cellulite (medicina)

sf. [sec. XIX; da cellula+ -ite].

1) Infiammazione circoscritta dei tessuti, di origine infettiva (stafilococco, streptococco), con tendenza alla diffusione. La diffusione è dovuta principalmente alla virulenza del germe patogeno e, a volte, anche a traumi ripetuti o a una riduzione delle difese immunitarie dell'organismo. La cellulite può localizzarsi alla cute, nel sottocutaneo e nei tessuti più profondi. La cute della regione colpita si presenta arrossata, calda e gonfia, con ingrossamento delle ghiandole linfatiche, talvolta anche febbre e sintomi generali. La penicillina è la terapia di scelta per la cellulite streptococcica. Alcune forme particolari sono: la cellulite cervicale diffusa, la cellulite orbitaria, la cellulite perivescicale.

2) Nel linguaggio comune il termine cellulite si usa anche per indicare quella condizione del tessuto sottocutaneo in cui si ha un'ipertrofia, spesso a sviluppo nodulare, dei componenti connettivi e adiposi. Tale condizione, il cui nome scientifico è panniculopatia edemato-fibrosclerotica, secondo alcuni rappresenta una forma degenerativa del tessuto connettivo; si localizza prevalentemente ai fianchi, al dorso, alle radici degli arti, ai glutei, alla parte interna del ginocchio, alla parte posteriore del polpaccio, alla regione sottomandibolare, all'addome; dipende molto probabilmente dalla combinazione di fattori costituzionali con l'obesità. A innescare la comparsa di questa alterazione è un esagerato accumulo di grasso negli adipociti, le cellule che hanno il compito di immagazzinare le scorte di adipe, le quali aumentano di volume, si riproducono più del necessario e vanno a comprimere i vasi sanguigni e linfatici rallentando la microcircolazione. Sebbene esista una predisposizione individuale alla cellulite, alcuni fattori possono favorirla: p. es. alterazioni ormonali, sedentarietà, fumo, un consumo elevato di bevande alcoliche, lo stress eccessivo, un abbigliamento troppo stretto.