felicità

Indice

Lessico

(ant. felicitade), sf. [sec. XIII; dal latino felicítas-ātis].

1) Sentimento stabile dell'uomo che ha raggiunto il pieno soddisfacimento delle sue inclinazioni e dei suoi desideri: essere al colmo della felicità;felicità eterna, la beatitudine celeste.

2) Ciò che procura gioia e contentezza: augurare ogni felicità.

3) Esito favorevole, buon risultato; abilità, disposizione particolare a fare qualche cosa: felicità di un'idea, felicità nello scrivere.

Filosofia

Il concetto è connesso dai vari filosofi a quelli di “virtù” e di “piacere”: per esempio J. S. Mill e B. Russell avvicinano felicità e piacere con un'analisi fondamentalmente identica. Il pensiero moderno insiste sul carattere “sociale” del piacere e della felicità: essi non costituiscono mai un movente individualistico, ma ricercano un soddisfacimento il più partecipabile possibile. La felicità pertanto reca con sé un riferimento agli altri. Resta tuttavia incerto, in questa prospettiva, quale reale distinzione resti tra piacere e felicità. Si tenta infatti di distinguere l'una dall'altro accennando ora a una maggiore intensità, ora a una più grande completezza. Ma nessuna delle due caratteristiche sembra salvare il termine felicità da una sua vanificazione. Una tradizione filosofica ha invece avvicinato felicità e virtù. Platone, Aristotele, gli stoici, il pensiero cristiano, Kant hanno avvicinato i due termini, ora identificandoli (stoici), ora facendo della virtù la condizione fondamentale anche se non unica della felicità (Platone, Aristotele, pensiero cristiano medievale), ora definendo la virtù come ciò che rende degni di felicità (Kant). Anche seguendo questa linea di pensiero, tuttavia, il significato del termine di felicità, connesso con l'esercizio della virtù o con la realizzazione completa della virtù stessa, finisce con il perdere la propria individualità.

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