Vittòrio Emanuèle I
di Savoia, re di Sardegna (Torino 1759-Moncalieri 1824). Figlio secondogenito di Vittorio Amedeo III e di Maria Antonia di Borbone-Spagna, sposò nel 1789 Maria Teresa di Lorena-Este. Avversò gli accordi del padre conclusi con l'Austria nel 1794, ma avversò parimenti le offerte francesi di aderire alla guerra contro l'Austria. Occupato il Piemonte dal Direttorio nel 1798, andò in esilio e dopo Austerlitz si ritirò in Sardegna. Era nel frattempo (4 giugno 1802) succeduto a Carlo Emanuele IV che aveva abdicato. Nell'isola, protetto dalla flotta inglese, resistette a ogni lusinga napoleonica di cedere il Piemonte in cambio di altri acquisti territoriali. Rientrò nei suoi stati di terraferma nel maggio 1814, dopo la caduta di Napoleone, accolto con entusiasmo dalla popolazione, ma commise l'errore di emanare il decreto del 21 maggio col quale si abolivano tutte le innovazioni introdotte dai Francesi e si restauravano le istituzioni preesistenti, attirandosi fama di retrivo. In campo internazionale, ottenute Genova e le Riviere nel 1814, prese parte alla coalizione contro Napoleone durante i Cento giorni e col secondo Trattato di Parigi (20 novembre 1815) ottenne la restituzione di quella parte di Savoia ch'era stato costretto a cedere l'anno innanzi. Seguì una politica di dignità verso l'Austria, di fermezza di fronte alle potenze barbaresche; aumentò le forze armate ma non riuscì a superare il deficit finanziario dello stato. Scoppiato il moto carbonaro del marzo 1821 preferì abdicare anziché concedere la costituzione o invocare l'intervento austriaco.