Pope, Alexander
Indicepoeta inglese (Londra 1688-Twickenham, Middlesex, 1744). Nato da una famiglia borghese e cattolica, per la fedeltà alla religione dei suoi fu escluso dalle scuole regolari e dall'università, crescendo autodidatta. La sua cultura vasta, se non solida, si formò soprattutto sulla lettura dei classici. Costretto dalla salute cagionevole e da una deformità fisica a condurre vita ritirata, partecipò nondimeno alle controversie letterarie e politiche, che stimolarono la sua ispirazione. La sua opera è fitta di allusioni alle molte amicizie (Addison, Steele, Swift, Gay, Bolingbroke) e inimicizie (A. Philips, Theobald) verso letterati e personaggi suoi contemporanei. D'ingegno precoce, cominciò a scrivere giovanissimo ed esordì nel 1709 con le egloghePastorals, brevi imitazioni virgiliane dai versi già molto abili e fluidi. Seguì Essay on Criticism (1711; Saggio sulla critica), trattatello in versi che espone una teoria della critica, delle sue regole e dei suoi compiti, partendo dal concetto fondamentale del classicismo: l'imitazione obbligatoria della natura. Nel 1712 pubblicò The Rape of the Lock (Il ricciolo rapito) che rielaborò nel 1714, squisito poemetto eroicomico, massimo esempio della grazia settecentesca e del rococò inglese. Violentemente avverso al partito whig e alla Corte che lo sosteneva, attrasse l'attenzione dei tories con il poemetto Windsor Forest (1713), che, pur di argomento bucolico, conteneva numerose allusioni politiche. Raggiunto rapidamente il successo, Pope intraprese nel 1715 la traduzione dell'Iliade (1715-20), che fu letta e ammirata per tutto il sec. XVIII e lo rese celeberrimo. Oggi non bastano lo scrupolo diligente, la sicurezza strutturale, la sobrietà d'espressione a salvare questa traduzione, che travisò non solo il ritmo, ma lo spirito e la civiltà stessa sottintese all'epopea omerica, creando un mondo falso, raffinato e pomposo, in carattere col gusto del tempo. Gli accenti elegiaci presenti nei Verses to the Memory of an Unfortunate Lady e in Eloise to Abelard, pubblicati nel 1717, rivelano invece una genuinità d'ispirazione, un fondo di sensibilità, l'impronta di un ardore che non si ritroveranno più nelle opere mature. Pope si dedicò successivamente a lavori eruditi, quali la collaborazione alla traduzione dell'Odissea (1725-26) e la pubblicazione di un'edizione del teatro shakespeariano (1725), lavoro assai imperfetto che fu sfavorevolmente accolto dal critico Theobald. Il Pope gli replicò con il poema eroicomico in tre libri Dunciad (1728), manifestazione di un ingegno satirico caustico e talvolta malevolo, pronto a cogliere il ridicolo delle stoltezze umane: Theobald, tra episodi burlescamente ispirati all'epica omerica e virgiliana, è coronato poeta dalla dea Dulness (Ottusità) tra la folla dei dunces, gli stolti, oscuri e modesti letterati nemici dell'autore. Ma il talento di Pope si esplicò nel modo più compiuto nella forma concisa e brillante della riflessione morale: tali sono i Moral Essays (1731-35), satire sui difetti degli uomini e delle donne; il poema filosofico in 4 epistole Essay on Man (1734), ispirato non a una coerente concezione filosofica, ma a un generico ottimismo derivato da Shaftesbury e dal deismo di Bolingbroke; Epistles e Satires (1733-38), adattamenti da Orazio assai più animosi del modello. Negli ultimi anni Pope pubblicò la New Dunciad (1742), quarto libro del poema, che canta l'avvento finale delle tenebre dell'ignoranza su tutto il pianeta; del 1743 è l'edizione definitiva, in quattro libri, che al Theobald sostituisce Colley Cibber come eroe negativo e oggetto di satira violenta. La scarsa originalità e una certa pedanteria nell'elaborazione dei contenuti etici e filosofici della poesia di Pope è compensata dalla disinvolta capacità di muoversi tra le idee, dalla brillante eloquenza e dagli stupendi pregi formali del suo verso, l'heroic couplet, il distico eroico, costantemente usato con icastica aderenza ai contenuti, sì da riscattare l'aridità dei temi e l'asprezza della sua polemica. Pope rappresenta l'apice del neoclassicismo augusteo e il punto più alto raggiunto dalla poesia e dalla cultura aulica del primo Settecento inglese. Che all'eleganza divertita delle sue prime opere subentri la cupa animosità della Dunciad, col suo trionfo delle tenebre, è però sintomo del clima culturale preromantico che va instaurandosi verso la metà del secolo e che mette in discussione proprio quell'ideale di misura, di armonia e di simmetria a cui s'era ispirato il Pope “razionalista”.
Bibliografia
D. Knight, Pope and the Heroic Tradition, New Haven, 1951; R. W. Rogers, The Major Satires of Alexander Pope, Minneapolis, 1955; M. Praz, Alexander Pope, Roma, 1961; F. R. Leavis, Revaluation, Harmondsworth, 1964; P. Dixon, The World of Pope's Satires, Londra, 1968; F. M. Keener, An Essay on Pope, Columbia University Press, 1975; D. Fortezza, Saggio su un uomo: Alexander Pope, Ravenna, 1986.