amuléto o amulèto

Indice

Lessico

sm. [sec. XVII; dal latino amulētum]. Oggetto al quale si attribuisce una forza magica capace di proteggere o recare fortuna esclusivamente alla persona che lo possiede.

Antropologia

L'uso di amuleti, documentato fin dalla preistoria, ebbe larga diffusione in età greco-romana, nel Medioevo, quando si svilupparono alcune teorie che individuavano in determinati oggetti influssi astrali, fino a giungere ai giorni nostri in cui sopravvive la credenza nel potere dell'amuleto dalle popolazioni di civiltà primitiva sino a quelle più evolute (cornetti, ferri di cavallo, ecc.). Si distinguono due tipi di amuleti: quelli naturali, che possono essere zanne di cinghiale o di lupo, conchiglie, corna di animali, piante con particolari qualità terapeutiche (rosmarino, viperina, ecc.), pietre (ametista, serpentina, giada); e quelli artificiali, che sono realizzati con materiali vari e spesso recano scritta una formula magica. Secondo la relativa formula, l'amuleto può avere un potere negativo o un potere positivo. Invece, a differenza degli amuleti, i talismani hanno sempre potere positivo e valore universale.

Religione

Nella religione cristiana l'uso di amuleti si trova all'inizio come eredità del paganesimo. I Santi Padri infatti rimproveravano ai fedeli di portare addosso ferri di cavallo, campanelli, pietre preziose, chiodi daemoniorum nominibus consacrata, definendoli oggetti di superstizione. Il Concilio Trullano (692) comminò la scomunica per sei anni contro i venditori di amuleti e l'allontanamento dalla Chiesa per i recidivi. La dottrina della Chiesa dichiara peccato mortale il portare amuleti con l'intenzione esplicita di far ricorso al demonio né scusa chi non ne abbia l'intenzione, perché pecca di “vana osservanza”, che è sempre peccato mortale.

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