Méliès, Georges
pioniere e regista cinematografico francese (Parigi 1861-1938). Padre del cinema come arte, non volle riprodurre la realtà come faceva Lumière, sebbene proprio così avesse incominciato, ma esprimerla. E per ottenere lo scopo fu molto debitore, sia sul piano tecnico e dei trucchi, sia nella concezione dello spettacolo cinematografico, della propria esperienza di illusionista (dal 1888 era proprietario-direttore del teatro di fantocci meccanici Robert-Houdin). Costruì il primo teatro di posa (a Montreuil) e in esso operò come primo vero regista con tutte le magie teatrali potenziate da quelle fotografiche. Nel 1897 era già conscio di creare “un genere interamente distinto dalle riprese ordinarie del cinematografo”. Per caso aveva scoperto, per un banale guasto meccanico, il “trucco per sostituzione”. Alla realtà colta sul vivo contrappose dunque l'immaginazione, l'invenzione, la sparizione, la ricreazione, l'anticipazione, al punto che nel 1902 girò, un mese prima che avvenisse, L'incoronazione di re Edoardo VII, accolta con successo strepitoso, soprattutto a Londra. Oltre ai film di anticipazione, alle parodie avveniristiche, alla fantascienza sul genere di Verne (Le voyage dans la Lune, 1902; Le voyage à travers l'impossible 1904; Le tunnel sous la Manche, 1907; À la conquête du Pôle, 1912), amò le féeries (come Le royaume des Fées, 1903); tuttavia non trascurò mai di impegnarsi sul presente: da L'affaire Dreyfus (1899), che difendeva l'imputato, a La civilisation à travers les âges, con cui nel 1908 si pronunciò, ben prima di Griffith, contro l'intolleranza. Ma nel 1908 l'evoluzione industriale del cinema aveva già sorpassato il modesto artigiano, che terminò di produrre nel 1913 travolto dalla concorrenza (Pathé). Durante la guerra diede spettacoli di illusionismo per i feriti, nel dopoguerra vendette giocattoli e dolciumi alla stazione parigina di Montparnasse. L'oblio durò fino al 1928, quando alcuni giornalisti e appassionati di cinema riscoprirono i suoi vecchi film; nel 1931, L. Lumière, sia pure a denti stretti, lo salutò solennemente “creatore dello spettacolo cinematografico”.