Morris, William

scrittore, artista e riformatore politico inglese (Walthamstow 1834-Hammersmith 1896). Figura tra le più significative dell'epoca tardo-vittoriana, promotore di un sostanziale rinnovamento artistico e sociale, ha visto la sua fama rinverdita in tempi recenti dall'affermarsi, nel gusto contemporaneo, di alcune tendenze che lo ebbero a precursore (dall'arte liberty all'industrial design, dal rifiuto della macchina alla rivalutazione dell'artigianato). Ammiratore di Ruskin, amico di Burne Jones e di D. G. Rossetti, per il cui influsso iniziò a dipingere (unica opera sicura è La bella Isotta, 1858, Londra, Tate Gallery) e a scrivere poesie, fece parte della Confraternita dei preraffaelliti, condividendo con loro la concezione del Medioevo come periodo della suprema realizzazione della bellezza nell'arte. A un ritorno al Medioevo, in piena età industriale, si ispirarono infatti, da un lato, la sua produzione artistica e letteraria, dall'altro la sua attività di riformatore sociale, che lo portò a propugnare un sistema socialistico (assai più vicino tuttavia al corporativismo medievale che alle teorie marxiste) di cui fu espressione concreta la fondazione (1884) della Lega socialista che lasciò dopo il 1890, abbandonando poi la politica attiva. La prima espressione compiuta delle teorie artistiche di Morris fu la celebre Casa Rossa a Upton (1860), che egli fece costruire per sé da Philip Webb e di cui curò personalmente l'arredamento: si esprime in essa il concetto morrisiano della globalità dei fenomeni artistici, collegati al fondamentale momento della creazione architettonica. Nel 1861 nacque la ditta Morris, Marshall, Faulkner ) Co., “operai d'arte, in pittura, scultura, arredamento e vetrate” (poi trasferita a Londra e modificata) con specializzazione nella produzione di carte da parati e chintz, cui si aggiunsero, a Merton Abbey, nel 1881 una fabbrica di tappeti, e nel 1890 un'officina tipografica, la Kelmscott Press, dalla quale uscirono raffinatissime edizioni stampate a mano (tra esse l'Opera omnia di Chaucer), la cui decorazione ripresenta i temi floreali cari agli oggetti artigianali prodotti dalle ditte di Morris, che ebbero una notevole diffusione in area europea dopo la fondazione (1888) della Società per le Esposizioni delle Arts and Crafts. Il modello della “bottega” medievale era quello cui Morris si ispirava nella sua rivalutazione dei processi artigianali contro la produzione massificata dell'industria: ma fu proprio questo rapporto di dicotomia tra arte e industria che vanificò gli sforzi di Morris di dare dignità artistica all'oggetto comune (presupposto che sarebbe stato poi dell'Art Nouveau), poiché la sua raffinata produzione artigianale fu forzatamente limitata, per l'alto costo, a una particolare élite di gusto estetizzante. Tra i numerosi saggi dedicati da Morris ai problemi dell'architettura e dell'artigianato, si ricordano Art and Socialism (1884), Art and Industry in the Fourteenth Century (1890). Di non minore rilievo è la sua opera letteraria. Nel 1858 pubblicò la raccolta di poesie Defence of Guenevere and Other Poems (Difesa di Ginevra e altre poesie), cui seguirono traduzioni dell'Eneide (1875) e dell'Odissea (1887), il poema epico Sigurd the Volsung (1876) e il poema The Earthly Paradise (1868-70; Il Paradiso terrestre), comprendente un prologo e ventiquattro racconti, alla maniera di Chaucer. Scrisse inoltre alcuni racconti utopistici fra i quali si distingue il celebre News from Nowhere (1891; Notizie da Nessunluogo), e negli ultimi anni della sua vita si dedicò in particolar modo alla stesura di narrazioni romantiche in prosa e in versi, ambientate in terre esotiche o di pura fantasia, nelle quali trionfa il gusto del romance. "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 8 pp 198-199" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 8 pp 198-199"

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