Grècia (Stato)

Indice

(Hellēnikē Dēmokratía). Stato dell'Europa sudorientale (131.957 km²). Capitale: Atene. Divisione amministrativa: unità periferiche (74). Popolazione: 11.418.878 ab. (stima 2012). Lingua: greco (katharéyusa, nella forma dotta, dēmotik, nella forma popolare). Religione: greco-ortodossi 90 %, musulmani 5%, cattolici 2%, altri 3%. Unità monetaria: euro (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,853 (29° posto). Confini: Albania (NW), Macedonia (N), Bulgaria (N), Turchia (NE), Mare Ionio (W), Mare Egeo (E), Mar di Levante (S). . Membro di: Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, OCDE, ONU, OSCE, UE e WTO.

Generalità

La Grecia geograficamente è formata dall'estrema parte meridionale della Penisola Balcanica e dalle isole che la circondano. Queste costituiscono un quinto del suo territorio e sono suddivise in sei arcipelaghi, ai quali si aggiungono le due isole maggiori Eubea e Creta. La Grecia presenta un territorio molto accidentato, caratterizzato da un'accentuata compenetrazione tra terra e mare, che ne ha determinato la storia e le modalità di sviluppo economico. In Grecia nacque intorno al XII sec. a.C. la civiltà da cui trae origine l'intera cultura dell'Occidente e che lasciò traccia diretta nelle terre dell'Asia Minore e del sud Italia, dove i greci fondarono, verso il VII sec. a.C., fiorenti colonie. Con la conquista da parte di Roma si concludono le vicende della Grecia antica e per il Paese ha inizio una lenta decadenza economica e culturale, che prosegue dopo la caduta dell'Impero Romano, prima sotto la dominazione bizantina (386-1453), poi sotto quella ottomana (1453-1824). Nell'Ottocento, dopo duemila anni la Grecia riesce a riconquistare l'indipendenza. Nel corso del secolo successivo il Paese, in cerca di una propria identità nazionale, è stato protagonista di tragici eventi bellici (tra cui le due guerre mondiali e la guerra civile,1946-49), ed è riuscito a dotarsi di un governo stabile e democratico solo nel 1974 con la proclamazione della Repubblica. La Grecia paga le conseguenze di un prolungato sottosviluppo economico, determinato non solo dalla sua storia ma anche da una collocazione geografica decentrata rispetto ai gangli del potere politico ed economico mondiale. Sul fronte economico, nell'ultimo ventennio del sec. XX, a prezzo di rilevanti sforzi, sono stati effettuati ragguardevoli progressi che hanno permesso al Paese di entrare a far parte dell'UE (2001), di cui rimane, tuttavia, uno degli stati più deboli. Questa debolezza è emersa durante la grave crisi vissuta nell'estate 2015, quando, a causa dell'elevato debito e della sfiducia dei mercati finanziari internazionali, il Paese ha rischiato di uscire dalla zona euro e ha dovuto metter in campo misure di emergenza concordate con la Comunità Europea per cercare di normalizzare la situazione.

Lo Stato

La configurazione dello Stato entro gli attuali confini è stata definita negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale con i trattati di Neuilly nel 1919 e di Losanna nel 1923; nel 1947, inoltre, la Grecia acquisiva dall'Italia, in forza del Trattato di Parigi, Rodi e il Dodecaneso. Restaurate nel 1974 le libertà democratiche soppresse con il colpo di stato militare del 21 aprile 1967, fu confermata con il referendum dell'8 dicembre 1974 l'istituzione della Grecia in repubblica unitaria. In base alla Costituzione, entrata in vigore nel 1975, capo dello Stato è il presidente della Repubblica, eletto per 5 anni dal Parlamento unicamerale, cui compete l'esercizio del potere legislativo e i cui membri sono eletti per 5 anni a suffragio universale. Il potere esecutivo viene esercitato dal Consiglio dei ministri, che risponde del suo operato al Parlamento, e il cui primo ministro è nominato dal presidente della Repubblica nella persona del leader del partito di maggioranza assoluta oppure relativa. La repubblica greca è suddivisa in 13 regioni, a loro volta suddivise in 52 province (nomói).. Il monte Athos (o Monte Santo), situato nella propaggine più orientale della penisola Calcidica, pur essendo sotto la sovranità ellenica, detiene lo status, unico in Europa, di Repubblica monastica autonoma. Le forze armate della Repubblica greca comprendono l'esercito, la marina e l'aeronautica. Il personale impiegato è composto in prevalenza da professionisti. Il sistema giudiziario è di tipo europeo-continentale. La pena di morte è stata abolita nel 1993. Per i bambini dai 3 ai 6 anni sono disponibili asili sia privati sia pubblici; l'istruzione è obbligatoria dai 6 ai 15 anni ed è suddivisa in due cicli, primario e secondario. Completata l'istruzione obbligatoria, secondo la riforma del 1997, è possibile accedere ai licei, agli istituti tecnici o a scuole professionali. L'analfabetismo riguarda il 2,9% della popolazione.

Territorio: morfologia

Il territorio greco, prevalentemente montuoso (oltre il 40% si trova ad altitudini superiori ai 500 m), ha raggiunto la sua attuale configurazione solo in età geologica relativamente recente, alla fine del Cenozoico e all'inizio del Neozoico. In quell'epoca infatti ebbero luogo quei vistosi fenomeni orogenetici ed epirogenetici che provocarono lo sprofondamento sotto il livello marino di gran parte della vasta zolla paleozoica, costituita ora dal fondo dell'Egeo, il piegamento degli allineamenti montuosi del sistema dinarico e la formazione di sollevamenti localizzati, di bacini intermontani di sprofondamento e di depressioni costiere secondo un complesso e inarticolato sistema di fratture e faglie. Ne è risultata una struttura tettonicamente molto tormentata, che si esprime con grande evidenza nella frammentazione del territorio, cioè nell'alternanza frequente di rilievi e di depressioni, disposti secondo orientamenti quasi sempre irregolari e imprevisti, e nell'estrema articolazione del contorno costiero. Dal punto di vista litologico prevalgono le formazioni sedimentarie, specialmente calcaree, risalenti al Mesozoico e al Cenozoico superiore, nella regione montuosa occidentale e centrale, mentre nelle aree rivolte all'Egeo affiorano estese formazioni scistoso-cristalline del Paleozoico. Frequenti nelle zone calcaree sono i fenomeni carsici, che contribuiscono a dare al paesaggio greco quell'aspetto roccioso e riarso, povero di terreni coltivabili. Il settore nordorientale del Paese, delimitato dal fiume Mesta e dal confine con la Turchia (fiume Marica) e con la Bulgaria, corrisponde alla parte occidentale della regione storica della Tracia e si estende dal Rodópē all'Egeo, comprendendo la dorsale più meridionale di quel massiccio montuoso e i suoi ultimi contrafforti con varie cime superiori ai 1000 m, nonché una pianura alluvionale delimitata da una costa bassa e paludosa. A W della Mesta e fino al confine con l'Albania si estende il settore meridionale della Macedonia, diviso con la Bulgaria e la Repubblica di Macedonia. Si tratta di una vasta regione costituita da rilievi montuosi, da conche intermontane e da una pianura alluvionale, formata dall'apporto sedimentario dell'Aliákmōn e del Vardar, la cui valle – che si allunga profondamente entro il territorio della Repubblica di Macedonia – ha costituito, e rappresenta tuttora ma assai meno che in passato, una delle principali direttrici commerciali e culturali tra l'Oriente e l'Occidente. Tra la pianura percorsa dal Vardar e la valle della Struma si innalza l'ampia dorsale montuosa del Vertískos Óros, che si estende da NW a SE fino all'Egeo in corrispondenza del golfo di Orfánion. Tra questa profonda insenatura, in cui mette foce la Struma, e il più occidentale golfo di Salonicco si spinge nell'Egeo la montuosa Penisola Calcidica terminante a S con le tre lunghe digitazioni peninsulari di Cassandra, Sithonia e Monte Santo, separate dai profondi golfi di Cassandra e di Monte Santo. Nella sezione occidentale della Macedonia i rilievi sono più elevati e corrispondono ad ampi lembi di un antico penepiano, nel quale hanno operato profondamente i moti di assestamento tettonico, dando origine a pronunciate conche di sprofondamento. Più a W e SW il rilievo è formato da una serie abbastanza regolare di catene montuose che si estendono parallelamente allo Ionio in direzione NW-SE per un'ampiezza di ca. 120 km e sono costituite in prevalenza da formazioni calcaree. La più elevata di queste catene è quella del Pindo (Smólikas, 2637 m), profondamente incisa da lunghe valli trasversali che rendono più agevoli le comunicazioni tra l'Epiro e la Tessaglia. Dal Pindo si staccano vari poderosi contrafforti, diretti a NE, a E e a SE. Dei due maggiori che abbracciano la pianura di Tessaglia il più settentrionale raggiunge i 2917 m nel monte Olimpo, la cima più elevata di tutto il territorio greco. Procedendo verso S, il rilievo torna a frazionarsi in una successione irregolare di catene, massicci isolati, bacini intermontani e piccole pianure costiere. Una struttura del tutto particolare presenta il Peloponneso, che costituisce l'estremità meridionale della Grecia continentale. Si tratta di una tozza penisola montuosa, nettamente staccata dal continente mediante i golfi di Patrasso, di Corinto e di Egina e collegata soltanto mediante lo stretto istmo di Corinto, tagliato dall'omonimo canale nel 1893. Essa rappresenta la continuazione diretta dei rilievi calcarei del Pindo e si ramifica a S in quattro penisole rocciose, separate dai golfi di Messenia, di Laconia e di Nauplia. La Grecia insulare, che rappresenta per estensione il 19% del territorio greco, è formata principalmente dalle parti più elevate di una vasta zolla paleozoica sommersa. Le isole principali sono le Ionie (Corfù, Leucade o Santa Maura, Cefalonia, Zante, Itaca e altre minori) nel Mare Ionio; Eubea, le Cicladi, le Sporadi Settentrionali e le Meridionali, in parte asiatiche, nell'Egeo; e infine Creta, la più estesa e più importante, tra l'Egeo e il Mediterraneo vero e proprio.

Territorio: idrografia

L'intenso frazionamento del rilievo e la sua vicinanza alla costa come pure le scarse precipitazioni non hanno consentito la formazione nel territorio ellenico di lunghi fiumi e di vasti bacini imbriferi. I corsi d'acqua hanno quasi tutti portate irregolari e un regime tipicamente torrentizio, con piene invernali e prolungate magre estive. I fiumi principali sono quelli della Macedonia e della Tracia, che interessano la Grecia solo con il tratto terminale del loro corso; essi sono il Vardar (in greco Axiós), che scende dalla Repubblica di Macedonia e si getta nel golfo di Salonicco, la Struma (in greco Strymón) e la Mesta (in greco Néstos), che nascono entrambi in territorio bulgaro e tributano all'Egeo, il primo nel golfo di Orfánion, l'altro di fronte all'isola di Taso formando un ampio apparato deltizio, e infine la Marica o Marizza (in greco Ébros), che nasce in Bulgaria e segna il confine tra la Grecia e la Turchia europea. Dei fiumi interamente greci i principali sono l'Aliákmōn, che si getta nel golfo di Salonicco, e il Pēneiós, che con le sue alluvioni ha dato origine alla pianura della Tessaglia, entrambi sul versante orientale, e inoltre l'Aráchthos, che scorre tra gli altopiani calcarei dell'Epiro e la catena del Pindo sfociando poi nel golfo di Arta, l'Aspropotamo (in greco Achelos), che attraversa l'Etolia e la Acarnania, e l'Alfeo, tributario del golfo d'Arcadia, sul versante ionico: questi ultimi, per la maggior quantità di precipitazioni raccolta dai loro bacini imbriferi e per la minore permeabilità dei suoli, hanno portate maggiori e regime più costante. Estese sono nelle aree calcaree a stratificazione suborizzontale le manifestazioni carsiche con lo sviluppo di una vasta rete idrografica sotterranea. I laghi principali sono quelli di Vólvē e di Koroneia, alla base della Penisola Calcidica, di Vegorrítis, di Prespa e di Doiránes, pure in Macedonia, di Giánnina, in Epiro, e di Voiveís, in Tessaglia.

Territorio: clima

Il clima in generale è di tipo mediterraneo, con estati calde e asciutte e inverni brevi, miti e piovosi; ma l'estensione in latitudine, la distanza dal mare e dai suoi benefici influssi, l'altitudine diversa dei vari settori montuosi interni e l'orientamento dei sistemi vallivi danno luogo a varianti climatiche non fondamentali ma pur sempre d'una certa ampiezza. Le escursioni termiche sono in genere contenute entro i minimi invernali di 5,5 °C a Salonicco e 9,5 °C ad Atene e a Corfù e i massimi estivi di 25 °C a Corfù, 26,5 °C a Salonicco e 28 °C ad Atene, mentre nelle aree montuose dell'interno i valori possono variare sensibilmente soprattutto in relazione alle altitudini diverse, dove si hanno caratteristiche climatiche di tipo semicontinentale o di alta montagna con maggiori escursioni termiche, estati fresche e ventilate ma inverni lunghi e rigidi. Le precipitazioni, concentrate in larga misura nei mesi invernali, sono quasi dappertutto scarse e spesso insufficienti ai bisogni agricoli, anche per la forte evaporazione cui è soggetto il suolo a causa degli intensi calori estivi e per l'estrema scarsità di piogge in primavera e in estate, cioè quando sarebbero più necessarie alle colture. In genere le piogge sono più abbondanti, per quanto mai copiose, sul versante ionico esposto ai più umidi venti provenienti da W: così a Corfù si registrano in media 1350 mm all'anno, a Giánnina 1000 e ad Atene appena 398. Tra i venti è da ricordare l'etesio, che giunge da N freddo e secco dando origine a un'atmosfera limpida e trasparente.

Territorio: geografia umana

La popolazione greca è stata protagonista di un cospicuo incremento demografico: infatti, mentre a metà del secolo XIX si aggirava intorno a 1.020.000 ab., all'inizio del Novecento risultava raddoppiata, e nel 2003 è decuplicata, superando gli 11.000.000 di abitanti. Il tasso di natalità è iniziato a scendere dopo il 1951 e, nei decenni successivi, ha mostrato la tendenza a decrescere ancor più rapidamente fino a stabilizzarsi intorno ai livelli dei Paesi europei più sviluppati. Parallelamente si è modificata la mortalità. L'attuale composizione della popolazione greca è il risultato di complesse vicende storiche. Tra queste è da ricordare quella risalente al 1923, alla fine della guerra greco-turca (1921-23), quando, in applicazione del Trattato di Losanna, avvenne uno scambio di popolazione tra la Grecia e la Turchia, sotto il controllo della Società delle Nazioni: 607.000 Turchi lasciarono la Grecia e 1.222.000 Greci provenienti dalla Turchia giunsero in Grecia e furono sistemati per più della metà nella Tracia occidentale e nella Macedonia nelle zone lasciate dai profughi turchi, arrecando notevoli vantaggi all'economia di vaste aree in precedenza male e poco valorizzate. Il quadro etnico della penisola ellenica risulta,conseguentemente, molto omogeneo, anche se lievi mutamenti sono iniziati ad aversi dagli anni Novanta. La popolazione nella sua maggioranza assoluta è greca (93,7%), vi è poi un largo e crescente numero di etnie diverse. Le più cospicue sono quelle di origine albanese e balcanica. La Grecia è, infatti, divenuta la meta di un gran numero di rifugiati provenienti dalle aree di crisi dei Balcani e di immigrati originari delle neocostituite repubbliche asiatiche, dell'Africa settentrionale e del Vicino Oriente. L'emigrazione, che nei primi decenni del secolo XX privava il Paese in media di 30.000 unità all'anno (dirette in prevalenza verso l'America), si è quasi completamente arrestata; sono aumentati, viceversa, il numero dei rimpatri. Permangono movimenti migratori interni verso le aree economicamente più dinamiche e maggiormente urbanizzate, principalmente l'area di Atene, Salonicco, Patrasso e l'isola di Creta, tutti centri portuali dotati di vari complessi industriali. Questo flusso migratorio va ad accentuare il già forte squilibrio nella distribuzione della popolazione, incrementando così il fenomeno dell'urbanesimo. L'area più densamente abitata è l'Attica, specialmente per la presenza della conurbazione di Atene; seguono la Macedonia centrale con la provincia di Salonicco e il Peloponneso occidentale, in cui si trova il porto di Patrasso e l'isola di Corfù. Quelle meno popolate sono le zone montuose più impervie dell'interno, specie nell'Epiro. Atene soprattutto ha conosciuto un'ingente espansione demografica ed edilizia passando dai 100.000 ab. della fine dell'Ottocento alla grande conurbazione con il Pireo (la cosiddetta Grande Atene), che conta un quarto ca. dell'intera popolazione greca. Le altre conurbazioni che superano i 100.000 ab. sono Salonicco, Patrasso, Candia (o Iràkleio), Larissa e Volo. Tra le città sopra i 50.000 ab. figurano Larissa, Giánnina, Kavála, Lamía e Chaniá.

Territorio: ambiente

La formazione più diffusa nella Grecia continentale e nelle isole è la macchia mediterranea, che interessa le aree pianeggianti, le isole e i pendii meglio esposti dei rilievi fino a una quota di ca. 1000 m. Nelle regioni pianeggianti si trovano anche aranci, ulivi, datteri, melograni e fichi. La vite prospera sui rilievi collinari. Nella fascia compresa tra i 1000 e i 2000 m si estendono boschi di latifoglie (faggi) e più in alto, specialmente sui versanti più piovosi, vaste formazioni di abeti e di larici, che cedono infine il posto, alle quote più elevate, ai pascoli di alta montagna. La ricchezza del patrimonio floristico del Paese si evince dalla presenza di numerose specie di piante endemiche (soggette a protezione dal 1981); gran parte di queste si concentrano nell'isola di Creta, dove, tra le altre, cresce il cespuglio argentato di Creta (Ebenus cretica), noto col nome di "piumino". In Grecia vivono numerose specie di animali tra cui il camoscio, il cervo, il cinghiale, la lince, l'orso bruno, lo sciacallo, il tasso e la volpe. Ricca anche la varietà di uccelli. Oltre all'airone, la cicogna, il gabbiano e il pellicano, gli arcipelaghi della Grecia ospitano anche centinaia di specie rare, tra le quali i tre quarti dell'intera popolazione mondiale del falco d'Eleonora (Falco eleonorae). A Creta vive una rara popolazione di capre selvatiche conosciuta anche col nome di agrimi, una specie antica con corna simili a quelle di uno stambecco. Tra le innumerevoli specie marine caratteristiche del bacino mediterraneo e diffuse nei mari greci da ricordare una piccola popolazione di foca monaca e la tartaruga marina che nidifica in alcune isole dello Ionio (in particolare l'isola di Zante) e dell'Egeo orientale. L'Epiro e la Macedonia, nella parte settentrionale del paese, conservano ancora vaste foreste, ma nelle altre zone il paesaggio è stato profondamente alterato da millenni di diboscamenti, dall'intensa erosione meteorica e dall'estensione delle colture agricole. Le aree marine sono soggette a forti pressioni da parte delle attività umane, che rischiano di alterarne profondamente gli equilibri. In particolare l'intenso traffico dei mercantili (petroliere e chimichiere), le attività legate alla pesca e le aggressioni esercitate dalle infrastrutture turistiche e dal flusso di visitatori determinano una progressivo impoverimento della ricchezza biologica. L'inquinamento atmosferico è uno dei più gravi problemi che affligge le grandi città greche, in particolare Atene, che risulta essere una delle città più inquinate d'Europa. In Grecia le zone protette rappresentano il 21,4% dell'intero territorio. Esse si distinguono in Parchi nazionali naturali, tra cui le Gole di Samaria, il monte Olimpo, e il monte Parnasso e i Parchi nazionali marini, come il parco marino dell'isola di Zante e il parco marino di Alonisso. Meteore (1988) e il monte Áthos (1988) sono stati iscritti nelle liste dell'UNESCO come Patrimonio dell'Umanità per la loro rilevanza culturale e naturalistica. La politica di protezione ambientale non appare essere però adeguata ad affrontare i pericoli a cui il patrimonio naturale è sottoposto, nonostante la Grecia abbia aderito ai maggiori accordi internazionali sulla protezione dell'ambiente tra cui il Protocollo di Kyoto e il MAP (Mediterranean Action Plan); mentre ha firmato ma non ratificato la Convenzione per l'eliminazione delle sostanze organiche persistenti.

Economia: generalità

L'inizio delle radicali trasformazioni delle strutture produttive elleniche data in pratica dagli anni Settanta del XX sec.; rimasta per millenni una terra quasi esclusivamente agricola, ancora nel 1960 la Grecia esportava per ca. il 90% prodotti agricoli e zootecnici, mentre quelli industriali contribuivano al reddito nazionale in modo estremamente esiguo; dieci anni dopo, per la prima volta, i prodotti industriali superavano quelli agricoli nella formazione del reddito, con un incremento annuo che negli anni Novanta si aggirava intorno al 3%. A partire dagli anni Sessanta si è avviato quel processo d'industrializzazione e modernizzazione che ha mutato la fisionomia socioeconomica della Grecia. Per la Grecia l'entrata nella CEE (1981) aveva coronato un intenso sforzo, iniziato sin dagli anni Settanta, per raggiungere un livello economico tale da far sì che il Paese venisse considerato alla stessa stregua dei principali Stati dell'Europa occidentale. Malgrado taluni progressi verificatisi negli anni Ottanta, e testimoniati dall'accresciuta diversificazione delle esportazioni (maggiore partecipazione dei prodotti industriali), l'economia greca è rimasta comunque segnata da condizioni di debole sviluppo industriale, caratterizzandosi in ambito comunitario come la più arretrata insieme a quella del Portogallo. Indicativi di ciò, in quanto nettamente superiori alla media CEE, sono stati il livello della disoccupazione, anche se in calo, e il forte ruolo ancora esercitato nel sistema produttivo dal settore primario, le cui prospettive, apertesi proprio con l'ingresso nella Comunità, hanno teso a ridursi a seguito della sopravvenuta concorrenza dei Paesi iberici. Stante questa situazione, all'inizio del 1999 la Grecia non è riuscita a entrare nell'UEM con il primo gruppo di Paesi, ma si è poi lentamente avvicinata ai criteri di Maastricht ottenendo nel 2001 l'ammissione nell'area dell'euro, grazie a una nuova politica economica intrapresa dal governo che, oltre a svalutare del 14% la moneta, ha adottato numerose misure restrittive, soprattutto nell'ambito del settore pubblico, dove è ancora diffusissimo il clientelismo, e nella politica del salari. Inoltre è stata impressa un'accelerazione alla privatizzazione delle industrie di stato e delle banche. L'economia del paese presenta una netta prevalenza del settore terziario (specialmente nelle attività degli armatori e in quelle legate al turismo), che contribuisce al PIL per oltre il 70%; al secondo posto si trova il comparto industriale, composto in prevalenza da imprese di piccole dimensioni e in cui hanno assunto un discreto ruolo alcuni settori come il chimico, il tessile, l'elettromeccanico e – più direttamente collegati con l'accresciuta attività estrattiva – il metallurgico e il siderurgico; infine l'agricoltura, che conserva tuttavia un ruolo importante non solo nella struttura produttiva ma anche nelle esportazioni;. L'economia greca è ritenuta in generale dinamica, con una crescita in costante aumento, il PIL nel 2008 è stato di 357.549 ml $ USA, grazie soprattutto alla vivace domanda interna, e all'apertura ai mercati internazionali. Permangono tuttavia gravi problemi, che il processo di sviluppo sembra anzi accentuare; in primo luogo, la forte dipendenza dall'estero dovuta alla necessità d'importare tutti i rifornimenti energetici, nonché il macchinario di base, la tecnologia avanzata e gran parte dei mezzi di trasporto. Si sono aggravati altresì i preesistenti squilibri regionali, giacché l'area che gravita su Atene sta diventando sempre più congestionata, sia per il forte movimento migratorio dalle altre zone del Paese sia per l'eccessiva concentrazione delle attività industriali: la Grande Atene accoglie oltre la metà degli operai, e quindi delle fabbriche, di tutta la Grecia. Inoltre problematica è l'azione dell'amministrazione sul fronte delle privatizzazioni, rallentate dalla necessità di risanare i bilanci delle aziende statali prima di immetterle sul mercato. L'economia della Grecia dipende sempre più dall'andamento della politica internazionale e dai rapporti con i Paesi dell'UE e con quelli dell'area che dai Balcani si estende al Mar Caspio, soprattutto con la Turchia. Conseguentemente a questa dipendenza, è in crescita il debito estero e fortissimo è il deficit commerciale: le esportazioni coprono molto meno della metà delle importazioni. Gli unici introiti di una certa consistenza sono forniti dal turismo, e dai guadagni degli armatori greci, che possiedono una delle più grandi flotte mercantili del mondo. Gli scambi via mare sulla direttrice meridionale Italia-Grecia-Turchia si sono notevolmente rafforzati sia a causa della crisi dei Paesi balcanici, che ha impedito il transito via terra, sia per la costruzione di infrastrutture.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

L'economia greca, sino agli ultimi decenni del XX sec., è dipesa pressoché esclusivamente dall'agricoltura, nonostante le sfavorevoli condizioni climatiche e pedologiche del Paese. Il territorio greco è, infatti, in gran parte montuoso, vaste aree sono degradate dall'erosione, e le precipitazioni sono quasi ovunque scarse; a questo si aggiunge la carenza di adeguati impianti d'irrigazione (è irrigato ca. un quinto delle terre arabili) e lo spezzettamento dei fondi, specie nelle aree montuose, che costituisce un grave ostacolo all'impiego di moderne tecniche agricole. Tuttavia si vanno estendendo, soprattutto nelle regioni meridionali e nelle pianure, colture ortofrutticole e industriali, che si avvalgono sempre più largamente di sistemi moderni di conduzione dei fondi. Il settore primario non svolge più il ruolo di settore guida dell'economia, ma il suo contributo rimane al di sopra della media degli altri pesi europei. Un terzo dell'arativo è occupato dal frumento, fornito soprattutto dalle pianure della Macedonia e della Tracia; seguono l'orzo, il mais e, a distanza ancora maggiore, altri cereali come il riso e l'avena. Assai più rilevanti ai fini commerciali sono però le colture arboree, come l'olivo, la vite e gli agrumi , tutti largamente avviati all'esportazione. Dall'uva si ricavano buoni quantitativi di vino, taluni dei quali assai rinomati anche all'estero, ma ancor più importanti sono le uve passe, che provengono per lo più dalle Isole Ionie, da Creta e da Samo, e di cui la Grecia è il primo esportatore al mondo. Particolare incremento ha avuto la cotonicoltura; alta la produzione di tabacco. Tra gli altri principali prodotti agricoli vi sono alcune piante oleaginose (arachidi, sesamo, girasole), le barbabietole da zucchero e vari prodotti ortofrutticoli: patate, pomodori, cipolle, mele, pere, noci, fichi ecc. Assai povero è il manto forestale che occupa meno di un quinto della superficie territoriale; diffuso è il pino di Aleppo, utilizzato per la resina (utile alla produzione di colofonia e di essenza di trementina). La scarsità di buoni pascoli limita l'allevamento di bovini; più numerosi sono gli ovini e i caprini, cui sono sufficienti terreni più poveri, e i volatili da cortile. Sufficientemente sviluppata è l'apicoltura. Nel settore della pesca la flotta greca si è avvantaggiata dei sussidi europei forniti negli anni Novanta al fine di svecchiare il parco dei pescherecci. La Grecia è tra i maggiori produttori europei di pesce proveniente da acquicoltura. Al contrario, relativamente carente, vista la posizione geografica del Paese, è il settore della pesca d'altura. Rispetto al passato risulta inoltre diminuita la raccolta delle spugne.

Economia: risorse minerarie e industria

L'industria estrattiva contribuisce in una parte non molto rilevante al monte delle esportazioni della Grecia. I minerali sono numerosi, ma in genere non abbondanti; la Grecia è tuttavia tra i maggiori produttori mondiali di perlite, bentonite, pozzolana e pietra pomice, nonché un forte produttore europeo di nichel, bauxite e magnesite. Si estraggono inoltre lignite, minerali di ferro, manganese, argento, zinco, cromite ecc.; molto pregiato è lo smeriglio dell'isola di Nasso e sin dall'antichità sono famosi i marmi. Scarsa è tuttora la produzione di energia elettrica, per lo più d'origine termica; nel 2001 è entrato in funzione un collegamento elettrico sottomarino tra la Grecia e l'Italia mediante un cavo posato sul fondo del canale d'Otranto. Petrolio viene estratto da due giacimenti (giacimenti di Prinos) al largo dell'isola di Taso, nella Grecia settentrionale. Il comparto industriale è costituito per la maggior parte da imprese di piccola dimensione; i grandi stabilimenti sono nati pricipalmente negli ultimi anni del XX sec. grazie agli investimenti stranieri. Nell'ambito dell'industria manifatturiera i settori più sviluppati ed efficienti sono quello tessile, del cuoio, alimentare (industrie enologiche, zuccherifici, oleifici, conservifici, birrifici ecc.) e del tabacco. Una sensibile espansione è stata registrata dalle industrie chimica (fertilizzanti, acido solforico e nitrico, soda caustica), petrolchimica, del materiale elettrico, della siderurgia, della metallurgia del piombo, dell'alluminio e dell'acciaio, della gomma, della carta e del cemento più carente appare invece nel complesso l'industria meccanica. Il settore secondario è basato su un grande numero di piccole imprese e pochissime grandi società, statali o controllate ancora da gruppi familiari.

Economia: servizi

Dal 1981 la liberalizzazione del mercato, la creazione di legami sempre maggiori con gli Stati europei e la conseguente intensificazione dell'industrializzazione, ha prodotto l'incremento del movimento commerciale; la Grecia importa quantitativi ormai molto ingenti di macchinari e mezzi di trasporto, combustibili e materie prime, oltre a una vasta gamma di manufatti che l'industria locale non è ancora in grado di fornire, mentre le esportazioni sono soprattutto rappresentate da prodotti allimentari, ferro e acciaio, alluminio, tabacco, prodotti chimici, tessuti grezzi e lavorati. Gli scambi si svolgono eminentemente nell'ambito della UE, specie con la Germania e con l'Italia; sono, tuttavia, in continua crescita i rapporti commerciali con i paesi dei Balcani, in particolare l'Albania, e con quelli del bacino del Mar Nero, che assorbono una notevole percentuale dell'esportazioni greche. Gli investimenti greci all'estero sono cresciuti notevolmente, soprattutto nella zona dei Balcani, in alcuni Paesi del Vicino e Medio Oriente e dell'Europa sud-orientale, come la Romania e la Bulgaria, dove la Grecia è il primo investitore straniero. Inoltre, la Grecia funge da base di partenza di numerose multinazionali per conquistare il mercato balcanico. Nonostante questi miglioramenti l'economia greca risulta comunque molto debole rispetto a quella degli altri Paesi membri dell'UE, ed una delle cause strutturali di questo stato è l'insoddisfacente rete di comunicazione, sia interna, sia di collegamento con i principali partner commerciali. La Grecia orientale è servita da una rete di vie di comunicazione molto più fitta rispetto alla Grecia occidentale, ma nel complesso sono ovunque inadeguate le comunicazioni ferroviarie; discrete quelle stradali. I finanziamenti europei e quelli destinati all'organizzazione delle Olimpiadi del 2004 sono stati diretti principalmente al miglioramento delle vie di comunicazione terrestre, con la costruzone di due nuove autostrade, Pathe e Egnatia e di un ponte che collega il Pelopenneso con la regione Sterea Ellada. Sviluppati sono invece i servizi marittimi, tanto di piccolo cabotaggio quanto d'alto mare: la Grecia dispone della quinta marina mercantile del mondo; salvo che per le piccole unità, le navi sono di costruzione straniera. Da tali servizi deriva ben un terzo del reddito prodotto dal settore terziario. Il principale scalo marittimo è Il Pireo, al servizio della capitale, seguono il porto di Salonicco e quello di Patrasso; Atene è sede di un attivo aeroporto internazionale (compagnia nazionale è la Olympic Airways, che effettua buoni collegamenti sia all'interno del Paese sia con molti Stati esteri) e un altro moderno scalo, nei dintorni della città, è entrato in funzione nel 2001. Dalla sua liberalizzazione, alla fine degli anni Ottanta del Novecento, il settore bancario è stato protagonista di una buona crescita, giungendo a contare numerosi istituti. Ai vertici del sistema figurano la Banca di Grecia, che funziona da istituto centrale, e alcune grandi banche commerciali. Il mercato delle assicurazioni in Grecia è piccolo se paragonato a quello degli altri paesi membri dell'UE, e anche questo, come il sistema bancario, è stato profondamente ristrutturato negli anni '90 del Novecento. Dal 2000 la Borsa di Atene (Athens Exchange S.A.) è controllata da una holding, la Hellenic Exchange Holdings SA (HELEX), completamente privatizzata nel 2003. Il settore turistico rappresenta una voce molto importante del reddito nazionale, e costantemente in crescita; il flusso dei turisti proviene principalmente dagli altri Stati europei, ha un andamento stagionale e diretto principalmente ai siti archeologici del Paese e alle isole del mar Egeo. Questo comporta una notevole pressione sulle infrastruttura del Paese, che ha convinto il governo a incentivare l'ampliamento e la diversificazione dell'offerta ricettiva.

Preistoria

Il Paleolitico inferiore in Grecia non è ancora ben conosciuto. Tra i ritrovamenti più antichi deve essere segnalato il cranio di Petralona, rinvenuto all'interno di una grotta della Penisola Calcidica, fuori contesto stratigrafico. Di età imprecisabile, il cranio presenta caratteri per i quali è stato proposto un suo accostamento agli anteneandertaliani europei. Una sequenza con Musteriano di tecnica Levallois alla base, seguito da un micro-Musteriano datato a circa 40.000 anni fa, è conosciuta nel riparo di Asprochaliko, nell'Epiro, nel vicino sito di Kokkinopilos e a Vasilaki (Elide). Industrie del Paleolitico superiore, comprese tra il XXI e il XIV millennio da oggi, caratterizzate dalla frequenza di lamelle a dorso abbattuto, sono note nella grotta di Kastritsa in Epiro. Una lunga sequenza preistorica è conosciuta nella grotta di Franchthi (Argolide), con Paleolitico superiore alla base, seguito da importanti livelli mesolitici e neolitici. Dei tempi neolitici sono rilevanti i resti di culture preceramiche, risalenti al VI millennio, provenienti dalla Macedonia, dalla Tessaglia e da Cipro, nonché di quelle successive assegnabili soprattutto alle culture di Sesklo e di Dimini. Molto copiosi i resti dell'Età del Bronzo per la quale si individuano le culture tessalica, elladica, cicladica e minoica con cui ci si affaccia ai tempi protostorici. Per quanto riguarda la storia della Grecia antica, dall'età arcaica alla dominazione dell'Impero romano, si veda la voce Grecia (civiltà antica).

Storia: Impero romano d'Oriente e decadenza

Come già nell'ambito dell'Impero romano, la Grecia rimase subalterna anche dopo la costituzione dell'Impero romano d'Oriente (395), come Provincia di Acaia. L'invasione dei Goti di Alarico (396) fu un duro colpo: la decadenza economica e la flessione demografica in atto furono seguite (dopo che Giustiniano fece chiudere la Scuola di Atene nel 529) anche dalla decadenza culturale, mentre nuove invasioni barbariche di Unni e Slavi si susseguirono tra il sec. VI e l'VIII. Con la riforma generale dell'amministrazione (sec. VII), la Provincia di Acaia fu divisa in due “temi”: l'Ellade (Attica, Beozia, Focide, Locride, parte della Tessaglia, Eubea ed Egina), con capitale Tebe, e il Peloponneso, con capitale Corinto. La Tessaglia settentrionale e l'Etolo-Acarnania furono invece assegnate al tema dell'Epiro, e Tessalonica al tema omonimo. All'atto della crisi iconoclastica la Grecia si schierò con gli iconoduli (727): la rivolta fu soffocata nel sangue e la Chiesa greca (fino ad allora dipendente da Roma) fu posta sotto la giurisdizione di Costantinopoli. Intanto gli Arabi premevano a sud (823: caduta di Creta) e i sec. XI-XII videro i Normanni passare all'offensiva (1147: saccheggio di Atene, Corinto e Tebe). Con la prima caduta di Costantinopoli (1204) la Grecia fu smembrata tra i vari conquistatori crociati: Bonifacio di Monferrato, re di Tessalonica, conquistò parte dell'Ellade (1204-05), i Veneziani occuparono le isole, i Franchi si spartirono il Peloponneso. Al frazionamento in decine di staterelli si aggiunsero, nei sec. XIII e XIV, le ondate migratorie di Valacchi e Albanesi. Della debolezza delle signorie franche approfittarono i Bizantini per riconquistare il Peloponneso, che tra il sec. XIV e il XV (costituito in despotato con capitale Mistrà) conobbe un periodo di grande splendore culturale e artistico. La caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi (1453) aprì la via alla conquista della Grecia che (a parte le isole) fu completata dagli Ottomani nel 1460. Con il 1453, dunque, comincia il periodo detto della turcocrazia, che per gran parte della Grecia durò fino al 1821 e oltre (alla turcocrazia sfuggirono solo le isole Ionie). I primi due secoli di tale periodo – nonostante i conquistatori avessero generalmente rispettato i beni di comunità e città che si fossero sottomesse spontaneamente – rappresentarono un periodo di stasi e di involuzione economica per la Grecia, che ricadde nell'economia curtense. Il commercio rifiorì verso la metà del sec. XVII: nelle isole (Idra, Spetse, Psará, Mýkonos, Kásos) si costruirono flotte, mentre Salonicco, il Pelio, il Peloponneso divennero centri di scambi internazionali. Il commercio marittimo ebbe impulso ancora maggiore nel sec. XVIII, prima con l'apertura del Mar Nero (1738), poi con il blocco della flotta francese durante la Rivoluzione. Con lo sviluppo dei commerci si affermò anche una nuova classe borghese, i cui interessi si differenziavano da quelli dell'aristocrazia tradizionale (fanarioti, kotsambàsides) e la cui cultura – anche per influsso delle idee europee assorbite nelle fiorenti “comunità” insediate all'estero – era più decisamente orientata verso idee progressiste. Con lo sviluppo dei commerci, tuttavia, crebbe anche lo sfruttamento dei ceti subalterni, oppressi – in fase di accumulazione capitalistica – da tasse, decime e corvées da parte di Turchi, kotsambàsides e alto clero: si moltiplicarono così i clefti, tanto che i Turchi rilanciarono l'istituto dell'armatoliki (concessione di un territorio e di amnistie ai clefti più potenti, in cambio del controllo degli altri “banditi”). Si creò così un clima favorevole all'accoglimento delle idee in gestazione allora in Europa, nell'ambito dei vari risorgimenti nazionali: l'insofferenza delle popolazioni si manifestò qua e là con insurrezioni, generalmente soffocate nel sangue (rivolta della Morea nel 1769-70), mentre i nuovi intellettuali elaboravano l'ideologia che doveva dar vita all'esplosione del 1821 (si vedano soprattutto Rígas Feréos, ma anche A. Koraís e poi i fondatori della Filikí Etería). In proposito va ricordata anche l'attività progressista di Alī Tepedelenlī, che intuì il mutare dei tempi e, nei territori da lui governati, promosse riforme per favorire lo sviluppo commerciale, entrando così in urto con le aristocrazie tradizionali.

Storia: l'insurrezione del 1821 e le guerre balcaniche

Con l'insurrezione del 1821 comincia la storia della Grecia moderna: il Battaglione Sacro, al comando di A. Ipsilanti, diede il segnale della rivolta a Iassi, in Moldavia, sull'onda dei moti europei. Subito la rivolta dilagò in Grecia: già nel settembre cadde Tripoli e nel 1822 si riunì a Epidauro la I Assemblea Nazionale, che emanò la prima Costituzione. Dopo gli iniziali successi cominciarono però le discordie tra i dirigenti politici (per lo più fanarioti) e i capi militari: la riscossa dell'Impero turco, a cui era venuto in aiuto il viceré d'Egitto Ibrāhīm, favorì la riconciliazione, ma contemporaneamente attirò l'ingerenza della Gran Bretagna, che nel 1824 aveva prestato 8 milioni di sterline agli insorti. Il 1825-26 vide una serie di sconfitte dei Greci (caduta di Missolungi, assedio di Atene); ma dopo la caduta di Atene (1827) la rivoluzione divampò con rinnovato vigore e la battaglia di Navarino decise le sorti della lotta. Fu nominato capo del governo G. A. Capodistria, e con il Protocollo di Londra (1828) la Francia fu incaricata di sgombrare il Peloponneso dai Turchi, mentre la capitale fu fissata a Nauplia. L'indipendenza della Grecia fu sancita dalla Pace di Adrianopoli (1829) tra la Russia e la Turchia: il confine del nuovo Stato venne fissato dal Golfo Ambracico al Golfo Pagasitico.. Con la Conferenza di Londra del 1832 alla Grecia fu imposta la monarchia, insieme con la “tutela” dell'indipendenza. L'autoritarismo di Capodistria e le ingerenze straniere portarono alla secessione di Idra, alla rivolta di Mani e infine all'assassinio dello stesso governatore, fatti ai quali seguì una guerra civile. Nel gennaio 1833 sbarcò infine a Nauplia il re designato, Ottone di Baviera, con la sua corte e un contingente di truppe. Straniero nel Paese che doveva governare, il giovane re inaugurò una politica autoritaria, che eludeva le reali necessità del popolo, circondandosi di fanarioti e reprimendo gli ex combattenti: anche la scelta della lingua “pura” (katharéyusa) come lingua ufficiale del nuovo Stato fu un sintomo dell'indirizzo antipopolare della sua politica. Risultato di ciò fu, nel 1843, la ribellione della guarnigione di Atene, che costrinse il re a firmare la Costituzione. Con lo scoppio della guerra di Crimea (1854) la politica irresponsabile del re diede i primi frutti: la Tessaglia insorse, Inglesi e Francesi occuparono il Pireo per impedire l'intervento della Grecia e il Paese dovette assistere impotente a una sanguinosa repressione. Con una rivolta (1862) Ottone venne deposto e sostituito da un governo provvisorio che convocò un'Assemblea Nazionale. Nel 1863 venne nuovamente introdotta la monarchia, con Giorgio di Gluecksburg, principe danese gradito alla regina Vittoria: si consolidava così lo stato d'interferenza della Gran Bretagna negli affari interni greci, destinato a durare fin dopo la II guerra mondiale. Negli anni seguenti la Grecia continuò a essere tormentata dai problemi delle zone irredente (1866: rivolta di Creta; 1875: mobilitazione per la Tessaglia in seguito alla guerra russo-turca) e dalla piaga del brigantaggio. Con il Congresso di Berlino (1878) la Grecia ottenne la Tessaglia e l'Epiro che occupò solo in parte (1881) per l'opposizione della Turchia (mentre la Gran Bretagna ebbe Cipro), ma dovette poi subire l'umiliazione del blocco e del disarmo, imposti dalle grandi potenze per impedire una guerra contro la Turchia (1885). In conseguenza di tali ingerenze straniere e del fallimento di un prestito statale, nel 1893 il governo greco dichiarò bancarotta: alla caduta di Ch. Trikupis, rappresentante la borghesia liberale, nel 1895 andò al potere Th. Dilighiannis (espressione degli “irredentisti”), che mandò una flotta a Creta insorta contro i Turchi (1897). Seguì una guerra a cui la Grecia non era in grado di far fronte e che finì disastrosamente, con ritocchi ai confini, risarcimento alla Turchia e obbligo per la Grecia di accettare il controllo economico delle potenze. La situazione interna ne risentì gravemente e si ebbe anche un attentato (fallito) contro il re. Per Creta le potenze decisero di inviare come governatore il principe greco Giorgio. Tornato al potere il partito di Trikupis, il governo fu di nuovo abbattuto (1901) in seguito ai moti provocati dalla traduzione del Vangelo in lingua popolare. Il primo decennio del sec. XX fu un periodo di instabilità governativa, caratterizzato da fermenti nazionalistici e irredentistici (infiltrazione in Macedonia di corpi di volontari). A Creta, intanto, Eleftherios Venizèlos capeggiava una rivoluzione (1905) che portava al ritiro del principe Giorgio e alla nomina di A. Zaìmis a governatore. Le alterne vicende politiche greche videro moti popolari e pronunciamenti militari (rivolta di Gudì, 1909), finché fu chiamato a formare il governo (1910) E. Venizèlos, che fondò il Partito liberale e impostò una serie di riforme, a cominciare dalla Costituzione (1911); realizzò inoltre la riorganizzazione delle strutture statali e della Difesa, introdusse l'istruzione elementare obbligatoria e stabilì l'inamovibilità dei funzionari. In politica estera profondi mutamenti nei rapporti con gli Stati balcanici portarono a una nuova guerra contro la Turchia (I guerra balcanica, 1912), conclusasi vittoriosamente con l'annessione di Creta e delle isole dell'Egeo (tranne il Dodecaneso, occupato dall'Italia nel 1912), dell'Epiro e della Macedonia nordoccidentale fino a Salonicco. Turchia, Grecia e Serbia sconfissero poi anche l'ex alleata Bulgaria (II guerra balcanica): con il Trattato di Bucarest (1913) la Grecia ottenne anche la Macedonia orientale.

Storia: la prima guerra mondiale

Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. A Giorgio I era intanto succeduto (1913) il figlio Costantino: filogermanico (era cognato del Kaiser), questi si scontrò con Venizèlos che propugnava l'entrata in guerra della Grecia contro gli Imperi Centrali. Il governo Venizèlos si dimise, ma, quando Turchi e Bulgari invasero la Macedonia orientale (1916), a Salonicco scoppiò una rivolta militare, sostenuta dalle forze dell'Intesa: si costituì un governo provvisorio (la cui presidenza fu assunta dallo stesso Venizèlos), che dichiarò guerra agli Imperi Centrali. Il 18 novembre 1916 ingenti forze dell'Intesa occuparono Il Pireo e, dopo alterne vicende, re Costantino e l'erede al trono Giorgio lasciarono la Grecia (19 maggio 1917), mentre saliva al trono il secondogenito Alessandro. Poco dopo, Venizèlos, lasciata Salonicco, diventava primo ministro del nuovo governo che, nonostante l'impegno bellico, promuoveva immediatamente una riforma scolastica, nel quadro dell'opera intrapresa dai liberali nel 1911. Dopo la sconfitta degli Imperi Centrali, la Grecia sbarcò un contingente a Smirne: con il Trattato di Sèvres (1920) ottenne la Tracia orientale (fino a 30 km da Istanbul) e il protettorato di Smirne. Dopo la firma del trattato (che la Turchia non ratificò) Venizèlos fu però fatto segno di un attentato e nelle elezioni del novembre fu battuto. Intanto, morto Alessandro, un referendum popolare aveva decretato il ritorno di Costantino che non fu però accettato dagli ex alleati; la Francia ruppe ogni legame con la Grecia, favorendo la Turchia nella campagna di Asia Minore, che si concluse con un rovescio dell'esercito greco (1922). Alla sconfitta seguì una rivolta militare, che fra l'altro ottenne l'abdicazione di Costantino in favore del figlio Giorgio. La Pace di Losanna (1923), che prevedeva l'evacuazione della Tracia a W dell'Ebro da parte dell'esercito turco e lo scambio delle popolazioni, provocò in Grecia un vero sconvolgimento economico. Il Paese (ca. 6 milioni di ab.) si trovò infatti a dover sistemare 1 milione e mezzo di profughi. Seguì un altro periodo travagliato, caratterizzato da una controrivoluzione militare (ottobre 1923) capeggiata da I. Metaxàs (che fallì e portò all'abdicazione di Giorgio II, accusato di averla favorita), dalla proclamazione della Repubblica (25 marzo 1924) e dal ritorno di Venizèlos, richiamato da imponenti manifestazioni di piazza. Il 25 giugno 1925, però, il generale Pàngalos instaurò con un colpo di stato una dittatura militare, che fu a sua volta rovesciata da un colpo di stato del generale Kondilis (22 agosto 1926). Questi indisse nuove elezioni e cedette il potere a un governo di coalizione. Le elezioni del 1928 diedero la maggioranza assoluta al Partito liberale, di nuovo capeggiato da Venizèlos, che governò fino al 1932, in un periodo reso difficile dal crollo della Borsa di Wall Street e dalla crisi economica che seguì in tutto il mondo occidentale. Le elezioni del 1933 riportarono al potere i monarchici che si diedero a epurare gli elementi venizelisti. Seguì un periodo di instabilità, caratterizzato fra l'altro da un secondo attentato a Venizèlos, a opera di elementi legati al governo. Nel 1935 un tentativo di colpo di stato organizzato dal generale repubblicano N. Plastiras fu sventato da Kondilis che riportò Giorgio II in Grecia. Dopo le elezioni del 1936 che diedero un risultato incerto (143 seggi ai monarchici, 142 ai repubblicani, 15 ai comunisti), la morte quasi contemporanea di Kondilis, Venizèlos e Tsaldaris offrì il destro al re di affidare il governo a Metaxàs, che il 4 agosto 1936, con il pretesto di uno sciopero generale, proclamò la dittatura. La Costituzione fu abolita, il Parlamento venne sciolto, i partiti proibiti, i sindacati ridotti all'impotenza: confini e prigioni si riempirono di oppositori del regime, mentre la stampa veniva imbavagliata e si intraprendeva l'organizzazione della gioventù sul modello nazifascista.

Storia: la seconda guerra mondiale

Le contraddizioni del regime esplosero allo scoppio della seconda guerra mondiale: la Grecia tentò dapprima di mantenersi neutrale, in equilibrio tra i sentimenti filonazisti di Metaxàs e i legami del re con la Gran Bretagna. Gli indugi di una situazione grottesca, caratterizzata dalle provocazioni dell'Italia e dalle ingerenze della Germania, vennero rotti il 28 ottobre 1940 dal pesante ultimatum dell'Italia che imponeva l'occupazione di alcune basi. Scoppiò così la guerra sul fronte albanese, sostenuta da un tale slancio popolare e da una tale spontanea mobilitazione che, nonostante l'inadeguatezza degli armamenti, le difficoltà degli approvvigionamenti e il disfattismo dello Stato Maggiore, l'esercito greco non solo contenne l'avanzata italiana, ma la rintuzzò e spostò il fronte ben oltre la frontiera, fino a Corizza. Gli aiuti ottenuti dalla Gran Bretagna dal re, che alla morte di Metaxàs aveva praticamente assunto il governo, furono insufficienti. I rovesci dell'esercito italiano, d'altro canto, avevano spinto Hitler a intervenire e il 9 aprile 1941 le truppe tedesche, nonostante la strenua resistenza dei difensori, entrarono a Salonicco. Oltre che dalla schiacciante superiorità numerica e tecnica, l'avanzata tedesca fu favorita dal clima che regnava tra i quadri superiori dell'esercito: il 17 aprile due generali al fronte intimarono al governo di chiedere la resa, nominando il generale Tsolàkoglu capo di Stato Maggiore in luogo di A. Papàgos. La resa venne firmata e il re con la corte abbandonò la Grecia trasferendosi prima a Creta e poi in Africa. Il 28 aprile le truppe tedesche entrarono in Atene: la Grecia fu divisa in tre zone d'occupazione (tedesca, italiana e bulgara) e il 20 maggio incominciò anche l'attacco a Creta, difesa da poche forze inglesi e greche sostenute dalla popolazione. Con la caduta della Grecia e di Creta cominciò anche la resistenza spontanea: molti prigionieri politici evasero ed entrarono nella clandestinità (gli altri furono consegnati ai nazisti). Gli occupanti favorirono la costituzione di un governo fantoccio, presieduto da Tsolàkoglu, incaricato di “mantenere l'ordine pubblico”.

Storia: la Resistenza e la guerra civile

Il Paese precipitò in una gravissima carestia e subito si formarono le prime organizzazioni di resistenza (EAM – che organizzò un proprio esercito, l'ELAS –, EDES, EKKA). Si fa convenzionalmente cominciare la resistenza armata dal 25 novembre 1942, quando guastatori inglesi, protetti da partigiani greci, sabotarono il viadotto di Gorgopòtamos. La resistenza in Grecia, dalla fine del 1942, si estese a macchia d'olio: intere zone del Paese vennero liberate. Il governo fantoccio organizzò i Battaglioni di Sicurezza, tristemente noti per la loro spietata caccia ai patrioti (coadiuvati in ciò dalle bande “X” di G. Grivas). Nel 1943 (anno di vittorie della resistenza e di terribili rappresaglie) il prestigio dell'EAM divenne tale che alla fine di luglio si costituì il Quartier Generale dei Partigiani (3 seggi all'ELAS, 1 all'EDES, 1 all'EKKA, 1 alla Missione Militare Britannica). Dopo il ritiro degli Italiani dalla guerra (8 settembre 1943), si crearono le condizioni per un vero governo provvisorio, il Governo della Montagna (o PEEA), costituitosi il 10 marzo 1944 e presieduto dal socialista A. Svolos. Si intensificarono le trattative con il governo in esilio, presieduto da G. Papandréu, e, nonostante i contrasti sulla questione istituzionale (problema della monarchia), si concordò la formazione di un governo di unità nazionale, con la partecipazione dell'EAM. Gli accordi anglo-sovietici del maggio 1944 sulle “zone d'influenza” davano intanto mano libera alla Gran Bretagna in Grecia. Il 18 ottobre il governo di unità nazionale presieduto da Papandréu sbarcava ad Atene e le tensioni e i contrasti si acuirono: già nel novembre i rappresentanti dell'EAM si dimisero, per protesta contro la politica ispirata dagli Inglesi il cui primo obiettivo sembrava essere il disarmo dell'ELAS. Gli scontri tra polizia e dimostranti si moltiplicarono finché, dopo un mese di scontri tra ELAS e truppe realiste e britanniche ad Atene, si giunse all'Accordo di Vàrkiza (febbraio 1945) che prevedeva tra l'altro la creazione di condizioni minime per convocare le elezioni, l'organizzazione di un referendum che decidesse le sorti della monarchia e il disarmo totale dell'ELAS. Tensioni e scontri cominciarono quasi subito, le elezioni del 31 marzo si svolsero senza la partecipazione dell'EAM che ne aveva chiesto il rinvio (Gran Bretagna e USA si erano opposti): la vittoria della concentrazione monarchica fu perciò facile e scontata; l'anticipazione del referendum e la sua trasformazione in un plebiscito pro e contro la persona del re riportarono in Grecia Giorgio II. Moltissimi ex partigiani si diedero alla macchia e si giunse così alla guerra civile. Punto “caldo” in un clima “di guerra fredda”, la Grecia, in base alla dottrina di Truman, passò dall'influenza inglese a quella americana. La guerra civile, che costò al Paese più di mezzo milione di morti, si concluse alla fine del 1949.

Storia: dal dopoguerra alla dittatura militare

La Grecia usciva dal periodo bellico distrutta e dissanguata e più che mai soggetta al controllo esterno. L'instabilità politica continuò fino al 1954, con governi alterni di S. Venizèlos, N. Plastiras (sotto il quale fu emanata, nel 1952, la nuova Costituzione, e la Grecia aderì alla NATO) e A. Papàgos. Alla morte di quest'ultimo, re Paolo (succeduto al fratello nel 1947) nominò primo ministro K. Karamanlís, gradito agli USA. Questi fondò l'Unione Nazionale Radiale (ERE), un nuovo partito con il quale rimase al governo (con metodi non sempre limpidi) per tre legislature. In quegli anni (1954-63) la Grecia fu travagliata dal problema di Cipro, in rivolta contro gli Inglesi, e dal problema economico: l'associazione al MEC (1962) non portò tutti i vantaggi sperati. La situazione interna vide la riorganizzazione delle sinistre nell'EDA (in cui erano confluiti i membri del Partito comunista ufficialmente fuori legge) e di una coalizione di centro che riuniva gli appartenenti al Partito liberale guidati da S. Venizèlos e G. Papandréu. L'assassinio del deputato della sinistra G. Lambrákis (1963), per cui si dimostrò la responsabilità di settori dell'esercito e della polizia, e la ferma reazione popolare costarono a Karamanlìs il governo e l'esilio a Parigi. Nuove elezioni diedero la maggioranza all'Unione di Centro, gradita anche agli USA, il maggior alleato della Grecia, che dopo un iniziale favore nei confronti dell'ERE, temeva ora che l'eccessivo autoritarismo di Karamanlís esasperasse l'alternativa tra destra e sinistra. G. Papandréu formò un primo governo cui seguì il successo travolgente alle elezioni del 1964 (53% dei voti). Ma d'improvviso il 15 luglio 1965 re Costantino (succeduto al padre nel marzo 1964) tolse la fiducia al governo Papandréu, aprendo così la crisi più pericolosa di tutta la storia greca. Durante il periodo di instabilità governativa che ne seguì, i gruppi oltranzisti intensificarono una trama di provocazioni per alimentare la strategia della tensione, approfittando del fermento popolare. Alla vigilia delle elezioni (che promettevano una maggioranza schiacciante all'Unione di Centro), una giunta di colonnelli impose alla Grecia una dittatura militare (21 aprile 1967). Dopo un iniziale atteggiamento attendista, il giovane re tentò (dicembre 1967) un “controcolpo” che, fallito, portò alla fuga della famiglia reale (che si stabilì a Roma) e a una massiccia epurazione delle Forze Armate. Al generale G. Zoitakís succedeva nella reggenza (1972) il primo ministro, ministro degli Esteri, della Difesa, della Presidenza, nonché capo della giunta, G. Papadópulos, che riceveva dagli USA aiuti economici e militari. Nel 1973, a un tentativo di colpo di stato monarchico della marina Papadópulos rispose con la proclamazione della Repubblica (1º giugno) di cui egli stesso divenne presidente. Intanto si andava deteriorando la situazione economica del Paese e cresceva il malcontento in tutti gli strati sociali. Quando, scoppiata la guerra del Kippūr, Papadópulos vietò agli Americani l'uso delle basi aeree greche per aiutare Israele, anche l'appoggio degli USA venne meno e un putsch militare spodestò il colonnello-presidente (25 novembre). Salì al potere il generale F. Ghizikis, cui si affiancò il capo della polizia D. Ioannidis. Ma neppure il “regime dei generali” si dimostrò in grado di risolvere la situazione del Paese.

Storia: la restaurazione della democrazia

Nel luglio 1974 la Grecia, a causa del golpe filoellenico di Cipro, si trovò sull'orlo della guerra con la Turchia: in tale circostanza Ghizikis decise di richiamare in patria l'esule Karamanlís e di affidargli le redini del governo. Fu questo l'avvio di una progressiva restaurazione della vita democratica parlamentare: nel novembre furono indette elezioni che dettero la maggioranza a Karamanlís e al suo partito, Nuova Democrazia, mentre nel dicembre un referendum confermò l'abolizione della monarchia; nel giugno 1975 fu promulgata la nuova Costituzione repubblicana. Dalle elezioni del novembre 1977 emerse vincitore ancora Karamanlís, eletto poi presidente nel maggio 1980. Egli impresse un nuovo indirizzo alla politica estera volto a evitare l'isolamento internazionale della Grecia e a risolvere diplomaticamente i contenziosi con la Turchia: di qui il reinserimento della Grecia nella struttura militare della NATO (1980), dalla quale era uscita nel 1974 durante la crisi di Cipro, e l'ingresso nella CEE (1981). Dopo le elezioni dell'ottobre 1981 divenne primo ministro A. Papandréu, leader del Movimento socialista panellenico (PASOK). Nel marzo 1985 C. Sartzetakis fu eletto alla presidenza della Repubblica, mentre usciva di scena il vecchio Karamanlís. Nel mese di giugno le elezioni politiche furono vinte ancora una volta dal PASOK; tuttavia l'opposizione di destra (Nuova Democrazia) registrò un grosso balzo in avanti che segnalava la perdita di carisma di Papandréu. Sottoposto a tensioni già per il piano economico intrapreso (blocco di prezzi e salari e tagli di bilancio, congiuntamente alla limitazione del diritto di sciopero), verso la fine del 1988 il governo entrò in crisi a seguito dello scandalo che vedeva coinvolto il suo presidente, accusato di corruzione nelle vicende riguardanti la Banca di Creta. Introdotta la modifica del sistema elettorale (da maggioritario in proporzionale), nelle consultazioni del giugno 1989 il PASOK subì una netta sconfitta, cedendo la maggioranza relativa a Nuova Democrazia. Data l'impossibilità di costituire una formazione governativa ideologicamente omogenea, quest'ultima e il Partito comunista diedero vita a una coalizione anomala, a termine, guidata da T. Tsannetakis, con il compito di indagare sullo scandalo: deliberato il rinvio a giudizio di Papandréu, le elezioni, tenutesi (luglio 1989) sotto la presidenza ad interim di Y. Grivas, precedute da una recrudescenza del terrorismo, confermarono i rapporti di forza creatisi in giugno. Ciò consentì la realizzazione di un governo di coalizione e quindi uno “di affari”, composti di soli tecnici e presieduti da X. Zolotas, ex governatore della Banca di Grecia, in attesa di un maggiore chiarimento politico. La vittoria di Nuova Democrazia (aprile 1990) portò alla guida dell'esecutivo C. Mitsotakis e il mese successivo Karamanlís fu nuovamente eletto capo dello Stato. La maggioranza conservatrice, però, si sfaldò ben presto e nel settembre 1993 il Parlamento fu sciolto. Le successive elezioni sanzionarono il ritorno al potere di A. Papandréu. In omaggio al diffuso sentimento nazionalista il leader socialista inasprì i rapporti con la Macedonia e con la stessa Albania nonostante ciò determinasse le rimostranze dell'Unione Europea. Nel frattempo emersero altre formazioni politiche di sinistra, che raccolsero molti consensi, sottraendoli a Nuova Democrazia e al PASOK. Quest'ultimo nonostante la relativa perdita di consensi e alterne vicende che ne indebolirono la compattezza alle elezioni del 22 settembre 1996 si confermò partito di maggioranza. Alla sua guida era succeduto dopo la morte di Papandréu, Kostas Simitis, il quale, europeista convinto, si impegnò particolarmente nel risanamento dell'economia greca con l'obiettivo di portare il Paese, all'inizio del 1999, nell'Europa dell'UEM. Fallito l'ambito traguardo, il governo intensificò la politica di austerità, a cui si oppose una crescente tensione sociale, con un'ondata di scioperi e manifestazioni talvolta violente, e la nascita di una fronda interna di parlamentari per lo più legati alla vecchia guardia del defunto Papandréu e contrari ai sacrifici imposti dalla ristrutturazione economica. Alle elezioni amministrative dell'ottobre 1998 e a quelle europee del giugno 1999, sullo sfondo di un altissimo estensionismo, i conservatori riuscirono a capitalizzare lo scontento popolare con uno spostamento di consensi su Nuova Democrazia, che tuttavia subì anch'essa una spaccatura interna per divergenze sulla politica economica. Alle elezioni anticipate di aprile, sempre dominate dalle questioni economiche legate al rispetto dei parametri per l'ingresso in Europa stabiliti nel 1992 dal Trattato di Maastricht, Simitis fu confermato alla guida del governo. I suoi interventi su disoccupazione e privatizzazione delle imprese statali, oltre alla svalutazione della moneta del 14%, consentivano però in marzo l'accoglimento della richiesta greca di entrare a far parte dell'UEM entro il 1° gennaio 2001. La politica estera della Grecia negli ultimi anni del Novecento, è stata caratterizzata dalla tensione con la Turchia, attenuantasi dopo l'accettazione (dicembre 1999) da parte di Atene della candidatura turca a membro dell'Unione Europea; da divergenze, risolte, con la Macedonia; e dalla crisi politico-militare dei Balcani tra il 1998 e il 1999, in particolare dalla guerra del Kosovo. Al settore dei Balcani i greci continuano a prestare una notevole attenzione col fine dichiarato di rafforzare i rapporti economici e la cooperazione regionale in tema di sicurezza. Malgrado i risultati raggiunti in campo internazionale, all'inizio del 2004 Simitis annunciava sia le elezioni anticipate sia le sue dimissioni dalla leadership del PASOK, che attraversava una significativa crisi di consensi, e, in effetti, nelle elezioni legislative di marzo il PASOK, guidato da G. Papandréou, veniva sconfitto dal partito conservatore Nuova Democrazia, il cui leader, K. Karamanlis, veniva nominato premier. In agosto il Paese ha ospitato le Olimpiadi. Nel febbraio 2005 il Parlamento eleggeva Karolos Papoulias presidente. Nel settembre 2007 si svolgevano le elezioni legislative vinte da Nuova democrazia con il 41,8% dei consensi, mentre il Pasok otteneva il 38%. La novità era rappresentata dal partito di estrema destra Laos che con il 3,8% dei voti entrava in Parlamento. Nel 2008 è stata varata una legge sulla riforma delle pensioni fortemente osteggiata dall'opposizione e dai sindacati. Nel dicembre dello stesso anno, in seguito all'uccisione di un ragazzo da parte di un poliziotto, si scatenavano nel Paese violente proteste di piazza. Nel settembre 2009 il premier Karamanlis indiceva le elezioni anticipate per far fronte alla crisi economica e alla ristretta maggioranza del governo. Queste ultime si svolgevano in ottobre e vedevano la netta vittoria del PASOK di Papandréou che diventava primo ministro, con il difficile compito di far uscire il Paese da una pesante crisi economica e di trovare un nuovo assetto per lo stato sociale. All'inizio del 2010 la crisi finanziaria del Paese restava molto difficile e col passare del tempo anche la situazione sociale andava peggiorando. In maggio l'Unione Europea e l'FMI decidevano di aiutare la Grecia con un prestito, in cambio di un piano di austerità economica varato dal governo di Atene, che scatenava però scontri e proteste nella capitale e in altre città del Paese. Nel 2011, dopo una serie di scioperi generali e forti tensioni sociali, il premier Papandréou proponeva un governo di unità nazionale per far approvare il piano di austerità, ma all'inizio di novembre rassegnava le dimissioni e diventava premier l'economista Lucas Papademos, che formava un altro governo di larghe intese, che in febbraio approvava un nuovo piano per ridurre la crisi economica del Paese. Le elezioni del maggio del 2012 vedevano i partiti tradizionali, socialisti e Nuova Democrazia, perdere parecchi consensi a favore della sinistra radicale (Syriza) e delle formazioni politiche di estrema destra. Nei giorni seguenti i leader politici non riuscivano a mettersi d'accordo per la formazione di un nuovo esecutivo e veniva nominato premier Panagiotis Pikrammenos, in attesa di nuove elezioni, che si svolgevano a giugno. Quest'ultime vedevano il riconsolidamento dei partiti conservatori "pro euro" e portavano a un governo guidato da Antonis Samaras, leader di Nuova Democrazia. Nel 2013 il Paese affrontava un altro anno di recessione e di austerità, con gravi conseguenze sociali dovute in particolare al forte aumento della disoccupazione. Le richieste di tagli ai servizi e all'impiego pubblico imposte da UE, BCE e FMI per concedere aiuti finanziari determinavano un esteso malcontento da parte della popolazione, dimostrato anche in occasione delle elezioni europee del maggio del 2014, che vedevano il successo della coalizione della sinistra radicale SYRIZA (Coalizione della Sinistra Radicale). Nelle elezioni politiche del gennaio 2015 SYRIZA, guidata dal suo leader Alexīs Tsipras, vinceva ottenendo oltre il 36% dei voti e 149 seggi: Tsipras veniva nominato premier. Intanto venivano portati avanti i negoziati tra il Paese e i creditori internazionali, ma con pochi risultati. In giugno il governo decideva di sottoporre con referendum la decisione di accettare o meno le condizioni dei creditori: vinceva il no, ma in seguito all'accordo con l'Europa il premier si dimetteva. Vasiliki Thanou, presidente della corte suprema diventava premier ad interim. Alle successive elezioni di settembre SYRIZA otteneva il 35,4% dei voti, seguito da Nuova Democrazia con 28,26%; Tsipras diventava premier per la seconda volta.

Cultura: generalità

La cultura greca moderna (o neogreca) affonda le sue radici nel periodo in cui il paese fu dominato, pur attraverso alterne vicende, da Bisanzio (396-1453). Allora la popolazione greca rintracciò nelle proprie origini e successivamente in Occidente i modelli con i quali affrancarsi dall'influenza bizantina prima, e turca poi. L'intera storia culturale della Grecia moderna è, infatti, caratterizzata da questi due tratti distintivi: il ricorso alle proprie origini e il costante riferimento al legame, mantenuto e rafforzato nel corso dei secoli, con la cultura dell'Europa occidentale, alla quale quella greca appartiene. Grazie alla sua posizione geografica la Grecia è stata ed è un ponte tra Est ed Ovest, una sorta di ideale via attraverso la quale gli influssi culturali provenienti dall'Europa occidentale defluiscono verso Oriente. Le tradizioni autoctone, che stanno scomparendo parallelamente allo sviluppo della società greca (affermazione del fenomeno dell' urbanesimo e terzializzazione dell'economia), sono perlopiù legate al mondo contadino, in stretta connessione con la sfera religiosa. In Grecia hanno sede venti Università, la più antica è quella di Atene, fondata nel 1837; nel 2004 una nuova sede universitaria è stata inaugurata nella città di Tripoli (Peloponneso). L'intero Paese è cosparso di musei e siti archeologici di importante interesse storico e artistico, dei quali almeno 15 sono protetti dall'UNESCO come il sito archeologico di Delfi (1987), quello di Olympia (1989), di Micene e Tirinto (1999) e la città medievale di Rodi (1988). Ad Atene hanno sede, tra gli altri, il Museo dell'Acropoli (l'Acropoli di Atene è inserita nelle liste UNESCO dal 1987) e il maggior museo archeologico del Paese, il Museo Archeologico Nazionale. In occasione delle Olimpiadi del 2004 è stata effettuata una estesa opera di restauro dei monumenti della capitale, riportati a nuovo splendore, e di valorizzazione dell'intero patrimonio culturale greco.

Cultura: tradizioni

Le tradizioni popolari si differenziano secondo le aree (Macedonia, Grecia, isole Ionie, isole dell'Egeo, Creta, Peloponneso) e hanno ancora una certa vitalità, sebbene tendano a regredire rapidamente nel quadro della disgregazione della società agricola dovuta all'urbanesimo e all'emigrazione. Le feste nuziali, che impegnavano tutta la collettività e duravano almeno tre giorni, tendono ormai anche in campagna a limitarsi al banchetto, eventualmente al ballo, magari protratto per tutta la notte (in Grecia ci si sposa spesso di sera). Viva è invece ancora l'usanza di distribuire un dolce (kòliva) a tutti i vicini per commemorare un defunto. Le tradizioni più tenaci sono però legate alle feste religiose, specie della Settimana Santa e dell'Assunzione, o anche dei patroni. Nella Settimana Santa la tendenza è di tornare al paese d'origine per festeggiare la Pasqua in famiglia. Parte integrante della festa pasquale è il banchetto, a base di agnello allo spiedo (Grecia centrale). L'Assunzione (15 agosto) è pure celebrata in tutta la Grecia in santuari e monasteri. La festa (panighiri) comprende, oltre a una funzione religiosa, un ballo sul sagrato che può durare anche tutta la notte. Una manifestazione legata alla festa dei Santi Elena e Costantino (21 maggio), ma solo tollerata dalla Chiesa, è quella semipagana della festa degli anastenárides (Macedonia), membri di una setta iniziatica che riescono a camminare scalzi sui carboni ardenti senza bruciarsi. In tutte le feste, sia familiari sia religiose, hanno parte preponderante la musica, il canto e la danza. Gli strumenti tradizionali variano da zona a zona e a seconda che appartengano alla tradizione dimotikì (agricola, pastorale e cleftica) o laikì (urbana). Per esempio, il buzuki, specie di grosso mandolino, è lo strumento base della musica laikì (in origine canti della periferia urbana e della malavita); il klarino (specie di flauto), il sanduri (strumento a corde, tese su un piano di legno e suonate con martelletti), il túmbano (tamburo) sono invece caratteristici della musica dimotikì (Grecia continentale, Peloponneso). Tipicamente cretese è la lyra, che si suona con l'archetto come un violino, mentre il mandolino, con cui si eseguono kantades, non destinate al ballo e simili alle canzoni tradizionali italiane, è caratteristico delle isole Ionie. Tra i balli più famosi della tradizione dimotikì sono il tsámikos (Grecia centrale) e il syrtós (di origine isolana, ma diffuso in tutta la Grecia nella forma del kalamatianòs), danze circolari a mani intrecciate, apparentate al colo macedone. Variante laikì della danza in tondo è il chasápikos (ballo dei macellai), mentre il ballos delle isole Ionie, di origine veneziana e risalente al sec. XIII, è danzato da otto coppie. L'abbigliamento tradizionale sopravvive in qualche residuo: a Creta, le caratteristiche brache a sbuffo del costume isolano (fufules) sono state sostituite (dove sopravvive il gusto dell'abito tradizionale) da pantaloni da cavallerizzo portati con gli stivali. Nelle isole, i vecchi portano ancora la fascia di lana arrotolata in vita, in luogo della cinghia. È invece completamente scomparso il tipico costume della Grecia continentale, codificato nella divisa delle guardie d'onore, gli Évzones o euzoni (gonnellino di lana bianca pieghettato, o fustanella; camicia bianca con le maniche larghe; bolero blu ricamato; calze lunghe di lana bianca; tsaráchia, le babbucce con la punta arcuata e ornata da un pompon; fez rosso con una nappa, o funda). Per quel che riguarda le donne, a parte le gonne arricciate, lunghe e scure delle vecchie contadine, sopravvive nelle campagne l'uso dei due fazzoletti sovrapposti: l'uno, incrociato dietro la nuca e poi attorto e legato in modo da incorniciare il viso, che si porta anche in casa, e il secondo – per proteggere dal sole – molto abbassato sulla fronte, incrociato sotto il naso e legato molle al sommo del capo, in modo che si vedano solo gli occhi. L'artigianato, originariamente legato alla confezione degli abiti e del corredo per il letto e la casa, è ora limitato (salvo quello semindustriale legato al turismo) alla tessitura di tappeti di vario tipo, di magnifiche coperte tipo mongolia e, nelle isole, alla fabbricazione di pizzi simili a quelli veneziani (Rodi, Samo). Diffusa anche la lavorazione di pelle, cuoio e pellicce (Castoria). Un'attenzione particolare va dedicata alla cucina, ai vini e ai liquori. § La cucina ellenica attuale è il frutto di molteplici tradizioni locali e altrettanto numerose influenze esterne, specie turche e veneziane. Dai quattro secoli del dominio turco, per esempio, la cucina greca ha ereditato lo tzatziki (crema di cetrioli e yogurt), la musakàs (a base di melanzane) e i suvlakia (spiedini di carne, che possono essere avvolti in una pizza e conditi con fettine di cipolla). Tra i primi piatti più popolari ricordiamo il “pastitsio” (pasta al forno coperta di formaggio e di besciamella), i pomodori ripieni e il pesce fresco alla griglia. Il piatto forte della dieta greca, famosa anche a livello internazionale, è l'onnipresente horiatiki salata (insalata greca), con lattuga, cocomero, pomodori, formaggio feta e olive. Piatti tipici sono anche gli arrosti, allo spiedo o al forno: caratteristici i kokoretsia (frattaglie avvolte e legate in interiora di agnello), lo splinàndero (interiora farcite di milza e fegato ovino) e lo ghiouvetsi (arrosto con contorno di riso o pastina). Ottimi i dolci tra cui i kourambiedes (dolci allo zucchero ripieni di mandorle), i melomakarona (dolci alla cannella e miele ricoperti con pistacchi) e i kataifi (sfoglia ripiena di mandorle); in Grecia vengono inoltre prodotte ottime marmellate, per esempio la masticha al gusto di vaniglia e pistacchio (tipica produzione dell'isola di Chio). Lo yaourti (yogurt) è un alimento caratteristico della cucina greca, incluso in tutti i menù. Tra le bevande, tipico il vino bianco resinato (retsina), i vini dolci come il Samos e il Mavrodafni e l'ouzo, una specie di anice molto usato come aperitivo, allungato con acqua. Infine un posto speciale lo detiene il “caffè greco”, la bevanda nazionale, eredità lasciata al paese dalla dominazione ottomana e, fino all'invasione turca di Cipro del 1974, chiamato “caffè turco”; viene servito in una tazzina piccola con i fondi e senza latte.

Cultura: letteratura. Letteratura neogreca e bizantina, i canti popolari

Gli inizi di una letteratura neogreca con caratteristiche distinte da quella bizantina, cioè una lingua e una forma proprie, sono rintracciabili sin dal sec. X, anche se fino al 1453 e oltre si può riscontrare ancora la convivenza di entrambe. La letteratura neogreca nasce e si sviluppa durante l'Impero bizantino e si concretizza inizialmente in un poderoso corpo di canti, per lo più tramandati oralmente. Si tratta di canti popolari che traggono origine dall'esperienza quotidiana e che sono intimamente legati alla cultura della Grecia antica di cui sono diretti discendenti. Questi canti si dividono in tre cicli diversi. Il primo comprende quelli il cui tema di base riguarda la vita in genere: canti nuziali, ninnananne, canti di festa (chelidonìsmata) e d'amore, mirologi, canti dell'esilio, del lavoro ecc. Il secondo ciclo è composto dalle Paralogès, brevi composizioni di tipo romanzesco ed epico, la cui antichissima provenienza è testimoniata dal ritrovamento di analoghi miti e canzoni nelle culture di altri popoli indoeuropei. Una delle più famose è il Canto del fratello morto che, con la sua diffusione in tutta la Penisola Balcanica, ha reso celebre il tema antichissimo del ritorno dall'Ade di un defunto per ottemperare a un giuramento. Infine il terzo ciclo, cui appartengono canti con un marcato carattere storico, tra cui il nutrito e importante gruppo dei canti acritici. Il ciclo acritico è formato da composizioni in versi che descrivono la vita militare ai confini dell'Impero. Da questo ciclo, successivamente, un ignoto e dotto letterato, forse monaco, ha tratto spunto per un intero poema, il Dighenìs Akrìtas. L'opera, che ha radici storiche ormai accertate, costituisce la maggiore espressione della letteratura neogreca di età bizantina e ha esercitato una grande influenza sulle successive creazioni popolari ispirate specialmente all'episodio della morte dell'eroe. Allo stesso periodo appartengono altre opere di carattere molto diverso, come le Poesie Prodromiche, sei composizioni satireggianti in lingua popolare attribuite a più di un letterato della corte dei Comneni (sec. XII), tra i quali il più conosciuto è Teodoro Prodromo che, attraverso la narrazione delle sue tribolazioni, ricostruisce un quadro della vita cittadina nell'Impero bizantino. Notevoli sono alcuni poemi parenetico-didascalici: lo Spaneas, direttamente influenzato da uno scritto isocrateo; i Versi Grammatici di M. Glikàs; lo Ptocholeon. L'impulso religioso del tempo è presente in buona parte della produzione letteraria, con una serie di testi di argomento anche satirico e parodistico (Filosofia del beone, Cerimonia dell'imberbe, Leggenda dell'asino onorato). È bene inoltre ricordare il genere letterario della cronografia, diffuso anche tra il pubblico meno colto (Battaglia di Varna, Cronaca dei Tocco), e, infine, quello naturalistico (Porikologos, Psarologos, Prosaica narrazione dei quadrupedi, Pulologos, molto simile al precedente, Fisiologos, prototipo di questo tipo di componimenti).

Cultura: letteratura. Le influenze letterarie dell'Occidente

Nel sec. XIII la Grecia si apre alle influenze letterarie dell'Occidente, incorporando motivi, forme metriche e temi soprattutto dalla Francia e dall'Italia. Rappresentativi di questo periodo (1204-1453) sono la Cronaca di Morea, di interesse prettamente storico e linguistico, che narra l'occupazione del Peloponneso da parte dei Franchi e che rispecchia gli ideali della vita cavalleresca importati dalla Francia; l'Achilleide, romanzo mitologico-cavalleresco la cui struttura segue da vicino quella del Dighenìs; un gruppo di romanzi in versi politici (Imberio e Margarona, Florio e Plaziaflora, Callimaco e Crisorroe, Beltandro e Crisanza, Libistro e Rodamne), tutti datati tra i sec. XIV e XV, di influenza prettamente occidentale ma fortemente impregnati di un'atmosfera ellenica, con numerosi elementi della cultura e della tradizione orientale. Dal punto di vista linguistico, essi rappresentano il risultato dell'incontro tra elementi popolari e dotti.

Cultura: letteratura. La crisi della cultura continentale

Con la caduta di Costantinopoli (1453) si apre uno dei periodi più bui della letteratura neogreca, durante il quale si ha una flessione della produzione letteraria nella Grecia continentale. La cultura rimane appannaggio di quei pochi intellettuali rimasti in patria, come G. Etolo, C. Lùkaris, M. Kastorianòs, V. Stavrinòs ecc. La produzione letteraria è costituita essenzialmente da opere di argomento teologico o filosofico, cronografie in lingua demotica (cioè popolare) e lamenti sulla caduta di Costantinopoli. La maggior parte dei dotti, invece, si sparge per l'Europa, alla ricerca di uno spazio culturale più consono alle proprie esigenze, diffondendo ovunque opere antiche e moderne che forniscono materiale di enorme importanza a movimenti culturali come Umanesimo e Rinascimento. L'esodo si verifica soprattutto verso Venezia, che da sempre aveva stretti legami con l'Eptaneso e Creta, ma anche verso altre città d'Italia. Si formano consistenti comunità greche, si fondano scuole (la Cottoniana e la Flanghiniana a Padova e Venezia; il Collegio Greco a Roma) e si aprono tipografie, come quella di Manuzio a Venezia, che stampano esclusivamente testi greci. Gli intellettuali che gravitano intorno a queste comunità sono numerosi; ne citiamo solo alcuni: G. Trapezunzio (1396-1486), M. M. Margunio (1549-1602), N. Sofianòs (XVI sec.), L. Allacci (1586-1669), M. Kariofillis (1565-1635), Th. Koridalléos (1565-1635), i fratelli Làskaris. Nei sec. XVI e XVII, mentre nella Grecia continentale la cultura langue e l'attività letteraria è soprattutto in mani ecclesiastiche e destinata alla conservazione e alla riproduzione, sulle isole fiorisce una letteratura viva e popolare in lingua demotica. Per la loro strategica posizione, le isole dell'Egeo erano il ponte tra Est e Ovest, punto d'incontro tra la rozza cultura asiatica e l'Umanesimo occidentale. La fusione tra le due culture avviene sia nei contenuti, con l'adozione di temi tipicamente italiani e francesi, sia nella forma, con l'uso ormai non più episodico della rima e del metro occidentali. Gli esempi più rappresentativi di questa fioritura sono riscontrabili a Cipro, Rodi e Creta. A Cipro dominano i nomi di L. Machieràs e G. Bustronios con le loro cronache degli avvenimenti dell'isola lungo tutto il sec. XV. Ricordiamo inoltre la Canzone di Arodafnusa e una traduzione del Canzoniere di Petrarca, opera di un ignoto cultore delle lettere italiane. A Rodi spicca il nome di E. Georgilla, autore di La peste di Rodi e Interpretazione storica di Belisario. Ma è a Creta che si possono riscontrare le opere migliori di questo periodo. Tra i nomi più importanti ricordiamo quello di L. Della Porta e di S. Sachlikis, entrambi noti per alcune opere di carattere morale; Bergàdis, M. Faliero, I. Pikatoros e M. Defaranas, per le opere accomunate dal ricorso al tema del sogno; E. Sklavos, A. Achelis e M. Zane Bunialìs, per le opere di argomento storico. Inoltre vi è un nutrito gruppo di componimenti che appartengono al cosiddetto teatro cretese, alcuni dei quali sono di V. Kornáros e G. Chortatzis, i due maggiori poeti di Creta. Vanno perciò ricordate alcune tragedie (Re Rodolino, Zenone, Erofile, Evjena), alcune commedie (Panoria, Stathis, Katsurbos, Fortunatos), un dramma religioso (Il sacrificio di Abramo) e infine due opere di carattere epico-lirico, la Bella pastora e l'Erotòcrito, maggiormente rappresentative della letteratura cretese poiché racchiudono tutti gli aspetti presenti nelle opere sopra citate: influsso italiano, metrica occidentale, forte atmosfera ellenica. Con la caduta di Creta nelle mani dei Turchi (1669) tutte queste opere vengono portate nelle isole dell'Eptaneso, dove una certa attività letteraria continua anche se in maniera limitata.

Cultura: letteratura. Il secolo dei fanarioti (1669-1774)

Dal 1669 al 1774 si ha il cosiddetto secolo dei fanarioti. In questo periodo la cultura greca si trova ancora in una situazione di stasi, anche se i primi segnali di rinnovamento sono evidenti, per esempio, attraverso la moltiplicazione delle scuole. L'attività letteraria si sviluppa per lo più nelle comunità greche all'estero (Venezia, Trieste, Roma) e in particolare tra i fanarioti dei principati danubiani. Un esempio di questa tendenza è la silloge poetica Fiori di pietà (1704), composta dagli studenti della Scuola Flanghiniana di Venezia, tra i quali spicca la figura di E. Miniatis (1669-1714): è un'opera di squisita qualità artistica, molto influenzata dal barocco italiano. Ma la produzione poetica in generale è piuttosto scarsa: tutto il secolo è antipoetico, e prevale l'impulso verso la conoscenza e non verso l'arte in sé. È il secolo dell'Illuminismo e la sete di conoscenza porta alla diffusione di opere soprattutto scientifiche. Fa eccezione la personalità di K. Daponte (1714-84), unica voce poetica del periodo, con lunghe composizioni didattiche e moraleggianti (Lo specchio delle donne, Il giardino delle Grazie). Per il resto circolano libelli, traduzioni, opere scientifiche ed ecclesiastiche spesso in lingua arcaicizzante (katharéyusa). Ma gli ideali dell'Illuminismo pongono sul tappeto il problema dell'uso di una lingua comprensibile a tutti. In questa direzione si muove E. Vúlgaris (1716-1806), intellettuale libertario, responsabile della diffusione dell'opera di Voltaire in Grecia e pieno di fiducia, come molti suoi connazionali, nella politica di Caterina di Russia per la liberazione della sua patria. Il problema della lingua era particolarmente sentito tra gli intellettuali greci, sia per l'enorme differenza ormai creatasi tra la lingua comunemente parlata e quella utilizzata negli ambienti colti, sia perché intimamente legato al problema dell'identità nazionale e quindi a quello dell'occupazione straniera. L'uso di una lingua comune avrebbe favorito la nascita di una letteratura veramente nazionale e la formazione di una coscienza, accelerando così il processo di liberazione. Questo pensavano gli intellettuali più illuminati del periodo, come I. Misiòdakas (ca. 1730-1800), noto per aver dato dignità a una disciplina relativamente nuova, la pedagogia, D. Katartzìs (ca. 1730-1807), intellettuale progressista, con il quale si può cominciare a parlare di storia della lingua. L'Illuminismo attecchisce a tal punto tra gli intellettuali, che crea una vera e propria moda che influenza anche la formula stessa del libro. Prodotto di questa tendenza è l'Anonimo del 1789, un libello in forma narrativa, imbevuto dello spirito e del pensiero di Voltaire. Inoltre si ha una forte spinta nell'attività letteraria con numerose traduzioni di opere straniere, con la pubblicazione di nuovi vocabolari e con la nascita di una nuova concezione della storiografia. Lo storico G. Zaviras (1744-1804) è un esempio di questo filone della cultura greca di fine secolo. Spicca la figura di Rígas Feréos (1757-98) che con la sua instancabile attività letteraria e politica in senso nazionalista e progressista ha contribuito enormemente alla creazione di un movimento di liberazione; di Rígas si ricorda anche il famoso Inno in lingua demotica, che rimane fondamentale nella storia e nella letteratura neogreche. L'attività letteraria della seconda metà del sec. XVIII si muove ancora esclusivamente in ambiente fanariota; la poesia si ispira prevalentemente al neoclassicismo con conseguenze dirette anche per la lingua. I maggiori esponenti di questa generazione sono D. Fotinòs (1777-1821), ricordato anche per alcune opere storiche e per una parafrasi in versi dell'Erotòcrito; M. Perdikaris (1766-1828), autore di una satira della società del tempo, rivolta sia contro la nobiltà e il clero, sia contro i progressisti; G. Sakellarios (1765-1838), personaggio particolare a metà tra il preromantico e il neoclassico, noto per aver introdotto Shakespeare in Grecia e per un carteggio in versi con Perdikaris. Un posto a sé meritano due figure del periodo per la loro posizione progressista nei riguardi del problema della lingua e per la qualità della loro produzione poetica; si tratta di A. Christópulos (1772-1847) e di I. Vilaràs (1771-1823). Il primo è considerato il maggiore poeta della generazione ed è ricordato fra l'altro per l'uso di un demotico molto elegante, del tutto estraneo alla tradizione dei canti popolari. Il secondo è noto per un'opera di carattere linguistico, la Lingua Romaica, e per il legame strettissimo con le autentiche espressioni della cultura popolare. Ma la figura più grande sia per il lavoro da lui svolto in campo filologico, sia per l'infaticabile attività di propaganda politica ispirata al nazionalismo, rimane indubbiamente quella di A. Koraís (1748-1833), convinto della necessità di liberare la Grecia dall'occupazione turca attraverso la rivalutazione e lo studio sistematico dell'eredità classica, considerata fonte di luce per il rafforzamento della coscienza nazionale. Intellettuale dalla poderosa erudizione, influenzato dall'Illuminismo, Koraís è portato dalla sua cultura classica alla ricerca di una via di mezzo, dell'equilibrio e dell'armonia in tutte le cose, anche nella questione linguistica, in merito alla quale egli assume una posizione progressista, proponendo però soluzioni spesso fraintese e scambiate per conservatrici. Oltre a numerosi seguaci e ammiratori, tra cui K. Kumas (1777-1836), Th. Farmakidis (1784-1860), A. Psalidas (1764-1829), le opinioni di Koraís sulla lingua gli procurano molti oppositori, tra cui A. Parios (ca. 1725-1813), P. Kodrikás (1762-1827), N. Dukas (1760-1845).

Cultura: letteratura. La "Scuola eptanesiaca" e il ritorno della poesia

Alla fine del Settecento, dopo la Rivoluzione francese, anche in Grecia si ha una svolta verso la conservazione; le opere di Voltaire vengono messe al bando e si apre una frattura tra la Chiesa greca, conservatrice da sempre, e i fanarioti, affascinati invece dagli ideali dell'Illuminismo. Il ritorno della poesia sulla scena letteraria avviene all'inizio dell'Ottocento con la cosiddetta “Scuola eptanesiaca”. L'Eptaneso, rimasto sotto Venezia fino al 1797, era stato occupato dai Francesi e successivamente dagli Inglesi. Aveva sempre mantenuto un ambiente culturale più indipendente, maggiormente rivolto verso la cultura europea, ma anche più legato alle tradizioni popolari del Paese. Già alla fine del Settecento si levavano da qui alcune autentiche voci popolari, che preludevano a una successiva maturazione della poesia eptanesiaca: Th. Danelakis (1775-1828), N. Kutuzias (1746-1813), A. Martelaos (1754-1819), autore di versi ardentemente ispirati all'amore per la patria. Tra i maggiori rappresentanti della scuola eptanesiaca ricordiamo A. Kálvos (1792-1869), che esprime il suo sentimento patriottico in odi dallo stile classicheggiante, in lingua demotica frammista a forme e vocaboli antichi. Le sue poesie risentono dell'influsso foscoliano ma non raggiungono una grande diffusione tra i contemporanei. Kálvos, infatti, è stato riscoperto molto più tardi e finalmente rivalutato da un saggio di K. Palamâs. Con D. Solomós (1798-1857), padre della moderna poesia neogreca e cantore della rivoluzione greca, la poesia eptanesiaca si tinge di colori romantici e acquista piena dignità artistica e letteraria in una nuova sintesi degli elementi della tradizione popolare. Il nome di Solomós è legato all'Inno della libertà, divenuto poi inno nazionale, e a Liberi Assediati, un poema patriottico ispirato dall'assedio di Missolungi. Tutte le altre opere sono rimaste incompiute e talvolta addirittura solo abbozzate, per via della sua parossistica tendenza all'autocritica e alla riflessione, causata forse in parte dalla non completa dimestichezza con la lingua madre (aveva vissuto molti anni in Italia). Le sue poesie traggono in buona parte spunto dall'Epopea cleftica, un gruppo di canti che celebrano le gesta dei clefti, protagonisti della guerra di liberazione. Dopo il 1821 molti, letterati e non, sentono il bisogno di scrivere le memorie per comunicare le impressioni suscitate in loro da quell'indimenticabile periodo. Tra gli autori più rappresentativi ricordiamo P. Skuzès (ca. 1773-1863), A. Gèrontas (1785-1862) e N. Vamvas (1776-1855) per le cronache della rivoluzione; I. Makrijannis (1797-1862), che è tra i migliori scrittori di memorie dell'epoca, Fotakos (1798-1878) dallo stile semplice e non affettato, Th. Kolokotrónis (1770-1843), eroe della rivoluzione; e infine K. Paparrigópulos (1815-91) che viene ricordato per una voluminosa opera che ripercorre la storia della Grecia dall'antichità fino ai suoi giorni.

Cultura: letteratura. Il Romanticismo

Il Romanticismo in Grecia è generalmente fissato tra il 1830 e il 1880 e si sviluppa sulla scia di quello francese, soprattutto in ambiente fanariota. I temi utilizzati sono piuttosto comuni a tutti i poeti della prima e della seconda generazione: amore, patria, libertà, natura. I fanarioti della prima generazione, eredi e rappresentanti della tradizione bizantina, scrivono le loro opere in lingua arcaicizzante, rafforzando così una tendenza riscontrabile anche successivamente nella cosiddetta scuola ateniese. Alla prima generazione appartengono I. R. Nerulòs (1778-1850), noto per un'opera teatrale che satireggia la lingua di Koraís; I. R. Rangavís (1779-1855), autore di opere teatrali di stile neoclassico e di liriche ispirate al Romanticismo; suo figlio, A. R. Rangavís (1809-92), dinamico uomo politico ed eclettico scrittore anche in demotico; A. Sutsos (1803-63), famoso per le satire politiche; suo fratello P. Sutsos (1806-68), poeta lirico ed elegiaco; I. Tantalidis (1818-76), rappresentante della cultura fanariota a Costantinopoli e autore di poesie in volgare. Dopo la rivoluzione, l'attività letteraria si sposta ad Atene; le comunità greche all'estero perdono importanza, mentre le altre province del Paese soffrono della mancanza di scuole. Ad Atene, infatti, si concentra l'attività della seconda generazione romantica (scuola ateniese), di cui fanno parte Th. Orfanidis (1817-86), poeta e critico, autore di poesie epico-liriche e satiriche; D. Valavanis (1824-54), di cui rimangono poche opere dal tono elegiaco, anche in demotico; I. Karasutsas (1822-73), autore di poesie di argomento idillico; D. Paparrigópulos (1843-73), poeta, filosofo e storico dai toni enfatici e dai temi commoventi e tendenti al pessimismo; S. Vasiliadis (1845-74), che usa uno stile elegante per temi classici e scrive prose e critiche su argomenti sociali e spirituali; D. Vernardakis (1834-1907), filologo, storico e grande drammaturgo dell'epoca; Á. Vlachos (1838-1920), noto per le sue traduzioni di opere teatrali straniere e per l'impulso dato al teatro con la sua attività di direttore del Teatro Reale di Atene; e infine A. Paráschos (1838-95), considerato il poeta romantico per eccellenza, famosissimo e molto amato dai suoi contemporanei. Mentre la cultura si concentra ad Atene e le altre province languono, l'Eptaneso sforna poeti di grandi qualità sia grazie all'università, la famosa Accademia Ionia, sia grazie all'eredità di Solomós. Questi poeti riprendono tematiche e forme artistiche proposte dal maestro; così fanno A. Mátesis (1794-1875) e I. Tipaldos (1814-83), considerato il più tipico continuatore dello spirito di Solomós. Un particolare di rilievo è l'assenza quasi totale della prosa tra questi cantori imbevuti di spiritualità e idealismo: la loro produzione è solo poetica. Essi inoltre sfuggono alla generale tendenza all'uso della lingua arcaicizzante. Tra questi ricordiamo ancora I. Polilás (1826-96), esponente principale della critica neoellenica con i suoi Prolegomeni alle opere di Solomós, oltre che ottimo traduttore di Shakespeare e Omero; e G. Kalosguros (1849-1902), anch'egli critico e traduttore oltre che poeta di buona qualità. Ad alcuni poeti eptanesiaci va il merito di aver portato ad Atene elementi della tradizione poetica dell'Eptaneso, rivitalizzando una scuola letteraria altrimenti destinata a finire. Tra questi emergono G. Tertsetis (1800-74), G. Markorás (1826-1911), A. Valaorítis (1824-79), che si distacca dalla tradizione eptanesiaca per accostarsi a quella cleftica, e A. Laskarâtos (1811-1901), con versi di satira sociale, contro il clero e i costumi del tempo. Nello stesso periodo riprende vigore anche la prosa e, sull'onda della diffusione del romanzo in Europa, anche in Grecia si rafforza l'interesse per questo genere letterario, considerato dagli intellettuali un mezzo adatto all'espressione della coscienza nazionale; si traducono romanzi da altre lingue e si utilizza ancora una volta la katharéyusa. I maggiori esponenti di questo filone sono S. Xenos (1821-94), ricordato per aver introdotto il romanzo storico in Grecia; P. Kalligás (1814-96), autore del primo romanzo sociale, caratterizzato da una certa attenzione per la psicologia dei personaggi e per i costumi dell'epoca; D. Vikélas (1835-1908); E. Roídis (1835-1904), grande critico letterario e autore di un famoso romanzo in lingua arcaicizzante, La Papessa Giovanna, che fece molto scalpore e fu condannato dalla Chiesa. La diffusione dei concorsi poetici all'interno delle università favorì lo sviluppo della critica letteraria e una nuova spinta all'uso del demotico. Tra i critici dell'epoca sono da menzionare, oltre a Roídis, K. Asopios (1785-1872) e S. Kumanudis (1818-99). I concorsi universitari incentivavano anche la produzione poetica, contribuendo alla diffusione del genere tra il vasto pubblico. Alcune opere nate in questo contesto meritano di essere ricordate: La voce del mio cuore, di D. G. Kambùroglos (1852-1942), silloge lirica in demotico dai toni familiari e antiromantici; Vipere e tortorelle, di I. Papadiamantòpulos (1856-1910), annuncio di una poesia ormai rinnovata, sulle cui orme si incamminarono i poeti della generazione successiva. Quest'ultima rappresenta un enorme passo avanti nella letteratura neogreca, una nuova alba della poesia di ispirazione popolare imperniata sull'uso, ormai definitivamente accettato, della lingua demotica.

Cultura: letteratura. La generazione del 1880

La produzione poetica dell'ultimo ventennio del sec. XIX è caratterizzata da un abbassamento dei toni, non più altisonanti, e dalle tematiche non più patriottiche ma ispirate alle gioie quotidiane, alla casa, alla semplicità. Proliferano i periodici letterari, che ospitano sulle loro pagine le giovani leve della poesia, come N. Kambás (1857-1931), soddisfacendo così le esigenze spirituali sia del pubblico sia degli artisti. E infine l'attenzione si canalizza verso le nuove correnti poetiche provenienti dall'estero come il parnassianesimo, seguito, per esempio, da G. Drosìnis (1859-1951), e nuovi studi come l'etografia, incentivata da N. Polítis (1852-1921), fanno la loro comparsa. Questa è anche l'epoca in cui la questione linguistica torna d'attualità e la battaglia in favore del demotico viene portata avanti da illustri esponenti della cultura come I. Psicharis (1854-1929), il quale individua nel problema linguistico un problema sociale: lingua e patria si identificano, perciò la vittoria del demotico non può che portare al riscatto dell'ellenismo. Bisogna dire comunque che di fronte alla gravità del problema molti letterati rimangono incerti e una diglossia è in parte ancora riscontrabile. Tale è il caso di G. Viziinós (1849-96), che ha introdotto il racconto psicologico; A. Provelenghios (1850-1936); I. Polémis (1862-1924), poeta dai toni sentimentali e malinconici; K. Kristállis (1868-94), fortemente influenzato da Valaorítis e dalla tradizione dei canti popolari; A. Pállis (1851-1935), famoso per una curiosa traduzione di Omero che modernizza l'antico poema epico; A. Eftaliòtis (1849-1923) che, dopo aver cominciato a scrivere in katharéyusa, si orienta sulle posizioni di Psicharis. Anche la prosa attraversa un periodo di rinnovamento, grazie alla maggiore indipendenza dal Romanticismo ateniese, e si arricchisce delle scoperte dell'etografia e delle moderne correnti letterarie del realismo e del naturalismo. I maggiori rappresentanti di questa generazione di prosatori sono A. Moraitídis (1851-1929), M. Mitsakis (1868-1916), con novelle in demotico, e A. Papadiamándis (1851-1911) che, pur collocandosi nell'ambito della tradizione popolare e religiosa, si serve unicamente della katharéyusa per i suoi numerosissimi racconti. Ma senza dubbio la figura di maggior rilievo della “generazione del 1880” è quella di K. Palamâs (1859-1943) che, per profondità di ispirazione e fedeltà al magistero dell'arte, è unanimemente considerato un pilastro della letteratura della Grecia moderna. Le sue poesie sono ricche di echi della tradizione popolare e non sfuggono alle influenze del parnassianesimo e del simbolismo. Il suo ideale di poesia è costituito da un'unità che racchiuda tutti i principali elementi della tradizione culturale dell'ellenismo, dall'antichità fino alla scuola eptanesiaca. Con lui la battaglia per la lingua si conclude con l'indiscusso trionfo del demotico come lingua nazionale con il chiaro riconoscimento da parte delle nuove generazioni. Sulla stessa linea si muovono altri che, pur conseguendo risultati artistici di notevole livello, non hanno la statura del grande poeta. Si tratta di K. Chatzòpulos (1868-1920), il più importante rappresentante del simbolismo greco ed editore del famoso periodico di avanguardia Techni; L. Porfíras (1879-1932), nostalgico e malinconico, dai toni crespuscolari; I. N. Gripáris (1872-1942), che fonde elementi della tradizione fanariota con le nuove correnti del simbolismo e del parnassianesimo; M. Malakásis (1869-1943), dai toni elegiaci e dallo spiccato senso del ritmo e della melodia del verso; Z. Papantonìu (1877-1940), critico e autore di libri per l'infanzia; infine gli ultimi rappresentanti della scuola eptanesiaca, il già citato G. Markorás (1826-1911) e L. Mavilis (1860-1912). La prosa di questo periodo è caratterizzata da uno spiccato interesse sociale; la diffusione delle teorie socialiste introduce in Grecia i romanzi dei grandi scrittori sovietici, ai quali molti letterati greci si rifanno. Sono da menzionare: I. Kondilákis (1861-1920) che, influenzato dal naturalismo di Zola, scrive novelle ispirate alla vita popolare di Creta; A. Karkavítsas (1866-1922), autore di efficaci bozzetti realistici sulla vita di pescatori e diseredati e la loro difficile lotta per la sopravvivenza; G. Vlachojannis (1868-1945); K. Theotokis (1872-1923) che, con grande finezza psicologica e un certo qual verismo verghiano, analizza la vita agreste sottolineandone gli aspetti più gretti e meschini; G. Xenópulos (1867-1951), creatore del romanzo sociale e fondatore, insieme a K. Christomanos (1867-1911), del teatro moderno; D. Vutirás (1872-1958); e, infine, D. Kokkinos (1884-1967), che ha contribuito in maniera determinante alla creazione del romanzo borghese. Dopo l'esempio di Palamâs e dopo la vittoria della lingua demotica, le nuove generazioni poetiche trovano un terreno quanto mai fertile e in un certo senso anche una tradizione artistica più o meno consolidata. Inoltre possono giovarsi delle esperienze culturali maturate all'esterno in questo periodo di fervida attività letteraria, tentando tra l'altro di introdurre elementi dotti nella tradizione ellenica. Sono molti i personaggi di grande levatura artistica la cui fama ha oltrepassato i confini. Si pensi, per esempio, a N. Kazantzákis (1882-1957) o a Á. Sikelianós (1884-1951) che, nel desiderio di creare una sintesi tra correnti poetiche francesi ed elementi dotti della tradizione nazionale, si fa interprete dell'“idea delfica”, tesa a ridare alla città di Delfi il ruolo di centro di cultura internazionale. Ricordiamo poi K. Várnalis (1884-1974), K. Uránis (1890-1953), Mirtiótissa (1881-1968), poetessa dall'ispirazione marcatamente sentimentale, e R. Filiras (1889-1942). Personalità del tutto singolare è quella di K. Kaváfis (1863-1933), poeta non degnamente apprezzato dal pubblico se non dopo la morte. Uno dei grandi del Novecento, le sue liriche epigrammatiche dal tono narrativo traggono ispirazione dalla storia antica o da eventi autobiografici; caratteristica anche la lingua usata, un demotico misto a vocaboli dialettali costantinopolitani ed espressioni classicheggianti, il tutto plasmato in maniera antiretorica.

Cultura: letteratura. Il Novecento, impegno sociale e sperimentalismo

Dopo un movimentato periodo storico caratterizzato dal susseguirsi di conflitti militari (guerre balcaniche, prima guerra mondiale) si assiste a una generale crisi dei valori tradizionali all'interno della società greca, crisi alla quale neanche i letterati riescono a sfuggire. Si diffonde un atteggiamento di sfiducia nei confronti della vita e un sentimento di impotenza rispetto ai grandi problemi dell'epoca. La poesia di questo primo dopoguerra si tinge di colori simbolisti, ermetici e surrealisti e ripudia ogni tipo di costrizione metrica come la rima; i temi sono quelli legati all'esistenza individuale. C'è chi esprime il suo stato d'animo attraverso il sarcasmo, come K. Kariotákis (1896-1928), e chi cerca qualche certezza nella religiosità, come T. Papatsonis (1895-1976); chi si abbandona alla suggestione e al pessimismo, come T. Agras (1899-1944), chi si fa prendere dai propri problemi esistenziali, come G. Sarandaris (1908-41); o, ancora, chi soccombe in un mondo di contraddizioni e di rapidi cambiamenti, come M. Poliduri (1902-30). Anche nella prosa c'è un certo rinnovamento nei temi e l'atmosfera bellica permea fortemente la produzione letteraria degli scrittori degli anni'20. Nel decennio successivo la produzione narrativa fu segnata dalla dittatura di Metaxàs e dalle limitazioni di espressione che ne conseguirono. Tra i personaggi più rilevanti di questa generazione ricordiamo: K. Polítis (1888-1974), scrittore dallo stile vivo e sensibile e dai molteplici contenuti; G. Theotokás (1906-66); A. Tertzakis (1907-79), autore di opere in cui denuncia la crisi della famiglia borghese; Th. Kastanákis (1901-67); M. Karagátsis (1908-60), autore di romanzi di ispirazione freudiana; P. Prevelákis (1909-86); G. M. Panajotòpulos (1901-82), insigne critico letterario e poeta, oltre che narratore; S. Mirivílis (1892-1969), autore di storie di guerra e drammi quotidiani espressi con un linguaggio ricco e vivace; I. Venezís (1904-73) e infine M. Ludémis (1912-77), aurore di opere autobiografiche in cui testimonia le esperienze del carcere e del confino. Nell'ambito della poesia si affacciano alla scena letteraria diversi personaggi dall'elevata statura poetica e dalla spiccata tendenza alla sperimentazione, ricordati come “la generazione degli anni Trenta”. La loro comparsa si deve anche al periodico Ta nea grammata, fondato nel 1935 da A. Karandónis (1910-82) e G. Katsímbalis (1899-1978), che ha ospitato sulle sue pagine le produzioni giovanili di questi poeti di fama ormai europea. Si tratta di G. Seféris (1900-71), premio Nobel nel 1963, che risente dell'influenza di T. S. Eliot; I. Ritsos (1909-90), profondo ammiratore di Majakovskij, le cui poesie rappresentano il suo contributo alla soluzione del problema dell'identità storica del popolo greco. Influenze della guerra sono riscontrabili anche nelle liriche di O. Elitis (1911-96), premio Nobel nel 1979, che ha contribuito alla diffusione del surrealismo in Grecia insieme a A. Embirìkos (1901-75) e a N. Engonòpulos (1910-85). Tra gli esponenti del surrealismo greco ricordiamo ancora N. Vrettakos (1911-91), N. Gátsos (1915), M. Sachturis (n. 1919) e N. Karúzos (1926-90). Allo stesso periodo appartengono alcuni poeti della cosiddetta scuola di Salonicco, tra i quali citiamo i più importanti: G. Vafòpulos (n. 1904), T. Varvitsiotis (n. 1916), G. Thémelis (1900-76) e G. Ioannu (1927-85). Nel panorama della poesia moderna spiccano le figure di avanguardia di alcuni artisti che tentano un rinnovamento delle forme e dei temi non senza un certo anticonformismo; si tratta di N. Kavadias (1913-75) che si rifà al cosmopolitismo di Uranis; M. Dimakis (1917-80), esponente del cosiddetto realismo lirico; R. Bumi-Papà (1906-84), poetessa impegnata politicamente, collaboratrice della rivista di sinistra Elèfthera grammata (1945-50). Inoltre, ricordiamo tre poeti accomunati dall'interesse per i problemi sociali e dal rifiuto della società borghese in nome di un marxismo non del tutto ortodosso: A. Alexandru (1922-78), T. Patríkios (n. 1928) e M. Anagnostakis (n. 1925-2005). Dal secondo dopoguerra in poi, il ruolo della prosa si è notevolmente rafforzato proseguendo nell'ambito del realismo e dei temi politico-sociali. Gli avvenimenti storici, tra cui la dittatura dei colonnelli (1967-74) e l'occupazione turca di Cipro (1974), hanno spesso costituito lo spunto per la nascita di romanzi caratterizzati da un chiaro impegno ideologico; ma è la guerra, in particolare quella civile, il tema che ha segnato gran parte della produzione letteraria nei trent'anni successivi alla seconda guerra mondiale: lo ritroviamo in A. Kotziás (1926-92), N. Kàsdaglis (n. 1928), Renos Apostolidis (n. 1924). M. Chakkas (1931-72), S. Tsirkas (1911-81), V. Vasilikós (n. 1933), K. Mitropùlu (n. 1935). Durante la dittatura dei colonnelli alcuni scrittori fuggirono all'estero, altri come S. Plaskovítis (n. 1917) furono arrestati, molti rimasero in patria. Definiti la "generazione degli anni Settanta" tradussero nelle loro opere lo sprezzo nei confronti del potere costituito e della società. Dopo la fine della dittatura furono pubblicate molte delle opere la cui gestazione era avvenuta durante il regime; tali opere, sia poetiche sia narrative, sono tra loro accumanate dalla centralità data al tema della contestazione; ma mentre nei poeti, tra cui Tzeni Mastoraki (n. 1949) e Lefteris Pulios (n. 1944), una volta superata l'età rivoluzionaria si assiste alla tendenza generale di ritirarsi dalla scena pubblica per concentrare le proprie riflessioni su di una sfera più individule; i narratori, al contrario, rimangono legati ai temi della contestazione, sulla scia dell'unico episodio del '68 greco: l'occupazione di tre giorni del Politecnico di Atene (1973). Legati a questi temi sono gli esordi letterari di autori come M. Dhuka (n. 1947) e M. Karapanu (n. 1946). Nell'ultimo decennio del XX sec. una folta schiera di scrittori si è contesa un mercato editoriale in continua espansione, agli autori nati negli anni '40 si sono aggiunti scrittori più giovani, molti compresi nell'antologia di narratori e poeti edita nel 1986, il cui titolo in italiano è Scrittura 1984-85. Tra i poeti ricordiamo Sakis Serefas (n. 1960), mentre tra gli autori di romanzi di maggior successo troviamo: Ersi Sotiropulu (n. 1953) e Apòstolos Dhoxiadhis (n. 1953).

Cultura: arte. Dal IV secolo ai primi del Novecento

La Grecia conserva un ricco patrimonio di arte medievale. Naturalmente non si tratta di arte propriamente “greca”, ma dell'arte bizantina della Grecia, in stretto rapporto con quella dei Balcani e dell'Asia Minore, cioè dei territori che con la Grecia costituirono per lungo tempo il nucleo fondamentale dell'Impero bizantino. Nel periodo che va dal sec. IV al XV crebbero, accanto ai centri antichi, numerose città nuove (Arta, Giànnina, Serre, Castoria, Naupatto, Monemvasia, Coroni, Methoni, Mistrà, Muchli, Chio, Paro, Mitilene, Candia), mentre fuori delle città sorsero ovunque monasteri ortodossi, e intere località erano destinate a luoghi santi (il monte Áthos; le Meteore in Tessaglia ). Una prima fase di attività architettonica data ai sec. V e VI e termina in pratica con Giustiniano. Dei pochi edifici sopravvissuti di questo periodo i più importanti sono le chiese di Salonicco, sontuosamente decorate con lastre marmoree, sculture e mosaici a fondo oro che offrono una testimonianza fondamentale della pittura di questo periodo. Resti di grandi basiliche sono stati messi in luce dagli scavi a Filippi, Nicopoli, Atene, Corinto, Corfù, Lesbo, Chio, Samo, Coo, Delo, Rodi, Creta. Il tipo di basilica più diffuso è quello detto “ellenistico”, con abside semicircolare sporgente, tetto a capriate, tre navate, transetto, atrio, nartece comunicante con le navate attraverso ingressi liberi con tende (Filippi, basilica A di Nicopoli, Atene, Creta, Corinto), ma vi sono anche basiliche con volte e transetti absidati (Epiro), con 5 navate (S. Demetrio di Salonicco; basilica B di Nicopoli), a cupola (Filippi, Gortina). La pianta centrale, usata per gli edifici annessi (battisteri e martýria), è rara in edifici indipendenti (S. Davide a Salonicco, a croce greca iscritta). Alla fioritura dei sec. V e VI seguì un periodo di stasi (sec. VII-VIII) corrispondente all'espansione araba e alla crisi iconoclastica (726-843). Intorno alla metà del sec. IX, con l'avvento della dinastia macedone, iniziò un nuovo periodo di fioritura artistica (sec. X e XI), che proseguì nel sec. XII sotto i Comneni ed ebbe termine con la conquista di Costantinopoli da parte dei crociati (1204). Nei sec. IX-X continuarono a essere costruite basiliche di tipo “ellenistico” che testimoniano il recupero della tradizione paleocristiana. Accanto a esse si diffusero le basiliche di tipo “anatolico” (con navata centrale a volta). A partire dal sec. XI il tipo di chiesa più comune diventò quello con pianta a croce greca iscritta nel quadrato e cupola centrale. Si distinguono alcune varianti. Il tipo “greco” o semplice (4 volte a botte sostenute da due colonne o pilastri a W e da due pareti a E) comparve per la prima volta nella Panaghia di Skripu (873) e fu il più diffuso (se ne hanno begli esempi ad Atene). Il tipo “costantinopolitano” o complesso (4 volte a botte su 4 colonne isolate, presbiterio di 3 campate e 3 absidi), più raro, si trova soprattutto a Salonicco (Vergine dei Calderai, S. Pantalimon, SS. Apostoli, S. Caterina), ma anche ad Atene (Kesariani), in Beozia (Sagmata) e nel Peloponneso. Assai comune il tipo a triconco, che si affermò nei monasteri del monte Áthos e divenne il tipo classico di chiesa conventuale: più rare le chiese a tetraconco (SS. Apostoli di Atene). Va infine ricordata la pianta ottagonale, comune soprattutto tra il sec. XI e il XIII (Osios Lukas; Dafní; Sotira Likodimu ad Atene, del sec. XI; S. Sofia di Monemvasia, del sec. XII; S. Teodoro di Mistrà e S. Parigoritissa di Arta, del sec. XIII). Il periodo macedone fu anche il periodo aureo della pittura monumentale bizantina, di cui proprio in Grecia si trovano i maggiori esempi sopravvissuti. Per la pittura a mosaico si ricordano i cicli di S. Sofia di Salonicco (sec. IX), del catholicón di Vatopedi sul monte Áthos , delle chiese di Osios Lukas, di Nea Monì a Chio e di Dafní, tutti del sec. XI. Più diffusa fu la pittura a fresco, che seguiva per lo più lo stile popolare di Osios Lukas, ma che nei complessi di Castoria (sec. XII) raggiunse una notevole autonomia stilistica. Nel periodo della dominazione franca (sec. XIII-XV) si diffusero motivi dell'architettura gotica occidentale, soprattutto a Creta, nel Peloponneso, nell'Eubea, nelle isole dello Ionio e dell'Egeo. Nelle isole Ionie e a Creta i Veneziani innalzarono chiese cattoliche gotiche; a Rodi sorse la “città dei Cavalieri” (1309-1522); a Lesbo, Lemno e Chio vennero erette fortificazioni. A Mistrà, Arta, Giànnina, Castoria, Verria, Salonicco, alle Meteore, sul monte Áthos fiorì un'architettura bizantina che continuava quella tradizionale, sia pure con esterni più ricchi e con strutture e piante più semplici (come nelle chiese a croce libera o iscritta ma con tetti congiunti, senza cupola). Nel campo della pittura la tecnica del mosaico divenne più rara, mentre dominava l'affresco. Salonicco divenne il centro di diffusione di uno stile mosso e drammatico, caratterizzato da forme e colori violenti (“scuola macedone”). Formatosi a Neresi e a Castoria nel sec. XII, lo stile macedone dominò nella Grecia settentrionale e nella Serbia nel sec. XIII e nella prima metà del XIV (Protaton, Chilandari e Vatopedi sul monte Áthos; Omorfi Ekklisia presso Atene; Omorfi Ekklisia presso Castoria). A partire dalla metà del sec. XIV lo stile macedone fu soppiantato da una nuova ondata idealizzante di derivazione costantinopolitana (Mistrà) , che trapiantatasi a Creta nei sec. XIV-XV diede origine alla Scuola cretese. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453), la Grecia passò gradualmente in mano ai Turchi: l'evoluzione artistica fu quindi diversa nelle differenti zone: mentre nella Grecia centrosettentrionale continuava un'architettura tardobizantina di tradizione medievale, nelle città della costa e delle isole controllate dai Veneziani prevalse l'influsso occidentale. Nel Cinquecento e nel Seicento i Veneziani eressero imponenti fortificazioni contro i Turchi (le più belle sono quelle di Creta, dei due Sanmicheli). Nella Grecia continentale l'architettura bizantina continuò, impoverita, in chiese a una navata e volte a botte e in chiese a croce greca con cupola o a tetti congiunti. Solo alle Meteore e sul monte Áthos, che come luoghi santi godevano di particolari privilegi, si costruirono chiese conventuali a triconco di tipo più ricco. In pittura dominò la Scuola cretese, che continuava i moduli bizantini accentuandone l'astrattezza e il dogmatismo. Nella Scuola cretese vengono compresi sia i pittori cretesi che decorarono con affreschi le chiese e i monasteri delle Meteore, del monte Áthos, dell'Epiro ecc., improntando del proprio stile tutta la pittura greca dei sec. XVI e XVII, sia i pittori di icone attivi a Creta nello stesso periodo. Le icone cretesi venivano esportate in tutto il mondo ortodosso e attraverso le isole Ionie e l'Adriatico giungevano anche a Venezia, dove nel sec. XVI operarono numerosi i “madonnari” cretesi. L'architettura sacra tardobizantina, che si espresse soprattutto nei monasteri di campagna, non fu praticamente influenzata da quella dei dominatori turchi, che innalzarono nelle città moschee e fontane (Atene, Nauplia, Creta, Chio, Paro ecc.). Molto forte fu invece l'influenza musulmana nel campo dell'architettura privata, soprattutto nei sec. XVII e XVIII e nelle città del nord (Giànnina, Arta, Verria ecc.). Con l'indipendenza (1830) giunsero in Grecia architetti tedeschi e danesi che vi importarono lo stile neoclassico (Palazzo Reale, Università e Accademia di Atene; ampliamento della nuova capitale). Si formò così una solida tradizione neoclassica durata fino agli inizi del Novecento, soprattutto a opera di architetti locali.

Cultura: arte. L'arte neogreca, vecchie e nuove avanguardie

L'architettura moderna si è affermata in Grecia con notevole ritardo e con la tendenza alla contaminazione con le forme architettoniche nazionali. Episodi significativi dell'architettura contemporanea sono l'ambasciata USA di W. Gropius (1956), la Pinacoteca Nazionale di P. Mjlonas, D. Fatouros, D. Antonakakis, e il Museo d'Arte Moderna (1973) ad Atene. Noti architetti, come G. Candilis (1913-95), svolgono la loro attività quasi totalmente all'estero. Dagli anni Settanta si assiste a una ripresa di interesse verso la ricerca architettonica, guidata da J. Vikelas, che risolve magistralmente la questione della continuità del contemporaneo: Ministero degli Esteri (1975), Museo Goulandris d'Arte cicladica (1986) e la sede della Lufthansa (1989). Per quanto riguarda le arti figurative, l'eredità iconoclasta isaurico-bizantina continuò a imporre le sue leggi in Grecia sino al sec. XIX, periodo a cui risale la prima scultura a tutto tondo della Grecia moderna, per opera dello scultore P. Prossalentis. Eccetto l'area delle isole Ionie (sottratte alla conquista turca e aperte all'influenza europea), segni di un risveglio artistico nazionale provennero dal pittore P. Zogràfos e più tardi dal pittore naïf T. Hadijmichaìl, considerato il primo pittore nazionale della nuova Grecia. Culla dell'arte neoclassica e romantica fu la Scuola di Belle Arti di Atene, fondata nel 1837, che faceva riferimento agli insegnamenti dei tedeschi L. Thiersch e P. Hess della Scuola di Monaco e che vide come interpreti i pittori Nikìphoros Lytras (1832-1904) e N. Gysis (1842-1901), entrambi attivi a Monaco. Alla fine dell'Ottocento l'interesse si trasferì da Monaco a Parigi, ma l'assenza di informazione, affidata in pratica ai pochi che potevano permettersi di studiare in quelle due città, l'emarginazione dall'Europa e dai grandi movimenti, impedirono in Grecia la formazione di un tessuto artistico organico e autonomo. L'adesione alla lezione di Cézanne è comunque riscontrabile nelle opere di artisti come M. Ekonòmou (1888-1933), Kikolaus Maleas (1879-1928), Nikolaus Lytras (1883-1927) e K. Parthenis (1878-1967), mentre quella di S. Papaloukas (1892-1957) è più vicina agli insegnamenti di Van Gogh. Le vicende storico-politiche degli anni Venti, nell'arte, segnarono un prepotente ritorno alla tradizione bizantina, imperativamente consacrata a modello da applicare ai nuovi paradigmi dell'arte moderna. Proprio in questo rapporto con il passato risiede l'originalità dell'arte neogreca. Il decennio 1920-1930 fu dominato dalla presenza di K. Parthenis, nella cui opera si coniugano la ieraticità dell'icona con la fluidità grafica di Matisse, la spazialità di Cézanne e la tensione di El Greco. Testimone delle avanguardie tedesche fu invece Y. Bouzianis (1885-1959), rappresentante con Y. Mytarakis (1898-1963) dell'espressionismo. Y. Gounaròpous (1890-1977), S. G. Steris (1895-1988), N. H. Ghikas (1906-94) sono invece i cosiddetti pittori “parigini”, legati alla pittura orfica e al cubismo. In questo periodo, polo d'avanguardia divenne la galleria Stratigipoulos di Atene, che nel 1928 scandalizzò il proprio pubblico presentando opere cubiste di N. H. Ghikas e dello scultore M. Tombros (1889-1974), fondatore tra l'altro della prima rivista d'avanguardia greca, Trito Mati. Verso gli anni Trenta emersero due importanti figure artistiche: Y. Tsaurochis (1910-89), partito dal recupero di forme d'arte nobile e popolare per arrivare a una sintesi di crudo e sensuale realismo, e N. Engonòpoulos (1910-85) d'estrazione surrealista. Altri artisti, il cui momento più significativo risale all'immediato anteguerra sono A. Georgiadis (1892-1981), N. Nikolaou (1909-86), tutti di estrazione realistica, e Y. Mòralis (1916-2009), la cui formula figurativa, prossima all'astrazione geometrica, è mediata dagli insegnamenti di Tiziano, Courbet e Matisse. La seconda guerra mondiale e l'occupazione della Grecia provocarono l'arresto di ogni attività artistica. L'unico avvenimento di rilievo in questo periodo fu la fondazione del teatro Techni di K. Koun. Dopo la diaspora di artisti (tra i quali T. Tsingos, 1914-65, e K. Koulentianòs, n. 1918, la cui meta d'obbligo è Parigi dove viveva anche il pittore surrealista M. Pràssinos, 1916-85), provocata dalla guerra civile, alla fine di questa, nel 1949, A. Kondòpoulos (1905-75) fonda, insieme a Y. Gaitis (1923-84), A. Aperghis, G. Simossi, Y. Matezos, K. Antypa, L. Lameras e D. Chytiris, il gruppo “Extremistès”, il cui manifesto promuove tutte le avanguardie vecchie e nuove: cubismo, espressionismo, surrealismo e astrattismo. Gli anni Cinquanta sono quelli della rinascita. La regolare partecipazione di artisti greci alle più importanti manifestazioni artistiche internazionali (Biennale di Venezia, Biennale di San Paolo), i frequenti scambi con istituti culturali stranieri aprono le porte dell'Europa alla Grecia e viceversa. Verso la metà di quel decennio si delinea un fronte non-figurativo il cui massimo esponente resta il pittore informale Y. Spyròpoulos (1912-89), che ottenne il premio UNESCO alla Biennale di Venezia nel 1960. Se da una parte molti artisti greci si stabilirono a Parigi, altrettanti si mossero in direzione di New York (T. Stamos, N. Daphnis, S. Antonakos e A. Oudinotti) e dell'Italia, dove, tra l'altro, si trasferì J. Kounellis (n. 1936), uno dei capi storici dell'arte povera. I successivi trent'anni vedono l'adeguamento della ricerca visiva greca alle tendenze internazionali. Oltre a Takis (n. 1925), e soprattutto a Kounellis, artisti noti e celebrati a livello internazionale, l'arte contemporanea greca è poco conosciuta; le ricerche di alcuni artisti in campo informale e intorno al motivo della fisicità con l'applicazione di tecniche multimediali, hanno ricevuto buoni apprezzamenti. Tra queste emerge l'opera di K. Tsoklis (n. 1930), giunto all'attenzione del pubblico alla Biennale di Venezia del 1986.

Cultura: teatro. Il "teatro cretese" e la drammaturgia neogreca

La prima opera teatrale greca dopo la caduta dell'Impero bizantino (forse rappresentata la prima volta a Mantova nel 1478), è una commedia di D. Moschos, La Neaira, scritta in prosa e a imitazione delle commedie antiche, che sicuramente costituisce un esempio a sé stante e non può essere considerata iniziatrice di una nuova tradizione della letteratura teatrale. Il vero punto di inizio della drammaturgia neogreca si deve individuare nel cosiddetto “teatro cretese” che nel corso di due secoli, il XVI e il XVII, ispirandosi non poco al teatro italiano, dà una svolta verso la modernizzazione del dramma e il definitivo riscatto dall'antichità. L'opera che cronologicamente dà inizio a questa scuola è Il sacrificio di Abramo, datata intorno al 1600, un mistero in 2 atti di 1154 decapentasillabi rimati. Segue la tragedia Erofile di G. Chortatsis, pubblicata postuma nel 1637, considerata, accanto al Sacrificio, l'opera più importante del teatro cretese. È una tragedia truculenta che ricalca molto da vicino l'Orbecche di G. Giraldi. Un'altra tragedia, di difficile datazione, di cui si conserva un'unica copia a stampa datata 1647, è Il re Rodolino, un sapiente rimaneggiamento del Torrismondo di T. Tasso per mano dell'autore I. A. Troílos. La terza tragedia cretese, Zenone, è un rifacimento in versi di un dramma latino del gesuita inglese G. Simon. Ma il teatro cretese non produsse solo tragedie; tra le opere a noi pervenute troviamo anche il Ghiparis, un dramma pastorale, attribuito allo stesso autore delle Erofile, e tre commedie: Katzurbos, scritta da Chortatsis tra il 1595 e il 1601, lo Stathis, di cui ci è giunta un'unica redazione abbreviata, e il Fortunatos, sicuramente posteriore alle altre due, che è stata composta dal veneto-cretese M. A. Foscolo. Accanto a queste opere è giusto citare l'Evjena, una tragedia di T. Montselese, scritta nel dialetto letterario di Creta ma con elementi della parlata locale dell'isola di Zante, che è ritenuta il luogo di origine della composizione, ipotesi rafforzata anche dal nome dell'autore. Con l'avvento della dominazione turca a Creta tutte le manifestazioni intellettuali attraversano un periodo di stasi. Le isole Ionie, unica regione libera dal giogo ottomano perché sotto la giurisdizione veneziana, mantengono forti legami culturali con l'Italia, legami che fanno sentire il loro influsso anche in campo teatrale. Sappiamo che nell'Eptaneso, durante il sec. XVI, sono numerose le rappresentazioni di tragedie antiche o di commedie plautine, ma anche di opere scritte in italiano, lingua abbastanza diffusa tra i notabili delle Sette Isole, oltre che rappresentazioni di atti unici in greco detti Omilies.

Cultura: teatro. Teatro e patriottismo tra Sette e Ottocento

Per avere vere e proprie opere teatrali autoctone dobbiamo aspettare due secoli. Infatti è solo nel Settecento che alcuni autori iniziano a scrivere di teatro. Purtroppo però a noi è giunto, oltre alle due mediocri tragedie del cefalonita P. Katsaitis, l'Ifigenia (1720) e il Tieste (1721), solo il testo di un'opera, il Chasis (1795) dello zantiota D. Guzélis. È una commedia in 4 atti scritta in decapentasillabi rimati che ritrae con vivace realismo gli aspetti comici della vita popolare di Zante. Abbiamo inoltre notizia di due commedie fortemente satiriche, I Giannotti di G. Kantunis e I Moraiti di un certo S. Surmelis, il cui testo è andato perduto. Tra la fine del sec. XVIII e gli inizi del XIX, il teatro svolge una funzione importante come luogo di incontro e di divulgazione delle idee patriottiche presso le comunità greche all'estero, soprattutto in Valacchia, in Moldavia e a Odessa, dove si fondano teatri che allestiscono rappresentazioni di opere di autori sia stranieri sia greci, capaci di ispirare sentimenti di rivolta nei confronti dei Turchi. Così, accanto alla messa in scena delle tragedie di Alfieri, Metastasio, Voltaire e Racine, alcuni autori greci si cimentano nella composizione di opere che, se dal punto di vista artistico non hanno un grosso valore, riescono però a infiammare di fervore patriottico l'intera platea. Ricordiamo: I. Zambélios (1787-1856), autore di quattro tragedie: Timoleon, Costantino Paleologo, Giorgio Kastriotis e Rigas Thesalos; I. R. Nerulos (1778-1850), che scrisse l'Aspasia, una tragedia in versi in 3 atti, Korakistikà, una commedia in prosa in 3 atti, Polyxeni, una tragedia in versi in 5 atti e due commedie in prosa, La famiglia inquisitrice e Colui che ha paura dei giornali, pubblicate sotto uno pseudonimo illeggibile e impronunciabile (BDZKMXPRATH); A. Christopulos (1772-1847), autore di un solo dramma che non ha nemmeno un titolo definitivo e che è generalmente designato con il nome di Achille; N. Pikkolos (1792-1866) con la tragedia La morte di Demostene. Una volta che, nel 1821, la Grecia diventa uno Stato indipendente, una miriade di autori comincia a cimentarsi nella composizione di opere teatrali, spinta anche dall'entusiasmo del particolare momento storico. E sono così tanti gli inni alla libertà che anche le idee più elevate si trasformano in banali luoghi comuni; oltretutto, in mancanza di un teatro regolare, gli autori non sono in grado di avere una verifica ufficiale. Il fatto che le composizioni fossero scritte in katharéyusa, lingua antiteatrale per eccellenza, e che i loro autori persistessero nell'imitazione del teatro straniero, falsava il gusto nazionale e creava un repertorio ibrido. Comunque anche in questo periodo non mancano autori di valore, come i fratelli Sutsos: Alexandros (1803-63), che scrive commedie impregnate di spirito romantico e ribelle, tra cui Il prodigo (1830); Panaghiotis (1806-68), di spirito più mite, autore de Il viandante (1831) e Il Messia (1839). Degna di interesse è l'opera di M. Churmuzis, di cui ricordiamo le commedie L'impiegato (1835) e Il fanariota. Sicuramente l'opera di maggior valore in questo periodo è Il basilico di A. Matesis (1784-1875), scritta nel 1830, ma pubblicata soltanto nel 1854, che precorre di almeno due generazioni il sorgere del dramma sociale nel teatro greco moderno. Il problema della lingua, che aveva già ispirato R. Nerulos nella sua commedia Korakistikà (1810), costituisce il tema fondamentale di Babilonia (1836), di D. Vizantios (1790-1840), il quale descrive in modo arguto e vivace la situazione linguistica di Nauplia, prima capitale dello Stato greco. Su di un tono molto differente si esprimono invece, D. Vernardakis (1834-1907) e S. Vasiliadis (1845-74), autori di tragedie classicheggianti che dominano le scene, commuovendo il pubblico, per circa mezzo secolo.

Cultura: teatro. Il "teatro delle idee"

Solo allo scoccare del Novecento il teatro in Grecia inizia la sua vera ascesa, rompendo le barriere del provincialismo. Dal punto di vista letterario, autori come B. Anninos, N. Laskaris e Á. Vlachos introducono temi ispirati alla realtà quotidiana e traducono molte opere della drammaturgia straniera, mentre, grazie alla fondazione Nuova Scena (1901-1905) e all'istituzione del Teatro Reale (1901-1908), si procede a un rinnovamento anche esteriore dell'allestimento scenico. Un posto di spicco in questo rifiorire del teatro spetta a G. Xenópulos (1867-1951) che, con una sapiente architettura della trama, una vivace caratterizzazione dei personaggi, una profonda penetrazione psicologica e l'adeguata rappresentazione di stati d'animo e di problemi sociali, crea drammi di notevole spessore come Il segreto della contessa Valèrena. Il teatro di Ibsen influenza molto da vicino le opere di autori come P. Nirvanas (1866-1937), G. Kambísis (1872-1901) e in un certo senso anche i lavori di D. Tangopulos (1860-1926), che però ben presto si lascia affascinare dalle idee socialiste e viene a creare opere che lo faranno definire il maggior rappresentante del “teatro delle idee”. Altra figura importante è quella di S. Melàs (1883-1966), autore molto interessante per la fine psicologia e l'umanità dei suoi personaggi (Il figlio dell'ombra, Camicia rossa, Bianco e nero). Inoltre è suo il merito di aver introdotto sulle scene greche il teatro di Pirandello. Alla stessa generazione appartiene P. Chorn (1881-1941), che ha portato il realismo nel teatro, distinguendosi per la felice rappresentazione di tipi delle classi popolari. Tra le sue opere ricordiamo Bocciolo, Ponentino, Flandrò. Sulla stessa linea di Chorn possiamo collocare le opere di K. Bastias (1901-72), La pietra dello scandalo, Uccello notturno, mentre una vena satirica pervade i lavori di T. Moraitínis (1875-1952) e T. Sinadinos. Meritano di essere citati autori come D. Bogris, famoso per il dramma Fidanzamento, Á. Terzakís per le tragedie di soggetto bizantino (L'imperatore Michele, Croce e spada ecc.) e B. Rotas, soprattutto per Rigas Veestinlis. Anche autori famosi in altri campi della letteratura si sono cimentati con successo nel teatro. È il caso di K. Palamâs, con la sua tragedia in versi Trisevjeni; di N. Kazantzákis con numerosi drammi tra cui Niceforo Foca, Prometeo, Odisseo; di Á. Sikelianós con il Ditirambo delle rose, Dedalo a Creta e La morte di Dighenis. Dopo la seconda guerra mondiale la trasformazione sociale e la nascita della piccola borghesia danno una svolta definitiva al teatro neogreco. Svolta che inizia con Il cortile dei miracoli (1957) di I. Kambanellis, (n. 1922), che apre un filone ricchissimo e decreta la definitiva europeizzazione della drammaturgia neogreca. Fondamentale è il contributo della cosiddetta “generazione del Sessanta”, che comprende autori quali B. Ziogas, D. Kechaidis, S. Karràs, P. Matesis, K. Murselas, M. Pontikas, G. Skurtis. I loro temi e le loro scelte estetiche saranno poi variamente sviluppati da un'altra scuola di autori che compare sulle scene negli anni Settanta; tra di essi ricordiamo: M. Efthimiadis, A. Sevastakis, G. Maniotis, P. Markazis, K. Mitropùlu, G. Dialegmenos, M. Korrès.

Cultura: teatro. Rappresentazioni e teatri

Per quanto riguarda le rappresentazioni, benché la riconquistata indipendenza avesse visto una fioritura di iniziative a tutti i livelli, soltanto nel 1932 si aprì ad Atene un Teatro Nazionale, assurto presto a prestigio europeo soprattutto per le sue esemplari riprese del grande repertorio ellenico. Nel 1936 si ricominciò anche a recitare nei grandi teatri all'aperto. Accanto al Nazionale, che inscena anche Shakespeare e autori moderni nazionali e stranieri, operano ad Atene una ventina di teatri privati, molti dei quali con meri spettacoli di costume. Maggior rilievo ha assunto invece il Teatro d'Arte fondato nel 1942 da Cárolos Cun (1908-86), che ha presentato anche all'estero eccellenti edizioni di opere aristofanesche. Una certa importanza ha Salonicco, sede dal 1961 di un Teatro Nazionale della Grecia settentrionale. Dopo la restaurazione della democrazia (1974) è stato dato notevole slancio all'attività teatrale ed è stata promossa l'apertura di teatri municipali e regionali.

Cultura: musica

In età moderna si riscontra in Grecia una ricca tradizione popolare e, dal sec. XIX, una produzione di musica colta, detta neoellenica. La musica popolare rivela radici molto antiche, risalenti all'epoca bizantina: ebbe però il suo periodo di maggior sviluppo nei secoli della dominazione turca. Il ricco patrimonio di canti e danze, in parte conservato, comprende canti per nozze, funebri, conviviali, di lavoro, pastorali ecc.; particolarmente notevoli sono i canti dei clefti e i canti di liberazione, destinati alla sola voce maschile e caratterizzati, come gran parte del repertorio vocale greco, che è essenzialmente monodico, da grande ricchezza melismatica e libertà ritmica. Grande rilievo hanno anche le danze, tra cui il cretese pyrríchios, il syrtós e la tráta (danza di pescatori). Tra gli strumenti più usati sono la lyra (sorta di ribeca, che non ha nulla in comune con la lira antica), il sanduri (liuto), la pipiza (oboe) e la tsambuna (cornamusa), oltre a diversi tipi di tamburelli, tamburi ecc. La ripresa di una vita musicale colta si ebbe soltanto dopo la conquista dell'indipendenza. Il Conservatorio di Atene fu fondato nel 1871. Primo compositore di rilievo fu N. Mantzaros (1795-1872), allievo di Zingarelli a Napoli e legato ai modi dell'opera italiana, come i suoi allievi S. Xyndas (1814-96), P. Carrer (1829-96) e S. Samaras (1863-1917), le cui opere furono rappresentate con successo in Italia. Con la generazione successiva si posero le basi di una scuola nazionale, ispirata al folclore locale: dopo D. Lavrangas (1864-1941) e G. Lambelet (1875-1945), essa ebbe il suo più significativo esponente in M. Kalomiris (1883-1962), che accolse anche influssi da Wagner e Strauss. Guardarono all'impressionismo francese, oltre che alla tradizione nazionale, M. Varvoghlis (1885-1967), D. Levidis (1886-1951) ed E. Riadhis (1890-1935). Un altro gruppo di musicisti si formò in Germania e tra di essi emerse D. Mitropulos (1896-1960), noto soprattutto come geniale direttore d'orchestra. La musica europea del Novecento ha influenzato anche autori quali K. Perpessas (1907-95) e N. Skalkottas (1904-49), allievo di Schönberg e noto a livello internazionale. Di analoga statura è poi I. Xenakis (1922-2001), uno dei protagonisti delle ricerche musicali più recenti e avanzate. Va ricordato inoltre M. Theodorakis (n. 1925), popolare soprattutto come autore di canzoni e musica da film.

Cultura: cinema

Considerato a lungo “prodigio diabolico” e affidato a tecnici e mercanti stranieri, il cinema si affermò in Grecia solo attorno al 1930 grazie a D. Gaziadis (Prometeo incatenato, 1927; Astero la pastorella, 1932) e O. Laskos (Dafni e Cloe, 1931). Con la dittatura Metaxàs (1936) ogni ulteriore sviluppo fu precluso mentre in piena guerra e occupazione, con gli schermi invasi da film nazisti, si fecero notare La voce del cuore (1942) dell'attore Yanikopulos e Gli applausi (1943) di G. Zavellas. Nell'immediato dopoguerra si segnalò l'esordio di G. Grigoriu nel primo film sociale (Il pane amaro, 1948). Gli anni Cinquanta, con l'aumento delle sale e del numero di pellicole e un certo influsso del neorealismo italiano, oltre che del teatro e della letteratura moderna nazionali, videro opere e autori imporsi anche all'estero. Tra i registi, M. Cacoyannis (Risveglio domenicale, 1953; Stella, 1955; La ragazza in nero, 1957; Elettra, 1962), N. Konduros (La città magica, 1954; L'orco di Atene, 1956) e, meno conosciuto, il già citato Zavellas (L'ubriacone, 1950; La sterlina falsa, 1955; Antigone, 1961). Tra gli attori, Melina Mercouri, Elli Lambetti, Irene Pápas, D. Korn, G. Fundas. Tra i musicisti che scrivono per il cinema, M. Kadzidakis e M. Theodorakis. Tra gli scenografi, Tsarukis. Nel decennio successivo, mentre la produzione superò i cento film annui, e Mai di domenica (1960) di J. Dassin e Zorba il greco (1965) di Cacoyannis ne rappresentarono le punte cosmopolite, un cinema nuovo, più autentico, accennò a svilupparsi con opere come Il cielo (1964) di T. Kanelopulos, Bloko (1965) di A. Kyrou e L'escursione ancora di Kanelopulos, La luce negli occhi di P. Glykofrydis, Fino al battello di A. Damianos e Faccia a faccia di R. Manthulis, presentati tutti al Festival di Salonicco del 1966; ma non ebbe seguito per il mutato clima politico seguito al colpo di stato dei colonnelli, che indusse gli artisti più noti all'esilio e N. Papatakis a esportare clandestinamente e a montare in Francia I pastori del disordine (1968). Dello stesso anno, girato in Algeria, è Z-L'orgia del potere di Costa-Gavras. Nel 1969-70 arrivò la televisione, che sconvolse il mercato facendo precipitare la frequenza degli spettatori e il numero dei film; ma proprio del 1970 è Ricostruzione di un delitto, opera prima fortemente realistica di un regista, Th. Angelopulos, destinato a rivoluzionare dalle fondamenta il cinema greco con una carica sociale, politica e artistica prima sconosciuta, che s'impose ai festival europei, in cui Giorni del '36 (1972) e La recita (1975) si rivelarono straordinari e dirompenti affreschi storici, di grande impatto civile e di altissimo livello estetico. Più metaforico, ma delicato e straziante, era anche Il fidanzamento di Anna (1972) di P. Vúlgaris. Al crollo del regime militare nel dicembre 1974, i cineasti poterono uscire allo scoperto, come risultò dall'abbondante messe presentata un anno dopo alla settimana di Bologna e Porretta Terme, con nomi nuovi e perfino nuovi modi di far cinema (Bio-grafia di Th. Rentzis). Con lucida maestria si ripeté Vúlgaris in Happy Day (1976), mentre Cacoyannis riceveva in patria ogni possibile aiuto governativo per Ifigenia (1977) e Angelopulos si trovava invece costretto a lottare ancora per realizzare, producendoli di persona, I cacciatori (1977) e Alessandro il Grande (1980), per il quale vinse il Leone d'oro a Venezia e il premio della critica internazionale. La sua attività artistica è poi proseguita con opere quali Il volo (1986), Il passo sospeso della cicogna (1991), Lo sguardo di Ulisse (1995) e L’eternità e un giorno (Palma d'oro al Festival di Cannes, 1998) e terminata tragicamente nel 2012 con l'incompiuto L’altro mare. Negli anni Novanta è emersa la figura di Dimitrios Yatzouzakis, studente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, autore di documentari, di La torta di San Fanurio (1991) e Non mi toccare (1996), due commedie piuttosto salaci, testimonianze del risveglio del cinema ellenico, mentre negli anni Duemila è Filippos Tsitos con My Sweet Home (2001), Akadimia Platonos (2009) e Adikos kosmos (2011) a essere apprezzato a livello internazionale.

Bibliografia

Per la geografia

B. Ward, Problems of Greek Regional Development, Atene, 1962; B. Kayser, La Géographie humaine de la Grèce, Parigi, 1964; E. Migliorini, Profilo geografico della penisola balcanica, Napoli, 1965; J. Campbell, P. Sherrard, Modern Greece, Londra, 1968; L. Tsoukalis, Greece and the European Community, Farnborough, 1979; J. Sartini, Appunti sulle popolazioni della Grecia, Bologna, 1980; A. Turco, Insularità e modello centro-periferia. L'isola di Creta nelle sue relazioni con l'esterno, Milano, 1980; G. Burgel, Croissance urbaine et développement capitaliste. Le “miracle” athénien, Parigi, 1981; M. Sivignon, La Thessalie. Analyse géographique d'une province grecque, Lione, 1985; R. Speich, Grecia, Verona, 1990.

Per la preistoria

A. J. B. Wace, M. S. Thompson, Prehistoric Tessaly, Cambridge, 1912; W. A. Heurtley, Prehistoric Macedonia, Cambridge, 1939; C. Renfrew, The Emergence of Civilization. The Cyclades and the Aegean in the Third Millennium B. C., Londra, 1972; R. W. Hutchinson, L'antica civiltà cretese, Torino 1976.

Per la storia

Per l'epoca bizantina: E. Gibbon, Storia della decadenza e caduta dell'impero romano, 3 voll., Torino, 1967; G. Ostrogorsky, Storia dell'Impero Bizantino, Torino, 1968; L. Bréhier, La civilisation byzantine. Le Monde Byzantin, Parigi, 1970; P. Leone (a cura di), Studi bizantini e neogreci, Lecce, 1983.

Per l'età moderna e contemporanea: N. Svoronos, Histoire de la Grèce moderne, Parigi, 1964; A. Kedros, Storia della Resistenza greca, Padova, 1968; S. Rousseas, Grecia contemporanea: dalla crisi della democrazia al colpo di Stato alla fuga del re, Milano, 1968; D. Eudes, Les kapétanios, Parigi, 1970; D. Holden, Greece Without Columns: The Making of the Modern Greeks, Londra, 1972; G. Kordatos, I kinonikì simasìa tis ellinikìs Epanastàseos tu 1821, Atene, 1973; C. M. Woodhouse, The Struggle for Grece 1941-1949, Londra, 1976; N. P. Mouzelis, Modern Greece, Londra, 1978; R. Clogg, Greece in the 1980s, Londra, 1980; D. J. Liopoulos, La Grèce actuelle, dixiéme membre de la Commonauté européenne, Atene, 1981; C. M. Woodhouse, Karamanlis: The Restorer of Greek Democracy, Oxford, 1982; G. Vaccarino, La Grecia tra resistenza e guerra civile (1940-1949), Milano, 1988.

Per la letteratura

B. Knös, L'Histoire de la littérature néogrecque. La période jusqu'en 1821, Uppsala, 1962; K. Dimarás, Istorìa tis neo-ellinikìs logotechnìas, Atene, 1968; B. Lavagnini, La letteratura neoellenica, Firenze, 1969; M. Vitti, Storia della letteratura neogreca, Torino, 1971; L. Politis, A History of Modern Greek Literature, Oxford, 1973; M. Fantuzzi, Letteratura greca antica, bizantina e neoellenica, Milano, 1989.

Per il cinema

M. Maradei, Il nuovo cinema greco attinge dalla realtà, in “Cinema”, 152, Milano, 1955; M. Martin, Salonique: vaguelette grecque, in “Cinéma 66”, 111, Parigi, 1966; Le cinéma des colonels, in “Cinéma 67”, 121, Parigi, 1967; Autori Vari, Incontro con il cinema greco, Venezia, 1976.

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