De Sànctis, Francésco (critico e storico della letteratura)
Indicecritico e storico della letteratura italiano (Morra Irpina, oggi Morra De Sanctis, 1817-Napoli 1883). Compì i suoi studi a Napoli, dapprima sotto la guida dello zio paterno don Carlo Maria e dell'abate Lorenzo Fazzini, poi presso la scuola del purista Basilio Puoti; ma si allontanò presto dai metodi del maestro, sostituendo il concetto di purismo con quello di proprietà linguistica: principio che ebbe modo di applicare nella sua “prima scuola”, cioè nell'insegnamento presso il Collegio militare della Nunziatella e nelle lezioni private di lingua e di grammatica, impartite agli allievi del Puoti in una scuola del Vico Bisi. La sua posizione ideologica fu caratterizzata, in questa prima fase, da una fervida adesione al programma cattolico-liberale del Gioberti, cui subentrò l'influsso dello spiritualismo eclettico del Cousin. Ma l'esperienza che doveva segnare una svolta nella maturazione della sua personalità fu la partecipazione all'insurrezione napoletana del 1848, durante la quale perse la vita il suo diletto allievo Luigi La Vista; rifugiatosi in Calabria, De Sanctis fu arrestato nel 1850 e, tradotto a Napoli, fu imprigionato fino al 1852 a Castel dell'Ovo; in carcere compose il carme in endecasillabiLa prigione e un dramma d'influsso goethiano, Torquato Tasso, e tradusse il Manuale di una storia generale della poesia di Rosenkranz e la Logica di Hegel. La solitudine in Calabria e la prigione segnarono per De Sanctis l'inizio di un nuovo orientamento ideologico, caratterizzato dal ripudio del giovanile romanticismo neocattolico e dall'adesione a una concezione laica e democratica, fondata sulla struttura dialettica della realtà. Liberato ma espulso dal Regno di Napoli, De Sanctis andò esule prima a Torino (1853), poi a Zurigo (1855), dove ottenne un incarico di letteratura italiana al Politecnico: fu un periodo di crisi interiore (di cui sono testimonianza le Lettere a Virginia, le Lettere dall'esilio e le Lettere a Teresa, pubblicate rispettivamente nel 1917, 1938, 1954), aggravata dalla freddezza dell'ambiente e dall'amore non corrisposto per un'allieva torinese, Teresa De Amicis; ma De Sanctis superò la crisi, approfondendo la propria meditazione filosofica in direzione di un superamento dall'interno del pensiero estetico hegeliano. Rifiutando come troppo schematico il concetto hegeliano della morte dell'arte, destinata a risolversi nella forma superiore della filosofia, De Sanctis volse ogni suo sforzo a chiarire la distinzione tra l'idea astratta della filosofia e l'idea concreta dell'arte, pervenendo alla fortunata formula dell'arte come “forma”, intesa non come “ornamento o veste o apparenza”, ma come trasfigurazione del “contenuto attivo nella mente dell'artista” e quindi coincidente con esso (“tal contenuto tal forma”). Venivano così respinte le due ipotesi opposte dell'astratto contenutismo e del vuoto formalismo e nasceva il metodo critico desanctisiano, che aveva il suo fulcro nella ricerca della “situazione”, cioè della materia “messa in una posizione sua propria, nella sua personalità, con un suo carattere”, e nella duplice distinzione tra la “fantasia”, la facoltà creatrice che fonde contenuto e forma in unità organica, e l'“immaginazione”, che si limita a radunare il materiale descrittivo, e tra il “poeta”, che esprime una robusta concezione della vita, e l'“artista”, per il quale la perfezione formale diventa fine a se stessa. Nel 1860 De Sanctis rientrò in Italia e si dedicò all'attività politica: governatore della provincia di Avellino, s'impegnò a preparare il plebiscito unitario; fu quindi assessore all'Istruzione nella luogotenenza napoletana, deputato al primo Parlamento italiano, ministro della Pubblica Istruzione con Cavour e Ricasoli dal 1861 al 1862, direttore (1862-65) del giornale L'Italia. Negli anni successivi, videro la luce i Saggi critici (1866), il Saggio critico sul Petrarca (1869) e la Storia della letteratura italiana (1870-71). Capolavoro assoluto della nostra storiografia, definita da Wellek “la più bella storia che mai sia stata scritta di una letteratura”, la Storia desanctisiana rimane il fondamentale punto di riferimento per qualsiasi ricerca sulla cultura letteraria italiana nel suo svolgimento storico. Nel 1871, De Sanctis fu chiamato alla cattedra di letteratura comparata nell'Università di Napoli e iniziò le lezioni della sua “seconda scuola” con un'importante prolusione su La scienza e la vita, che costituisce il testo più avanzato dell'idealismo ottocentesco: precisando la sua posizione nei riguardi del positivismo contemporaneo, De Sanctis sostenne, in quel discorso, la necessità di non separare la scienza dalla vita per ristabilire l'unità dialettica di questi due momenti della realtà e ricostruire il tessuto morale dell'individuo e della nazione. La sua simpatia verso il realismo naturalistico, manifestata negli scritti successivi (Studio sopra Emilio Zola, 1878; Zola e l'Assommoir, 1879; Il darwinismo nell'arte, 1883), fu pertanto temperata dalla disapprovazione per quelle rappresentazioni del reale che implicassero una degradazione del sentimento etico. All'attività politica (passato alla Sinistra, fu di nuovo deputato e per due volte ministro della Pubblica Istruzione, nel 1878 e dal 1879 al 1881), De Sanctis congiunse una fervida operosità critica, testimoniata dai Nuovi saggi critici (1872) e dai quattro corsi universitari sul Manzoni (1871-72), sulla Scuola cattolico-liberale (1872-73), su Mazzini e la scuola democratica (1873-74) e su Leopardi (1875-76): queste lezioni furono pubblicate postume con il titolo La letteratura italiana del secolo XIX (1897). Scrittore di pagine autobiografiche tra le più vive della nostra prosa memorialistica, De Sanctis raccolse le sue impressioni di propagandista politico nel Viaggio elettorale (1876) e narrò la storia della sua educazione sentimentale e intellettuale nel frammento La giovinezza (postuma, 1889).
Francesco De Sanctis in un ritratto di S. Altamura (Napoli, Museo di S. Martino).
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Bibliografia
G. Contini, Introduzione alla Scelta di scritti critici di Francesco De Sanctis, Torino, 1949; B. Croce, Terze pagine sparse, I, Bari, 1955; R. Wellek, Storia della critica moderna, Bologna, 1958; P. Antonetti, Francesco De Sanctis (1817-1883). Son évolution intellectuelle, son esthétique et sa critique, Aix-en-Provence, 1963; W. Binni, Critici e poeti dal Cinquecento al Novecento, Firenze, 1963; A. Lombardo, Shakespeare e De Sanctis, Firenze, 1963; E. e A. Croce, Francesco De Sanctis, Torino, 1964; S. Landucci, Cultura e ideologia in Francesco De Sanctis, Milano, 1964; G. Macera, Francesco De Sanctis, Napoli, 1968; M. Aurigemma, Francesco De Sanctis, Roma, 1974; C. Muscetta, Francesco De Sanctis, Bari, 1990.