land art
corrente artistica (detta anche earth art o arte ecologica) che si esprime mediante interventi diretti sul paesaggio naturale. I suoi artisti recuperano il legame con la natura non con uno scopo ornamentale o romantico, ma intervenendo su di essa modificandola e lasciando un marchio personale del loro passaggio. L'interesse verso un mondo ancora incontaminato ha alla base diverse ragioni, prima fra tutte la consapevolezza di un sempre più forte snaturamento del paesaggio dovuto alla corsa tecnologica. L'artista esce dallo spazio tradizionale della galleria o del museo e interviene direttamente su vasti territori (deserti, laghi gelati, prati ecc.). Le tracce e i segni lasciati dall'artista sono macroscopici, evidenti; vengono realizzati (e eventualmente fissati poi con riprese fotografiche o filmati) mediante strumenti tecnologici che reggono l'urto con la quantità di spazio da affrontare. Questa scelta, oltre ad essere funzionale alla dimensione dei lavori, si connota anche di un significato politico nel rifiuto del concetto di autorità insito nell'istituzione. “I musei e le collezioni sono pieni, i pavimenti si stanno curvando, mentre lo spazio reale esiste ancora”, scrive M. Heizer nel 1969 invitando ad abbandonare i circuiti espositivi tradizionali. Il termine è stato coniato nel 1969 da Gerry Schum, che realizzò un video-tape raccogliendo dal vivo le operazioni degli artisti. Legata all'arte concettuale, all'arte povera, la land art annovera tra i suoi esponenti W. De Maria, D. Oppenheim, R. Long, Christo Javacheff, M. Boyle, R. Smithson, Michael Heizer, James Turrel. Ciò che accomuna le ricerche di questi artisti è la volontà di distruggere il concetto di oggetto d'arte lavorando sulle idee di negazione (creano buchi, crateri, tagli), di sgretolamento e dispersione (le opere sono destinate a sparire), di sostituzione (trasportano materiali da un contesto ad un altro), di marchiatura (lasciano un'impronta del loro passaggio nella natura), dimostrando che gli stessi fenomeni naturali possono costituire degli eventi artistici. Nei lavori site-specific impiegano i materiali trovati sul posto per creare nuove forme (come nel caso delle spirali, dei cerchi e delle linee di Richard Long formate usando materiali del luogo come pietre e sassi e riproposti in seguito anche in gallerie e musei), oppure introducono nuovi materiali nell'ambiente originario (è il caso del Lightning Field di Walter De Maria che nel 1977 dispone 400 aste d'acciaio nel suolo perchè fungano da parafulmine o dei Padiglioni di Dan Graham, strutture in vetro percorribili installate in parchi e giardini a partire dal 1978). "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 384-389" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 384-389"