esilio volontario a Parigi, dove rimase ad approfondire gli studi filosofici e a meditare sull'esperienza fallita della I guerra d'indipendenza e della sua stessa politica. Le opere principali di questo secondo periodo sono:Del rinnovamento civile d'Italia(1851), Della riforma cattolica della Chiesa, La teorica della mente umana (entrambe pubblicate postume).
Vincenzo Gioberti in un ritratto conservato al Museo del Risorgimento di Torino.
De Agostini Picture Library/A. De Gregorio
Filosofia
In filosofia Gioberti è seguace dell'ontologismo, che fa originare l'atto conoscitivo in Dio, Ente Supremo, dal quale discende allo spirito dell'uomo per mezzo di un'intuizione immediata. Il filosofo si ricollega così alla dottrina agostiniana dell'“illuminazione diretta” dell'intelletto umano da parte di Dio e al pensiero degli occasionalisti e di Malebranche, che identificano ogni conoscenza con la visione in Dio. Un tema, questo, comune alla filosofia della prima metà dell'Ottocento strettamente legata ai concetti di rivelazione e di tradizione: infatti l'uomo intuisce l'Ente nell'atto in cui esso gli si rivela. In particolare Gioberti vede questa rivelazione di Dio all'uomo nell'atto creativo e nella formula “l'Ente crea l'esistente” mette in relazione tre realtà: la causa prima, la sostanza creata, l'azione creatrice. Gioberti pensava in tal modo di combattere il soggettivismo, lo psicologismo e il nullismo, ma in realtà il suo pensiero conserva venature fortemente romantiche e rivela illuminanti accostamenti a quello di Schelling. Emerge dal pensiero di Gioberti l'importanza della religione e in particolare del cristianesimo cattolico visto come la forma più alta di civiltà. Anzi, poiché secondo Gioberti il popolo italiano è ieratico per eccellenza e il papato costituisce il centro motore dell'incivilimento, necessariamente l'Italia può ritrovare il primato morale e civile – oltre che la soluzione dei propri problemi politici – nel pieno accordo con il papato e il cattolicesimo. Da questo programma espresso nell'opera Del Primato avrà origine anche una corrente politica (neoguelfismo) convinta di raggiungere l'indipendenza nazionale italiana attraverso una confederazione di Stati presieduta dal pontefice, che acquisterà eccezionale sviluppo dopo l'ascesa al soglio di Pio IX, nel quale molti vedranno incarnate le idee del Primato giobertiano. Ma dopo l'allocuzione in Concistoro (29 aprile 1848), il neoguelfismo entrò in crisi e Gioberti preferì rivedere il proprio programma politico nel Rinnovamento, sostenendo la nuova egemonia del Piemonte e tentando di elaborare una serie di proposte di riforme economiche a favore dei ceti disagiati, spesso addirittura a sfondo populista e demagogico.
Bibliografia
B. Spaventa, La filosofia di Gioberti, Napoli, 1863; G. Gentile, Rosmini e Gioberti, Pisa, 1898; E. Solmi, Mazzini e Gioberti, Milano-Roma, 1913; A. Anzilotti, Gioberti, Firenze, 1922; T. Vecchietti, Il pensiero politico di Vincenzo Gioberti, Milano, 1941; G. Natali, L'opera politica di Vincenzo Gioberti, Bologna, 1954; S. Romagnoli, Vincenzo Gioberti, Milano, 1962; A. Rosmini, Vincenzo Gioberti e il panteismo, Padova, 1970.