Pasolini, Pièr Pàolo

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Vita e opere letterarie

Scrittore e regista italiano (Bologna 1922-Ostia 1975). La sua multiforme produzione è segnata dal dilemma, spesso insanabile, tra l'istintivo richiamo ancestrale per la tradizione contadina (che include un confuso ma radicato senso di religiosità) e uno sforzo di razionalizzazione stimolato dalla scoperta del marxismo e delle scienze umane. Un'esasperata sperimentazione filologica, che non esclude la messa a fuoco dei temi di fondo di un'ideale, continua autobiografia, impronta l'esordio lirico, in friulano, delle Poesie a Casarsa (1942, ripubblicate con altre rime dialettali nella raccolta del 1954 La meglio gioventù). Nei versi in lingua L'usignolo della Chiesa cattolica (editi nel 1958, ma risalenti al 1943-49) subentra una volontaristica presa di coscienza dei problemi esterni, pur nell'irrisolta antitesi tra artificio e spontaneità. Ne sono occasione indiretta alcune traumatiche vicende esistenziali (uccisione nel 1942 del fratello partigiano Guido, denuncia nel 1949 per corruzione di minorenni). Delle parallele prove in prosa unico esito compiuto, a parte le riesumazioni postume di Amado mio e Atti impuri (1982), Un paese di temporali e primule (1993) e Romàns (1994), è l'idillio narrativo Il sogno di una cosa (1962). Una più incisiva interpretazione del neorealismo, attraverso il ricorso al romanesco di borgata, si verifica nei romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), che rivelano l'autore al grande pubblico, dopo il trasferimento a Roma e l'immersione nel sottoproletariato di periferia. In campo poetico, la definizione del proposito di testimonianza civile sfocia nella stagione dei poemetti che, lungo le raccolte Le ceneri di Gramsci (1957), La religione del mio tempo (1961), Poesia in forma di rosa (1964), Trasumanar e organizzar (1969), vede un progressivo abbandono delle residue remore formali e un veemente affiorare di spunti polemici anticonsumistici: fino al disincantato ritorno al dialetto de La nuova gioventù (1975). A mal riusciti intenti di distacco rappresentativo rispondono coevi tentativi romanzeschi ora abbozzati (Alì dagli occhi azzurri, 1965) ora volutamente non-finiti (La divina mimesis, 1975). Analogamente, tragedie in versi come Calderón (1973), Affabulazione e Pilade (postume, 1977) perseguono faticosi progetti di trasposizione mistica di conflitti psichici e tensioni socio-politiche. La vocazione “pubblica” trova sfogo nella copiosa produzione saggistica, spesso frutto occasionale d'interventi giornalistici: senza contare gli specifici contributi militanti forniti durante la collaborazione alle riviste Officina e Nuovi Argomenti, volumi miscellanei quali Passione e ideologia (1960), Nuove questioni linguistiche (1965), Empirismo eretico (1972), Scritti corsari (1975), Le belle bandiere (postumo, 1977) rendono felicemente il ritratto di uno dei più stimolanti intellettuali del secondo Novecento. Nel 1992, è stato pubblicato il romanzo incompiuto Petrolio a cura della nipote Graziella Chiarcossi, cui si deve anche la raccolta di tutte le poesie di Pasolini, Bestemmia (1993). Nel 1995 è stato invece presentato un inedito teatrale, Turcs tal Friùl, un atto unico scritto in dialetto friulano nel 1944, alla maniera delle sacre rappresentazioni, imperniato sullo scontro fra una piccola comunità e un esercito di invasori turchi, dalla evidente metafora. Nello stesso anno il film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Pasolini un delitto italiano di M. T. Giordana, ha riportato alla ribalta la necessità di far luce su un omicidio ancora poco chiaro.

Cinema

Come cineasta, dopo l'esordio da sceneggiatore, si è rivelato tra le personalità più nuove e inquietanti fin dal primo film, Accattone (1961), acuta analisi di una condizione subumana. Ripetitivo in Mamma Roma (1962), dissacratorio e folgorante in La ricotta (1963, episodio di Rogopag), aperto all'inchiesta sociologica in Comizi d'amore (1964), il talento di Pasolini si è dispiegato sia nel Vangelo secondo Matteo (1964), sacra rappresentazione laica di un Cristo giustiziere immesso nel sottosviluppo del Meridione, sia in Uccellacci e uccellini (1966), apologo tragicomico sulla crisi del marxismo vissuta dall'interno. Il tema del primitivo, del barbarico, quale contraltare al consumismo, si affaccia prepotente in Edipo re (1967), Teorema (1968), Porcile (1969), Medea e Appunti per un'Orestiade africana (1970): tragedie greche calate anche nel Terzo Mondo e testimonianze di una rinuncia alla contemporaneità. Il recupero, negli anni Settanta, è tentato attraverso i classici della letteratura, privilegiando la componente carnale dell'uomo: è la cosiddetta “trilogia della vita”, che si distende nel Decameron (1971), con funebri accenti nei Racconti di Canterbury (1972) e con più sereno equilibrio nel Fiore delle Mille e una notte (1974). Poco prima di essere ucciso Pasolini girò il discusso Salò o le 120 giornate di Sodoma, lucido attacco alla borghesia come matrice del fascismo e della violenza. "Per approfondire vedi Libro dell'Anno '97 p 33 c" "Per approfondire vedi Libro dell'Anno '97 p 33 c"

P. C. Lazagna, Pasolini, Bologna, 1970; S. Petraglia, Pier Paolo Pasolini, Firenze, 1974; G. Ferretti, Pasolini: l'universo orrendo, Roma, 1976; Autori Vari, Per conoscere Pasolini, Roma, 1978; A. Bertini, Teoria e tecnica del film in Pasolini, Roma, 1979; D. Bellezza, Morte di Pasolini, Milano, 1981; E. Siciliano, Vita di Pasolini, Milano, 1981; L. Martellini, Introduzione a Pasolini, Bari, 1989; S. Casi, Pasolini un'idea di teatro, Udine, 1990.

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