Pompidou, Georges

uomo politico francese (Montboudif, Cantal, 1911-Parigi 1974). Laureato in lettere, insegnò a Marsiglia e a Parigi. Entrato nella Resistenza, si conquistò ben presto la stima di Ch. De Gaulle che lo volle accanto a sé come consulente nel suo primo governo (1944-46). Nominato direttore generale della banca Rothschild (1954-58), al rientro di De Gaulle divenne suo capo di gabinetto (1958-59) e quindi membro del Consiglio Costituzionale. Nel 1962, caduto il governo Debré, fu nominato primo ministro, ma, nell'autunno dello stesso anno, un voto di sfiducia lo costrinse a dimettersi. L'immediato intervento di De Gaulle (che sciolse le Camere e indisse nuove elezioni, riportando un grosso successo) ristabilì la situazione e Pompidou fu riconfermato a capo del governo che tenne sino al luglio 1968, quando il gabinetto cadde anche in conseguenza ai fatti del maggio. Ritiratosi dalla politica attiva, la sua figura sembrò dissolversi nella “riserva della Repubblica” (secondo l'espressione di De Gaulle). Ma, appena un anno dopo, quando a seguito delle dimissioni del generale furono indette le elezioni presidenziali, Pompidou riapparve e, alla testa del movimento gollista, fu eletto presidente della Repubblica (15 giugno 1969). La sua linea politica, specie nei rapporti con l'estero, fu conseguente a quella di De Gaulle: presenza, indipendenza, espansione (i tre punti del “prestigio” francese) furono altrettanti imperativi del neopresidente. In questo ambito si inquadrano la visita di Pompidou in Cina (10-17 settembre 1973); il viaggio “petrolifero” del ministro Jobert nei Paesi arabi e la posizione contestatrice della Francia alla Conferenza energetica di Washington (febbraio 1974); la visita in URSS dello stesso presidente (11-13 marzo 1974), pochi giorni prima della morte.

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