Quiroga, Horacio

narratore uruguayano (El Salto 1878-Buenos Aires 1937). Visse a lungo in Argentina: per questo è spesso considerato come un autore di quel Paese. La sua esistenza fu drammatica, caratterizzata da una serie di fallimenti sentimentali ed economici, e si concluse col suicidio. Uomo di vasta e sicura cultura letteraria, ma soprattutto d'azione, sentì il fascino di una vita primitiva e pericolosa e trascorse lunghi anni (1910-16) da pioniere in mezzo alle foreste della remota regione di Misiones (sfondo di tanti suoi racconti), lontano dalla vita civile. Amò soprattutto Poe e Maupassant, e come essi fu un autentico maestro del racconto breve, realistico e fantastico o anche realistico-fantastico, la cui prosa risente sempre della lezione modernista. Esordì con mediocri versi modernisti (Los arrecifes de coral, 1901; Le scogliere di corallo) e qualche narrazione naturalistica su spunti autobiografici (torbide passioni, droga, stravaganze di vita di bohème) che non riuscì però a trasformare in materia d'arte (El crimen del otro, 1904; Il delitto dell'altro; Historia de un amor turbio, 1908; Storia di un amore torbido). Ma dopo gli anni trascorsi nella selva lo scrittore apparve trasformato: aveva scoperto la misura, evidentemente a lui congeniale, del racconto breve, talora brevissimo, e una scrittura secca ed essenziale (Cuentos de amor, de locura y de muerte, 1917; Racconti di amore, di pazzia e di morte). L'esistenza stessa dei pionieri gli offrì spunti d'ogni genere, ma soprattutto drammatici, imperniati sull'ossessiva presenza della morte. Su questa via Quiroga ottenne risultati sempre migliori (El salvaje, 1920, Il selvaggio; Anaconda, 1921; El desierto, 1924, Il deserto; La gallina degollada y otros cuentos, 1925, La gallina sgozzata e altri racconti; Los desterrados, 1926, Gli esiliati; Pasado amor, 1929; Más allá, 1935, Più avanti), dando a volte capolavori esemplari.

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