Le Guerre d'Indipendenza e l'unificazione italiana
- Introduzione
- Il “vento” liberale
- La prima Guerra d'Indipendenza
- Verso l'unificazione
- La seconda Guerra d'Indipendenza e la spedizione dei Mille
- Approfondimenti
- Riepilogando
La seconda Guerra d'Indipendenza e la spedizione dei Mille
Per scacciare gli Austriaci (le relazioni diplomatiche con l'Austria erano state rotte già nel 1857) dal suolo italiano, Cavour pianificò un'alleanza con la Francia. Ma come coinvolgere Napoleone III nell'impresa? L'occasione si presentò nell'estate del 1858. Quando infatti, il 14 genn. di quell'anno, l'imperatore scampò a un attentato perpetrato ai suoi danni dal democratico Felice Orsini, fu presa in seria considerazione l'esplosività della situazione italiana. Di conseguenza, il 20 lug. a Plombières, Napoleone e Cavour s'incontrarono pianificando un accordo che portasse a un nuovo assetto della penisola dopo una guerra con l'Austria. Se ufficialmente i due statisti stabilirono di istituire tre regni (Alta Italia, Italia Centrale e Meridionale) affidati rispettivamente ai Savoia, al Papa e ai Borbone di Napoli, una volta vinto il conflitto, ognuno di essi ambiva a conseguire obiettivi ben diversi: Napoleone intendeva estendere alla penisola la propria influenza, Cavour a unificare il paese sotto il controllo sabaudo. Subito il Piemonte iniziò a lavorare per indurre l'Austria a muovere guerra: Vienna reagì inviando un ultimatum (23 apr.). Respinto da Cavour il 26 apr. 1859, iniziò la seconda Guerra d'Indipendenza. Il comando delle operazioni fu affidato a Napoleone III. La vittoria degli alleati fu fulminea (vittorie di Palestro, 30 magg., e di Magenta, 4 giu., San Martino e Solferino, 24 giu.) e provocò l'insurrezione delle regioni centrali dove (grazie alla Società nazionale) si sviluppò luppò una forte corrente di annessionismo al Piemonte. Ciò non piacque a Napoleone che, bersagliato da critiche in patria, pose fine unilateralmente alle ostilità (Armistizio di Villafranca, 11 lug. 1859) in cui l'Austria, in segno di disprezzo, cedette la Lombardia alla Francia, la quale l'avrebbe consegnata al Piemonte. Vittorio Emanuele II accettò, Cavour invece si oppose dimettendosi. Richiamato nel genn. 1860 con il favore di Inglesi e Francesi, poco dopo, visto che le pressioni popolari erano sempre più insistenti, diversi plebisciti sancirono la fusione al Piemonte dei Ducati di Parma e di Modena, dell'Emilia e della Toscana (ago.-sett. 1859, mar. 1860).
La cessione della Savoia e di Nizza alla Francia, come pattuito a Plombières liberava il Piemonte dai vincoli diplomatici e gli consentiva di procedere nelle annessioni della Toscana e dell'Emilia.
La via per annettere allo Stato Sabaudo il sud, aperta dall'iniziativa dei democratici, e il centro, partiva . dalla Sicilia. Su proposta del Partito d'azione di Mazzini (dal genovese venne il progetto di una spedizione nel sud), infatti, Garibaldi accettò di guidare un'impresa che dalla Sicilia risalisse la penisola per liberarla promettendo, nel contempo, fedeltà alla monarchia. Alla testa di circa mille volontari, partì da Quarto al comando delle navi Piemonte e Lombardo tra il 5 e il 6 magg. 1860. L'll sbarcò a Marsala approdando in un Regno delle Due Sicilie in cui re Francesco II (1859-60) non fu capace di gestire la difficile situazione ereditata dal padre. Tra l'entusiasmo della folla e con minimo sforzo, Garibaldi espugnò tutta l'isola (battaglia di Milazzo, 20 lug.). In quei giorni si ebbero acute tensioni con Cavour che temeva un'influenza mazziniana e repubblicana sul condottiero: questi, comunque, iniziò la sua marcia verso nord. Sbarcato in Calabria il 20 ago., il 7 sett. entrò a Napoli accolto trionfalmente. Cavour, sempre più preoccupato e sostenuto da Napoleone, inviò truppe nello Stato Pontificio occupando Marche e Umbria (11 sett.). L'1 e 2 ott. Garibaldi ottenne la sua più grande vittoria militare nella battaglia del Volturno, mentre il 3 soldati piemontesi diressero verso il Sud con il re deciso a imporre la propria sovranità sulle regioni conquistate. Garibaldi, fedele alle promesse, accettò la situazione tanto che, incontratosi con Vittorio Emanuele II a Teano il 26 ott., acconsentì al passaggio dell'amministrazione dei territori annessi alle autorità sabaude. Tra ott. e nov. plebisciti sancirono l'annessione al Piemonte del Regno delle Due Sicilie e di Marche e Umbria. Il 17 mar. 1861 Vittorio Emanuele II fu decretato dal Parlamento nazionale re d'Italia.