Teilhard de Chardin, Pierre
pensatore e scienziato francese (Sarcenat 1881-New York 1955). Fra le più vigorose e caratteristiche personalità del pensiero cattolico contemporaneo, gli si deve un profondo e coerente tentativo di conciliazione tra il dogma cristiano e i risultati della moderna scienza dell'evoluzione e della biologia contemporanea. Entrato fra i gesuiti, studiò a Jersey fisica e filosofia; quindi insegnò tre anni al Cairo e, dopo un periodo di ricerche in Inghilterra, fu ordinato sacerdote (1911). Continuò quindi i suoi studi – soprattutto di paleontologia – presso il Museo di storia naturale di Parigi e si laureò in scienze naturali con una tesi sui mammiferi dell'Eocene inferiore francese, insegnando in seguito geologia all'Institut catholique di Parigi. Nel 1923, con una sovvenzione del Museo di Storia Naturale, si recò in Cina; dopo alcuni anni ritornò in Francia, continuando l'insegnamento. Sono di questo periodo i primi scritti significativi: Le Milieu Mystique, Mon Univers, La grande Monade, La puissance spirituelle de la matière. Studiava frattanto il trasformismo (Le paradoxe transformiste, 1925) e il problema dell'interpretazione del peccato originale in una prospettiva evoluzionista. L'apparente carattere eterodosso delle idee di Teilhard de Chardin gli costò una forte opposizione del suo ordine e l'abbandono forzato della cattedra. Ritornato in Cina nel 1926, si dedicò agli scavi e agli studi di paleontologia, partecipando alla scoperta del Sinanthropus Pekinensis; vi rimase fino al 1946 dando una sistemazione definitiva al suo pensiero, come appare dalle opere postume Le phénomène humain (1955) e Le Milieu Divin (1957). Rientrato a Parigi, fu nominato membro dell'Accademia delle Scienze e maestro al Centro nazionale della Ricerca Scientifica. Viaggiò poi in Africa e in America. Altre opere (tutte postume): L'apparition de l'homme, La vision du passé, L'avenir de l'homme, La place de l'homme dans la nature, Le groupe zoologique humain, Science et Christ, Écrits des temps de guerre. ❏ Teilhard de Chardin è, ai nostri giorni, la più vigorosa affermazione di un incondizionato “ottimismo cosmico”; ma un ottimismo che si appoggia alla scienza, e lontano da ogni sogno metafisico. Questa “scienza” però è qualcosa di ben lontano dal riduzionismo positivista e implica un vigoroso allargamento di prospettive, che si può sintetizzare nel noto motto dell'opera di Teilhard de Chardin: “solo il fenomeno, ma insieme tutto il fenomeno”, dove con tale parola si intende (ed è anche il titolo dell'opera principale e più sistematica di Teilhard de Chardin) il “fenomeno umano”. La visione di Teilhard de Chardin è infatti essenzialmente antropocentrica, ma di un antropocentrismo di tipo nuovo, dove l'uomo non è solo considerato come il centro statico della creazione, ma il punto focale di quell'evoluzione in cui la creazione si compie e si realizza. Secondo Teilhard de Chardin, l'evoluzione della materia è orientata verso l'uomo; però la coscienza, l'intelligenza, lo spirito non appaiono solo con l'uomo, ma sono da sempre: come da sempre, secondo la cosmologia di Teilhard de Chardin, vi è nelle cose un elemento interno, un'intima struttura coscienziale del reale, alla cui totale e compiuta affermazione l'evoluzione è orientata nella sua inarrestabile marcia in avanti. In questa “marcia cosmica della materia... verso stadi di organizzazione sempre più complessi” emerge infine la coscienza, secondo la teilhardiana legge di complessità-coscienza, così formulata: “perfezione spirituale – (coscienza) – e sintesi materiale (complessità) non sono che le due facce d'uno stesso fenomeno” perché ogni energia è essenzialmente di natura psichica. Anche la nascita della cellula non è che un momento di un processo biogenetico orientato alla psicogenesi, all'affermazione del pensiero, al “passo della riflessione”, al passaggio – che non è un salto – dalla biosfera alla "noosfera", cioè all'uomo. L'umanità, sempre più complessa e quindi sempre più cosciente, è lo “spirito della terra”, non ancora compiuto in se stesso, ma animato da un movimento in avanti, verso un punto di convergenza, “Omega”, Dio, centro sovrapersonale dell'evoluzione, che ne guida il movimento e gli dà un fine. Così, sempre in questa visione dinamica ed evolutiva, eppure sempre unitaria, la fine del mondo non appare come un distruttivo e tragico cataclisma cosmico, quanto piuttosto un “definitivo compimento della Noogenesi”, come totale raggiunta compiutezza del tutto, come Pleroma, “complesso organico Dio-mondo”, definitiva restituzione del creato al Padre, compiersi ultimo della vicenda cosmica.