Ecosostenibilità a tavola: il concetto di filiera corta e di cibo a chilometro zero
Con la filiera corta l’ecosostenibilità comincia a tavola.
Teorizzata recentemente da Gary Paul Nabgan, il concetto di filiera corta ha invaso anche la nostra penisola, paese in cui ha trovato terreno fertile per il suo sviluppo.
Ma cos'è la filiera corta? molto semplicemente si tratta di un concetto pratico attraverso il quale si punta a consumare alimenti provenienti dal territorio intorno a noi.
Perché sempre più spesso ci si trova ad acquistare frutta e verdura originara dei luoghi più lontani del pianeta, andando a dilatare il tempo che intercorre tra la raccolta e l'effettivo consumo del prodotto.
Secondo un’indagine della Coldiretti si importa frutta e verdura dall'estero per un valore di 2 miliardi di euro: i paesi principalmente coinvolti sono quelli sudamericani ed africani. Quindi non ci si stupirà di vedere sui banchi ortofrutticoli dei nostri supermercati pere provenienti dall'Argentina o mandarini spagnoli.
Un modus operandi va sicuramente ad accrescere il prezzo degli alimenti, intaccandne altresì la genuinità e le sue proprietà organolettiche, incidendo infine anche sulla salute dell’ambiente.
Trasporto, infatti, significa maggior inquinamento per il nostro già vessato pianeta.
Il cibo a kilometro zero, invece, salta l'anello della grande distribuzione per passare direttamente dal produttore al consumatore facendo scendere i prezzi da un lato e accrescendo la qualità del prodotto alimentare dall'altro.
Si tratta anche di un modo per riscoprire il legame con la terra, andando a prediligere la frutta e la verdura di stagione prodotta dal nostro paese.
La filiera corta, quindi, racchiude in sé diversi aspetti positivi quali la freschezza del prodotto, l'assenza di costi aggiuntivi legati al trasporto e la tipicità degli alimenti legati al territorio in cui si vive.
Al consumatore quindi arriva un prodotto genuino, né troppo acerbo né troppo maturo le cui qualità organolettiche sono di gran lunga superiori a quelle a cui oggi, purtroppo, siamo abituati.