cristianità

Indice

Lessico

sf. [sec. XIII; da cristiano].

1) L'esser cristiano, condizione di chi è cristiano.

2) L'insieme dei cristiani in quanto costituenti una specie di grande famiglia sotto la guida del papa: la voce della cristianità.

3) Ant., religione cristiana.

Storia

Il termine si trova in uso nel tardo latino, dal sec. IV fino al sec. IX, a indicare, in forma astratta e onnicomprensiva, la fede e la morale o il modo di vivere cristiani, e quindi il fatto di essere cristiano, o anche il cristianesimo stesso, genericamente inteso. Poi, a cominciare dal sec. IX, va assumendo nel latino medievale il significato di “società cristiana”, serve cioè a indicare concretamente il complesso dei popoli europei formanti ormai un ordinamento unitario, religioso e politico a un tempo, chiamato anche respublica christiana. Tale ordinamento voleva essere, nella visione degli uomini del tempo, la traduzione in termini istituzionali della “città di Dio”, preconizzata da Sant'Agostino (De civitate Dei) come la nuova società dei redenti, cioè la Chiesa; sicché spesso il termine Christianitas si alterna indifferentemente con quello di Ecclesia. Ma, al tempo stesso, la cristianità era anche, o intendeva essere, la continuazione dell'Impero Romano, rinato nell'anno 800, mediante l'elevazione di Carlo, re dei Franchi, a imperatore romano per iniziativa di papa Leone III. Il termine di cristianità, quindi, spesso è anche alternativo a Imperium. Né tale ambivalenza deve sorprendere, in quanto il pensiero e la realtà giuridica dell'Europa medievale non concepivano la duplicità di ordinamenti del mondo moderno, cioè la Chiesa e lo Stato, come due società nettamente distinte e sovrane ciascuna nel proprio ordine; ma hanno perseguito e in qualche modo attuato la costruzione di un'unica società a capo della quale era il Cristo stesso, supremo re e sacerdote, del quale erano vicari su questa Terra il papa, per le funzioni sacerdotali, e l'imperatore, per quelle regie o temporali. In tale società, organicamente intesa (il “corpo mistico del Cristo”), il popolo cristiano trovava dunque i mezzi per conseguire sia i fini terreni o tempo rali (il bene comune, fine di ogni società politica), sia quelli ultraterreni e spirituali (la salvezza eterna, annunciata e promessa dal messaggio cristiano). Tra le due autorità vicarie del Cristo doveva esistere una stretta collaborazione, e al tempo stesso una gerarchizzazione conforme all'ordine dei fini che ciascuna di esse perseguiva; dal primato dei fini spirituali si deduceva quindi un primato dell'autorità spirituale (principio proclamato da papa Gelasio I). Si deve dire che il mondo del cristianesimo orientale o bizantino restò al di fuori della cristianità così intesa, in quanto tra il sec. IX e l'XI maturò lo scisma da Roma. La cristianità subì poi in Occidente le vicende che caratterizzarono nei vari secoli i rapporti tra papato e impero e tra clero e laicato (i due ordines della cristianità stessa) e cominciò a entrare in crisi, dopo l'apogeo istituzionale e dottrinale raggiunto nei sec. XII e XIII, quando, sul cadere del Medioevo, gli ordinamenti politici particolari (regni e comuni cittadini) affermarono un'autorità temporale esclusiva sul proprio territorio (sovranità). La crisi divenne poi assai grave con lo Scisma d'Occidente, e poi, in età moderna, con le rivoluzioni religiose luterana e calvinista. Ma si può dire che l'Europa cristiana, pur in tali condizioni, mantenne una coscienza unitaria anche nel periodo che seguì, sicché molte delle strutture contemporanee (per esempio il diritto internazionale) e le stesse aspirazioni odierne a un'unità politica supernazionale vanno ricondotte in radice alla cristianità formatasi nel Medioevo. Così già il romantico tedesco Novalis poteva intitolare, alle soglie dell'Ottocento, un suo saggio Cristianità o Europa (Die Christenheit oder Europa, 1799, pubblicato postumo nel 1826). Per ovvia estensione e analogia, il termine di cristianità serve a indicare i singoli popoli o nuclei cristiani sparsi per il mondo, con le loro caratteristiche e peculiarità culturali e le loro istituzioni, ispirate e animate dal messaggio evangelico (per esempio, le cristianità italiana, francese, giapponese, ecc.). Si è anche parlato (J. Maritain, Ch. Journet) di una “nuova cristianità”, a carattere universale, quale nuovo modo di incontro del cristianesimo con il mondo contemporaneo e con le sue strutture politiche e sociali.

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