Pàolo (apostolo, santo e martire)
IndiceBiografia
(greco Pâulos; latino Paulus). Apostolo delle genti, santo e martire, noto anche come Paolo di Tarso (Tarso inizio sec. I d. C.-Roma ca. 67). La sua apparizione nella storia della diffusione del messaggio cristiano è il fatto più importante di tutto il periodo cosiddetto apostolico. Fonti principali della sua biografia sono gli Atti degli Apostoli e le sue Lettere (o epistole). Nato da famiglia ebraica della diaspora a Tarso, in Cilicia, centro commerciale, marittimo e culturale importante (Filippesi 3,5-7), studiò a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele; perseguitò dapprima i cristiani, ma sulla strada di Damasco avvenne la sua conversione miracolosa (Atti 9,1-7) e dopo un periodo di raccoglimento e di maturazione si dedicò alla predicazione del Vangelo fra gli abitanti della Grecia e dell'Asia Minore, meritandosi il titolo di “apostolo delle genti”. È nel corso di questi viaggi, tra l'altro, che la religione cristiana ebbe uno sbocco decisivo in Occidente, perché a poco a poco il centro della fede cristiana si spostò da Gerusalemme (giudeo-cristianesimo) alle zone d'influsso ellenistico. Sulla base di questo mutamento di situazioni, una parte della storiografia tende a vedere nel paolinismo una vera e propria svolta nella visione cristiana se non addirittura una deformazione del primitivo messaggio evangelico. I primi viaggi di Paolo (accompagnato da altri compagni, tra cui Barnaba) si svolsero nel Vicino Oriente. Nel primo viaggio (45-49) lo accompagnò Giovanni Marco: Paolo fu subito duramente perseguitato dagli ex correligionari che lo consideravano un traditore. A Listra, per esempio, l'apostolo subì una lapidazione e, creduto morto, venne trascinato fuori dalla città. Il viaggio si concluse ad Antiochia, da dove erano partiti. Il conflitto tra i convertiti di origine giudaica e quelli provenienti dal paganesimo si era nel frattempo acuito, opponendosi questi ultimi alla circoncisione. Paolo aveva lasciato al riguardo una certa libertà d'azione, non condivisa dai giudaizzanti e soprattutto dalla comunità gerosolimitana. Si addivenne allora ad Antiochia alla decisione di mandare alcuni “fratelli”, tra cui Paolo e Barnaba, a Gerusalemme per chiedere istruzioni. Lo scontro fra Paolo e l'ala giudaizzante fu assai aspro, ma la decisione portò a una svolta risolutiva: i cristiani furono esonerati dalla circoncisione e fu stabilita l'astensione dagli idolotiti, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione. Dopo l'incontro di Gerusalemme la sfera d'azione evangelica di Paolo divenne soprattutto l'Occidente: dal 50 al 53 compì il secondo viaggio missionario (Atti, capitoli 15-18), rivisitando le comunità fondate e affrontando per la prima volta città gloriose per storia e civiltà, quali Atene, Corinto, ecc. Di queste evangelizzazioni Paolo ci ha lasciato eterna testimonianza nelle Lettere, la cui redazione precede quella dei Vangeli. Lo accompagnò Timoteo di Listra. Ad Atene la sua predicazione vide l'insuccesso e la derisione: fu la rottura tra la decadente civiltà greca e la nascente fede cristiana. L'apostolato paolino proseguì instancabile fino alla morte, forse fino agli estremi confini dell'Occidente. Tra il 53 e il 58 ca. si svolse il terzo viaggio missionario. Infine a Gerusalemme i giudei riuscirono a farlo imprigionare: tra Gerusalemme, Cesarea e Roma (61-63) l'apostolo subì per ca. un lustro persecuzioni e sofferenze; tuttavia ebbe modo di operare, di scrivere e persino di confortare. Sui suoi ultimi anni non ci sono giunte fonti storicamente sicure. Anche gli Atti sembrano terminare bruscamente, sicché al riguardo si è aperta una travagliata questione storica. Messa in discussione l'autenticità stessa delle cosiddette lettere pastorali paoline, gran parte degli studiosi liberali sono dell'opinione che Paolo sia stato ucciso sotto Nerone nel 64. Gli studiosi d'ispirazione cattolica sostengono la possibilità di un suo viaggio in Spagna (63-64) e, con maggior sicurezza, l'effettuazione di un viaggio in Oriente (64-66). Tornato a Roma, Paolo sarebbe stato decapitato nel 67 fuori le mura, nel podere “alle tre fontane”, dove i monaci trappisti hanno oggi una suggestiva abbazia.
Religione: le lettere
Gli scritti paolini, giuntici sotto forma epistolare, rappresentano uno dei nuclei fondamentali del Nuovo Testamento; anzi si potrebbe dire che il Nuovo Testamento è incominciato con la prima lettera occasionale scritta da Paolo ai Tessalonicesi. Per quanto nel corpus paolino vi siano preziose indicazioni in campo dottrinale, liturgico, dogmatico, pastorale, ecc., tuttavia sarebbe un errore considerarlo come una sorta di manuale. L'occasionalità degli scritti, una certa frammentarietà, la stessa lingua greca talora approssimativa pongono agli studiosi problemi non indifferenti; del resto l'interpretazione stessa del pensiero di Paolo è stata varia nel corso della storia del cristianesimo. Basti considerare il “paolinismo” di Lutero. Le lettere paoline conservateci dalla tradizione ecclesiastica sono quattordici, tra maggiori e minori. Cronologicamente si possono così elencare: I ai Tessalonicesi (inviata da Corinto: 51); II ai Tessalonicesi (da Corinto: 52); Ai Galati (da Efeso: 54); I ai Corinzi (da Efeso: 55); II ai Corinzi (da Filippi: 57); Ai Romani (da Corinto: 57); lettere della prima prigionia romana (61-63): Ai Filippesi, A Filemone, Ai Colossesi,Agli Efesini; lettere dell'ultimo periodo: I a Timoteo (dalla Macedonia), A Tito,Agli Ebrei (attribuzione tradizionale non più accettabile), II a Timòteo (da Roma). Di solito le lettere paoline si compongono di un prologo, di un corpo della lettera con una parte dottrinale e una pastorale, di un epilogo con notizie di carattere personale e i saluti.
Religione: il pensiero
Dalle lettere di Paolo si può ricavare la prima sintesi del messaggio cristiano, anche non ordinata e strutturata secondo una precisa linea dottrinale. La visione del mondo paolina è tanto vasta e profonda e, d'altro canto, è tanto frammentaria, che da essa si possono ricavare infiniti motivi. Comunque essa è debitrice, nei suoi elementi essenziali, alla civiltà giudaica, di cui ha conservato intatti molti aspetti, e a quella ellenistica, avendo come caratteristica propria la visione di un uomo convertito. Da tale esperienza vennero a Paolo tre certezze di salvezza: la resurrezione di Cristo, la persuasione che la croce non era più segno di maledizione ma se mai di rivelazione di amore, la convinzione che Dio era sceso a lui con la sua infinita grazia per salvarlo. Nella seconda metà del sec. XX, un teologo anglosassone d'ispirazione protestante, Hunter, ha così riassunto in sette punti i “debiti” che Paolo deve ai cristiani che l'hanno preceduto: il kérygma apostolico; la concezione di Gesù come Messia, Signore e Figlio di Dio; la dottrina dello Spirito Santo come divina forza dinamica di vita nuova; la dottrina della Chiesa come nuovo Israele; il sacramento del battesimo e della Santa Cena; le “parole del Signore” da lui citate; la fede nella parusia del Signore. Giova inoltre sottolineare come il concetto di giustizia così presente nel discorso paolino abbia trovato particolare accentuazione nella dottrina della giustificazione per fede (sola fides) tipica del protestantesimo. Nel mondo cattolico invece la dottrina del corpo mistico e del popolo di Dio ha sempre avuto per tradizione grandissimo significato.
Iconografia
Fin dalle rappresentazioni più antiche Paolo ha una fisionomia definita che lo distingue tra gli apostoli: testa calva, viso scarno e barba lunga, nera e appuntita (Roma, mosaici di S. Costanza e di S. Pudenziana); talvolta reca in mano un rotulo o un libro (Ravenna, battistero degli Ariani). La stessa iconografia è presente nei codici miniati (Vangelo di Rabula, sec. VI, Firenze, Biblioteca Laurenziana), nella scultura gotica (portale del transetto nord della cattedrale di Reims), come pure nella pittura rinascimentale (Raffaello, Stanza della Segnatura in Vaticano). Numerosi sono i cicli con le storie della vita del santo (sarcofago di Giunio Basso, sec. IV, Grotte Vaticane; mosaici del duomo di Monreale, sec. XII; cartoni di Raffaello per gli arazzi della Sistina, Londra, Victoria and Albert Museum). Degli episodi isolati quello favorito è la Conversione (Michelangelo, Cappella Paolina in Vaticano; Caravaggio, Roma, S. Maria del Popolo).
G. Ricciotti, Paolo Apostolo, Roma, 1946; F. Salvoni, Vita di Paolo e lettere dalla prigionia, Milano, 1969; C. H. Dodd, Attualità di San Paolo, Brescia, 1970; E. Dhorme, San Paolo, Novara, 1975; G. Appleton, Paolo interprete di Cristo, Assisi, 1991.