Chi erano le suffragette?

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Si definiscono suffragette le donne che parteciparono al movimento per il voto (per il suffragio appunto) femminile durante il 1800.

In realtà i primi movimenti per l’uguaglianza delle donne erano già nati durante la rivoluzione francese, quando la parola égalité sembrava dilagare in ogni dove. La donna che lottò per raggiungere questo traguardo, Olympe de Gouge, fu ghigliottinata durante la rivoluzione.

La lotta per l’emancipazione femminile fu così rinviata al XIX secolo in Inghilterra. Nel Regno Unito il movimento femminista si organizzò inizialmente senza successo nei circoli, successivamente fu ascoltato con il Corporation Act del 1835, dove il diritto di voto venne concesso alle donne ma con grosse limitazioni e solo per le elezioni locali (quindi non nazionali).

Le donne inglesi non si arresero e finalmente, dal 1869, si avviò il movimento delle Suffragette vero e proprio, poiché la protesta dilagò a livello nazionale. Nel 1897 venne fondata la “Società Nazionale per il Suffragio Femminile” (National Union of Women’s Suffrage) che non ottenne appoggio dalla parte maschile della popolazione. Nel 1903 Emmeline Pankhurst, una delle esponenti più famose, diede vita all’ “Unione sociale e politica delle donne” (Women’s Social and Political Union) per l’ottenimento del voto politico e nazionale per tutte le donne, senza vincoli di sorta.

Da questo momento il movimento per il suffragio femminile divenne attivo e in certi casi violento: le donne si incatenarono alla ringhiere delle città, incendiarono le cassette postali o le imbrattarono con la marmellata (per sfregio agli uomini che le vedevano come “angeli del focolare” a loro subordinate e devote), distrussero vetrine e negozi, diedero fuoco a due stazioni ferroviarie etc. Gli scontri con la polizia divennero sempre più duri e gli arresti sempre più frequenti. Il carcere era così duro che il movimento, guidato dall’esempio di Marion Dunlop, iniziò lo sciopero della fame. La polizia carceraria decise così per l’alimentazione forzata che era del tutto simile ad un atto di tortura: legate e obbligate ad aprire la bocca venivano quasi affogate dagli intrugli che venivano loro riversati a forza in gola tramite un sondino o un imbuto. L’opinione pubblica, anche maschile, cominciò ad indignarsi per quegli atti di brutalità. Nel 1913 una suffragetta arrivò a suicidarsi buttandosi sotto la carrozza di re Giorgio V durante il derby dell’ippodromo di Epson.

Sarebbe un errore però ridurre il movimento per il suffragio femminile solo alla richiesta del diritto di voto: le donne pretendevano di essere pari agli uomini politicamente (poter partecipare alla vita politica), giuridicamente (avere uguali diritti e doveri, ma soprattutto uguali trattamenti), socialmente (poter avere accesso agli impieghi fino a quel momento riservati agli uomini, come insegnare nelle scuole superiori) ed economico (sottopagate e dipendenti dal marito volevano poter essere indipendenti).

Fu la guerra mondiale a dimostrare anche agli uomini più cechi che le donne erano loro pari. Con la maggior parte degli uomini abili al fronte, le donne coprirono molte posizioni prima riservate agli uomini e così, nel 1918, il parlamento del Regno Unito approvò il diritto di voto limitato alle mogli dei capifamiglia con età superiore ai 30 anni. Solo con la legge del 2 luglio 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno Unito con età superiore ai 21 anni.

Piccole curiosità: in Italia il diritto di voto politico per le donne fu applicato per la prima volta il 2 giugno 1946 per la scelta tra repubblica e monarchia. Il primo paese nel mondo ad applicare il suffragio femminile fu la Svezia durante l’età della libertà (1718-1771).

Il movimento dilagò dal Regno Unito agli Stati Uniti d’America, mentre in Francia il movimento femminista continuava a svilupparsi.

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