Frisch, Max

scrittore svizzero (Zurigo 1911-1991). Autore di resoconti giornalistici dall'Europa orientale in giovanissima età, intraprese in seguito gli studi di germanistica e di architettura. Dopo la guerra, viaggiò negli USA e nel Messico e nel 1952 si stabilì nella città natale. Nel primo romanzo di Frisch, Die Schwierigen oder J'adore ce qui me brûle (1943; I difficili ovvero Io adoro quel che mi brucia), si delinea già l'intera tematica dell'autore, la crisi dell'identità dell'uomo (il protagonista assume qui tre nomi diversi), la difficoltà di amare, la follia come sicuro porto e il suicidio. Dopo i lavori teatrali Santa Cruz (1944; rappresentato nel 1946), e Die chinesische Mauer (1959; La muraglia cinese), Frisch creò nella commedia Don Juan oder die Liebe zur Geometrie (1952; Don Giovanni ovvero l'amore per la geometria) uno dei suoi personaggi più felici e più rivelatori: un don Giovanni amante e geometra, che il sentimento del geometrico rende tanto impassibile manovratore di passioni femminili quanto equilibratissimo conoscitore dell'umano. L'influenza di Brecht e l'esperienza della guerra con i Tedeschi si riflettono nella commedia didattica Herr Biedermann und die Brandstifter (1953; Il signor Biedermann e gli incendiari), dove un borghese amante del quieto vivere diventa involontariamente collaboratore dell'anarchia incendiaria; meno riuscito è il dramma Andorra (1961). L'espressione più valida e coerente della tematica di Frisch è il romanzo Stiller (1954), storia di un reduce colpito da amnesia, cui eventi alienanti hanno fatto smarrire la propria identità, cui seguì Homo faber (1957), specie di diario retrospettivo di un maturo ingegnere integrato nella disumanante età della tecnica. Nel romanzo-saggio Mein Name sei Gantenbein (1964; Il mio nome sia Gantenbein) ogni visione unitaria del mondo è rifiutata e il romanzo diventa sempre più somma di brani diaristici. Carattere memorialistico ha anche il romanzo Montauk (1975), sorta di riepilogo della sua esperienza amorosa. Rimane però la qualità di una prosa a un tempo controllatissima e svagata, in cui si cala un senso di profonda umanità e delicatezza d'animo. Ottima prova narrativa è Der Mensch erscheint im Holozän (1979; L'uomo nell'Olocene), ritratto vivo, partecipe e dolente di un intellettuale. Nel 1982 ha pubblicato l'avvincente giallo psicologico Blaubart (Barbablù). Un discorso a parte merita la sua polemica sfrontata e ironica nei confronti della mentalità svizzera che si riassume in due testi: Wilhelm Tell für die Schule (1971; Guglielmo Tell per la scuola) e Dienstbüchlein (1974; Libretto di servizio), esempi spassosi e caustici che in campo patriottico smitizzano l'eroe nazionale e l'esercito. Nel 1988 è poi tornato sulla questione delle forze armate (argomento molto sentito e che ha portato nel 1989 ad un referendum sulla loro eliminazione) con un pamphlet dal titolo Schweiz ohne Armee? Ein Palaver (Svizzera senza esercito? Una chiacchierata rituale). Infine, di grande interesse artistico e biografico sono gli avvincenti Tagebücher (Diari), iniziati nel 1940.

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