Mendelssohn, Moses
filosofo tedesco di origine ebraica (Dessau 1729-Berlino 1786). Discepolo di D. Fraenkel, lo seguì anche a Berlino, dove pubblicò i suoi primi studi fin dal 1754. Si legò d'amicizia con Lessing e nel 1763 ebbe la meglio su Kant con il saggio Über die Evidenz in den metaphysischen Wissenschaften (Sull'evidenza nelle scienze metafisiche) messo a concorso dalla Reale Accademia delle Scienze. Nel 1771 venne nominato membro della stessa accademia, ma il sovrano rifiutò di firmare la sua nomina perché ebreo. Fu spesso in polemica con Kant: formatosi nella tradizione leibniziana-wolffiana, Mendelssohn fu uno dei maggiori rappresentanti di quella “filosofia popolare”, ultima fase dell'illuminismo tedesco, che voleva dare un fondamento metafisico alle verità già acquisite dal “sano intelletto” comune. Vanno in questa direzione i suoi scritti: Phaedon (1767), Morgenstunden (1785; Ore mattutine). Dal punto di vista religioso, importante è lo scritto Jerusalem oder über religiöse Macht und Judenthum (1783; Gerusalemme o del potere religioso e l'ebraismo), nel quale l'autore sostiene che l'ebraismo è solo una legislazione rivelata, perché non impone credenze, ma si limita a dettare norme di comportamento. Fu molto attivo nella diffusione della cultura occidentale fra gli Ebrei di Germania e tradusse in tedesco il Pentateuco.