glaucòma
sm. (pl. -i) [sec. XVI; dal greco gláukōma, da glaukós, azzurro, per i riflessi azzurrognoli che la pupilla assume irrigidendosi]. Condizione patologica dell'occhio, caratterizzata da un danno dovuto almeno in parte all'aumento del tono oculare (ipertensione oculare) per ostacolo meccanico al deflusso dei liquidi endoculari . In base al meccanismo di ostruzione al deflusso il glaucoma può essere classificato in glaucoma ad angolo aperto o chiuso (il sistema di deflusso primario dell'occhio è localizzato nell'angolo della camera anteriore). Più frequente è la forma primaria ad angolo aperto, che in genere non è accompagnata da sintomi precoci, per cui quando il paziente si rende conto di avere disturbi del campo visivo si è già instaurata un'atrofia del nervo ottico. Fra i fattori di rischio per questa patologia vi sono l'età avanzata, la familiarità, patologie quali il diabete mellito e l'ipertensione arteriosa, l'uso di corticosteroidi. I sintomi di un glaucoma acuto ad angolo chiuso includono invece marcato dolore e arrossamento oculare, visione ridotta, con aloni colorati, mal di testa, nausea e vomito. La terapia deve essere tempestiva, perché la vista può essere danneggiata rapidamente. Le forme cliniche più importanti sono: il cronico, che insorge di solito dopo i 40 anni, subdolamente, e può manifestarsi già in fase molto avanzata con riduzione progressiva del campo visivo, con lieve dolenzia al globo e al sopracciglio per modeste crisi di ipertono, specie al mattino; il glaucoma congenito, o idroftalmo, che è una malformazione congenita, quasi sempre bilaterale, dell'angolo camerulare; si manifesta con occhio e cornea insolitamente grandi, sclera sottile, camera anteriore molto profonda, pupilla ampia; il glaucoma secondario, che è caratterizzato dall'aumento del tono endoculare, secondario alle cause più diverse (irite, iridociclite, sinechie iridee anteriori o posteriori, lussazione del cristallino, traumi anche contusivi del bulbo, ecc.).