Mann, Thomas
IndiceBiografia
Scrittore tedesco (Lubecca 1875-Kilchberg, Zurigo, 1955). Figlio di un ricco commerciante di grano, senatore della città, e di madre con sangue creolo e incline all'arte, nel 1893, morto il padre, si trasferì con la famiglia a Monaco, dove collaborò al Simplicissimus. Nel 1895-97 soggiornò a Roma e a Palestrina col fratello Heinrich. Nel 1905 sposò Katja Pringsheim, di colta e benestante famiglia monacense. Nel 1914, dopo un breve soggiorno a Davos, si stabilì a Monaco. Nel 1933, in occasione di un giro di conferenze all'estero, prese la via dell'esilio che lo portò in Belgio, Olanda, Francia, Svizzera (qui, nel 1937-39, pubblicò con K. Falke la rivista Mass und Wert) e nel 1939 negli USA. Insegnò a Princeton, poi in California, sinché nel 1944 assunse la cittadinanza americana, continuando a svolgere con vari mezzi un'intensa propaganda anti-hitleriana. Nel 1952 si stabilì a Kilchberg. Nel 1929 aveva ricevuto il premio Nobel.
Le opere
L'immensa produzione di Mann, abbracciando mezzo secolo, congiunge la tradizione dell'Ottocento, il conflitto classico-romantico, Goethe, la filosofia di Schopenhauer e Nietzsche e il wagnerismo ai risultati della psicanalisi e alla nuova forma del romanzo-saggio del Novecento. Il fluido unificante è l'ironia, da lui definita “spirito epico dell'arte” per eccellenza, spirito che ride anche di se stesso come della vita e che muove tra la realtà rappresentata e i suoi valori simbolici, trovando la sua manifestazione estrema nella parodia. Il problema dominante è il destino dello spirito, e di quella forma particolare dello spirito che è l'arte, nella società borghese. Il conflitto è già impostato nel primo ciclo di novelle Der kleine Herr Friedemann (1898; Il piccolo signor Friedemann) e svolto nei Buddenbrooks (1901; I Buddenbrook), grandezza e declino economico e biologico, causati dall'arte, di una sana e produttiva famiglia borghese di Lubecca; la decadentistica concezione dell'arte come malattia e degenerazione e il tema romantico della nostalgia dell'artista per la vita, cioè per i “sani”, i “biondi” con gli occhi “azzurri”, i borghesi felici e integrati, anche se non del tutto insensibili all'arte, è il tema delle tre grandi novelle successive: Tonio Kröger (1903), in cui Mann teorizza il dualismo del proprio sangue (la madre meridionale, artista e sregolata, e il padre nordico, efficiente e irreprensibile) e la conciliazione dei due elementi nella dura ascesi, nell'autocastrazione dello stile, che è l'ironia stessa; Tristan (1903), che si svolge in un sanatorio, e Der Tod in Venedig (1913; La morte a Venezia). Il dualismo si ripropone, in chiave politica, nel saggio Betrachtungen eines Unpolitischen (1918; Considerazioni di un impolitico): lo scrittore, cui il potere è quasi necessario a proteggere la sua delicata interiorità e che è perciò costituzionalmente conservatore, anche se democratico, è nello stesso tempo rappresentante della cultura, che è musica, metafisica, individualismo e pessimismo e cioè autentica esplicazione dell'“anima tedesca”, contro la civilizzazione razionalistica, politica, progressista dell'Europa occidentale. Tale visione fu più tardi modificata in senso democratico nel saggio Von deutscher Republik (1923; Della repubblica tedesca). Al breve capolavoro Herr und Hund (1919; Cane e padrone) segue il grande romanzo Der Zauberberg (1924; La montagna incantata): un'élite di malati di un sanatorio montano, che è vertice dello spirito e monte di Venere, sta qui a simboleggiare una condizione quanto mai ambigua fra malattia e salute, pulsione di morte e amore per la vita, umanesimo, comunismo e cristianesimo. La risposta, umanistica, viene dalla tetralogia biblica Joseph und seine Brüder (1933-43; Giuseppe e i suoi fratelli), dove Giuseppe, uomo lacerato e sconfitto, si fa salvatore e nutritore dell'intera stirpe e assurge così a simbolo della doppia natura, corporeo-spirituale, dell'uomo. Contemporanei alla tetralogia, visibilmente radicati nell'idealismo tedesco, sono il romanzo Lotte in Weimar (1939; Carlotta a Weimar), che ci dà nel personaggio di Goethe quasi una prosecuzione di Giuseppe entro la sfera dell'arte, e la novella Die vertauschten Köpfe (1940; Le teste scambiate). Il Doktor Faustus (1947) ci mostra nel musicista Adrian Leverkühn, immaginario fondatore della dodecafonia, un Faust preda del Maligno che acuisce in lui, anche tramite la sifilide, il genio “astratto e mistico” (tale è per eccellenza il genio tedesco) della musica, ma gli vieta gli affetti umani e lo conduce alla pazzia, dopo avergli ispirato una specie di anti-umanistica nona sinfonia: la vicenda adombra anche quella storica della Germania preda del nazismo. La genesi del romanzo è data nel voluminoso saggio Die Entstehung des Doktor Faustus (1949; La genesi del Doktor Faustus). Nella penultima opera narrativa, Der Erwählte (1951; L'eletto), Mann riprende dal poema Gregorius di Hartmann von Aue la vicenda di peccato e di grazia di colui che dall'incesto con la propria madre ascese al soglio pontificio. Il romanzo Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull (Le confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull), iniziato nel 1922, riscritto nel 1954 e incompiuto, adombra nella storia picaresca del brillante imbroglione quella dell'artista moderno, conscio di creare solo giochi e apparenze. Da ricordare sono infine il romanzo giovanile Königliche Hoheit (1909; Altezza reale), la magistrale novella Unordnung und frühes Leid (1926; Disordine e dolore precoce) e l'inquietante novella ambientata in Italia Mario und der Zauberer (1930; Mario e il mago). Immensa è la produzione di Mann saggista, che abbraccia politica, società, filosofia, arte e letteratura, da Schopenhauer a Goethe, Schiller, Tolstoj, Dostoevskij, Čechov, Wagner, al socialismo, a Freud. Importantissimi anche gli epistolari col fratello, con H. Hesse, Kerényi, Hofmannsthal, G. Lukács. Nel 1977 è iniziata la pubblicazione dei Tagebücher (Diari, 9 vol.), che abbracciano un arco di tempo che va dagli anni 1933-34 del primo volume (gli scritti precedenti furono distrutti da Mann stesso, fatta eccezione per quelli del periodo 1919-21) fino al 1951-52 del nono, edito nel 1994.
Bibliografia
B. Tecchi, L'arte di Thomas Mann, Torino, 1956; M. Checconi, Thomas Mann, Firenze, 1966; E. Keller, Der unpolitische Deutsche, Berna, 1967; A. Asor Rosa, Thomas Mann o dell'ambiguità borghese, Bari, 1971.