Cànada
Indice(Canada). Stato dell'America Settentrionale (9.897.170 km²). Capitale: Ottawa. Divisione amministrativa: province (10), territori (3). Popolazione: 37.314.442 ab. (stima 2019). Lingua: francese e inglese (ufficiali). Religione: cattolici 38,7%, protestanti 6,1%, altri cristiani 13,9%, musulmani 3,2%, ortodossi 1,7%, ebrei 1%, buddisti 1,1%, induisti 1,5%, sikh 1,4%, non religiosi/atei 23,9%, altri 0,6%. Unità monetaria: dollaro canadese (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,926 (12° posto). Confini: Mar Glaciale Artico (N), oceano Atlantico (E), Stati Uniti (S), oceano Pacifico, Alaska (W). Membro di: APEC, Commonwealth, EBRD, NAFTA, NATO, OAS, OCSE, ONU, OSCE, osservatore Consiglio d'Europa e WTO.
Canada. Cartina geografica.
Canada. Il lago Emeralda alle falde delle Montagne Rocciose, nel Parco Nazionale di Yoho.
De Agostini Picture Library/G. Cappelli
Canada. Una veduta della catena dei monti Mackenzie.
De Agostini Picture Library/G. Cappelli
Artide. Terre polari americane: arcipelago canadese.
Canada. Il Gran Lago degli Schiavi.
De Agostini Picture Library/M. Bertinetti
Canada. Capo indiano Soiux.
De Agostini Picture Library/M. Bertinetti
Canada. Veduta aerea del centro di Montréal con il fiume San Lorenzo.
De Agostini Picture Library/Pubbliaerfoto
Canada. Un tratto della Saint Lawrence Seaway nei pressi di Cornwall.
De Agostini Picture Library/Pubbliaerfoto
Canada. Totem indiano.
De Agostini Picture Library/D. Staquet
Generalità
Il Canada è il secondo Paese del mondo per estensione dopo la Russia; come questa è un Paese “nordico”, occupando l'intera sezione settentrionale del subcontinente a esclusione dell'Alaska, che appartiene agli Stati Uniti; il confine tra i due Stati è qui segnato dal meridiano di 141º W. Un altro confine artificiale che segue il parallelo di 49º N separa a S per 2000 km il Canada dagli Stati Uniti, rispetto ai quali esiste una continuità territoriale che trae risalto dal disporsi in senso meridiano dei principali elementi orografici dell'America Settentrionale. Senza dubbio questa convenzionalità dei confini deriva dalla straordinaria vastità di spazi del Nordamerica e dalla “novità” della sua occupazione umana; essa sottolinea anche la scarsa rilevanza che hanno le frontiere tra i due grandi Stati, nei quali si ritrovano forme di civiltà e modi di vita sotto certi aspetti analoghi, determinati da un processo di industrializzazione estremamente avanzato che si basa in larga misura sulla presenza e lo sfruttamento di enormi risorse naturali. Il Canada possiede anche una straordinaria possibilità di sviluppo e da anni compare ai vertici delle graduatorie per ricchezza e qualità della vita, presentandosi all'inizio del Duemila come un Paese pienamente maturo sotto il profilo politico, economico e territoriale. Sul piano territoriale, il progressivo riequilibrio del popolamento e delle infrastrutture sta progressivamente portando il Canada al pieno controllo del suo grande spazio. Tradizionale terra di immigrazione, il Canada ha accolto negli anni centinaia di migliaia di persone provenienti prima dall'Europa – consistenti le ondate migratorie del primo Novecento e degli anni Cinquanta – e più recentemente anche dal resto del mondo.
Lo Stato
Costituito come dominion nel 1867, membro del Commonwealth dal 1931, il Canada è uno stato federale costituito da 10 province autonome (ciascuna dotata di propri organi legislativi ed esecutivi) e da tre territori, amministrati da un commissario governativo. Capo dello Stato è il sovrano del Regno Unito, rappresentato da un governatore generale; il potere esecutivo viene esercitato dal Governo, costituito dal primo ministro e dai ministri da lui scelti. Il potere legislativo spetta al Parlamento bicamerale, formato dal Senato, i cui membri sono nominati a vita dal governatore su indicazione del primo ministro, e dalla Camera dei Comuni, eletta per 5 anni a suffragio universale diretto. Nel 1982 il Paese si è dotato di una propria Costituzione. Il sistema di diritto è basato sulla Common Law britannica, anche se nella provincia di Québec la giustizia è amministrata secondo le norme francesi. Gli organi deputati rispondono a una organizzazione di tipo territoriale: la Corte Suprema Federale ha infatti competenze civili e penali su tutto il Paese, mentre nelle varie province sono presenti corti supreme locali e tribunali di grado inferiore. Le forze armate canadesi sono tripartite secondo la suddivisione tradizionale: esercito, marina, aviazione. Le singole province sono dotate inoltre di un sistema di Polizia locale, anche se esiste una forza di Polizia federale. La leva militare si effettua su base volontaria e può essere svolta tra i 16 e i 34 anni d'età. La presenza delle donne nelle forze armate è notevole, pari a circa un decimo dei soldati. L'organizzazione scolastica canadese presenta caratteristiche differenziate connesse soprattutto alla triplice tradizione (politico-culturale e religiosa) inglese, francese e americana, che attualmente rappresenta il punto di riferimento pedagogico e scolastico. Il sistema prevede istituzioni educative prescolastiche di vario tipo come asili d'infanzia privati e municipali, istituti gestiti da associazioni religiose e giardini d'infanzia (Kindergarten), l'unica istituzione a essere controllata pubblicamente. L'amministrazione scolastica dipende inoltre dalle singole province: per questo motivo la durata dell'obbligo scolastico può variare. L'istruzione primaria inizia generalmente dai 5-6 anni e si protrae fino ai 13-14, mentre quella secondaria può durare dai 3 ai 5 anni. Il tasso di analfabetismo nel Paese è praticamente assente. L'istruzione superiore è impartita in numerosissime università e istituti, che seguono, nei casi di insegnamento in lingua inglese, la struttura e le consuetudini universitarie anglosassoni; esistono tuttavia anche università in lingua francese (nella provincia di Québec) e bilingui (ad Ottawa). Tra i vari poli presenti, si ricordano Alberta (1906), Columbia Britannica (Vancouver, 1908), Laval (Québec, 1852), McGill (Montréal, 1821), Manitoba (1877), Montréal (1876), Ottawa (1866), Saskatchewan (Saskatoon, 1907) e Toronto (1827).
Territorio: morfologia
Strutturalmente il territorio ha il suo elemento fondamentale nel cosiddetto scudo canadese, la massa continentale archeozoica che costituisce l'ossatura stessa del subcontinente; è delimitato a S dal solco del fiume San Lorenzo, oltre il quale inizia la regione dei corrugamenti appalachiani, mentre verso N si stende fino agli arcipelaghi artici (questi ultimi però marginalmente interessati dai corrugamenti paleozoici connessi alla Groenlandia) e a W è obliterato dai sedimenti che formano le Pianure Centrali, o Interior Plains. La superficie dello scudo forma un tutto uniforme e si presenta come una successione di lievi ondulazioni; al centro è interessato da un'ampia depressione che dà origine alla baia di Hudson, a E della quale, nella penisola del Labrador, esso si eleva in una sorta di altopiano, che raggiunge i 1500 m. Superficie spianata a partire dal Paleozoico e soggetta recentemente alla morfogenesi glaciale pleistocenica, lo scudo appare spesso allo scoperto, con le sue formazioni cristalline e scistose; in alcune aree risulta sottoposto ai depositi glaciali, tra cui prevalgono le colline moreniche (drumlins). Numerosi sono i laghi , grandi e piccoli, che occupano le depressioni o i bacini chiusi da sbarramenti morenici. Il solco del San Lorenzo è di origine tettonica; si tratta di un rift bordato da rilievi, che si apre sull'oceano Atlantico formando un estuario immenso, in una regione morfologicamente complessa, dove si ebbero gli effetti periferici del corrugamento caledoniano degli Appalachi. I rilievi paleozoici compaiono nella penisola di Gaspé, che delimita a S l'estuario, e nell'isola di Terranova, dove la montuosità è elevata pur senza raggiungere mai quote superiori ai 1000 metri. Estranea ai corrugamenti paleozoici è rimasta invece la penisola della Nuova Scozia, che è un frammento dell'antico scudo. Tutte le coste del Canada sono molto frastagliate e quasi sempre rocciose, riflettendo le irregolarità proprie dello scudo e dei grandi rilievi occidentali. Ben evidenti i moti di ingressione marina che hanno dato luogo a frammentazioni insulari, a stretti, a penetrazioni profonde e, nel Labrador, a successioni di fiordi (l'estrema frammentazione delle coste canadesi fa sì che esse si sviluppino complessivamente per oltre 28.000 km, isole escluse). Le Pianure Centrali occupano ca. 1/5 dell'intera superficie territoriale: si presentano piatte, orizzontali, con strati cretacei sovrapposti alle formazioni più antiche. Ma cospicui sono i depositi di origine pleistocenica, tra cui non soltanto ammassi morenici, ma anche e soprattutto coltri d'argille eoliche, postglaciali, che sono all'origine del fertile löss di questa regione interna, oggi definita unitariamente con il nome di Alsama, dalle iniziali delle tre province su cui si estende (Alberta, Saskatchewan, Manitoba). Le pianure formano l'avampaese delle Montagne Rocciose, che nel Canada raggiungono le altezze maggiori nei massicci granitici della sezione più meridionale (monte Robson, 3954 m; monte Columbia, 3747 m); esse tendono gradatamente ad abbassarsi verso N, dove hanno l'estrema appendice nei monti Mackenzie, che dominano la depressione corrispondente al bacino del fiume omonimo. Come negli Stati Uniti, le Montagne Rocciose sovrastano a W vasti altopiani (fra cui lo Yukon Plateau) posti ad altezze superiori ai 1000 m e chiusi a W dal sistema delle Catene Costiere. Queste comprendono due distinte catene: quella orientale (Coast Mountains) interessa interamente la Columbia Britannica, sviluppandosi parallelamente alla costa per 1800 km e toccando la massima cima nel monte Waddington (4012 m); quella occidentale (Coast Range), in gran parte sommersa, è rappresentata dall'isola di Vancouver, dagli arcipelaghi Alessandro e Regina Carlotta e dalle isole minori che fronteggiano il litorale pacifico, anch'esso rotto da fiordi, rientranze e promontori, secondo la morfologia dei mari nordici. La catena riemerge sulla terraferma con i monti Saint Elias, che culminano nel Logan (5959 m), massima vetta del Paese, al confine tra Canada e Alaska. L'estrema sezione marginale del territorio canadese è rappresentata dagli arcipelaghi artici. Essi formano una caratteristica regione dove le isole, dette “terre”, affiorano tra bracci di mare coperti per molti mesi dal pack, in un ambiente spiccatamente polare. Le maggiori sono le isole Victoria, Melville e Banks nella sezione occidentale, Ellesmere, Devon e Baffin (la più estesa) in quella orientale; queste ultime sono bordate a E da rilievi di una certa imponenza: il Barbeau Peak dell'isola Ellesmere tocca i 2616 m e il Penny Highland dell'isola di Baffin i 2600 m. Geologicamente le isole artiche canadesi sono formate per lo più da strati paleozoici che coprono il substrato archeozoico; ovunque marcate sono le tracce del glacialismo, che è ancora attivissimo, con calotte di ghiacci estese specialmente sui rilievi di Baffin, Devon ed Ellesmere.
Territorio: idrografia
Il territorio canadese è diviso idrograficamente in tre grandi bacini: atlantico, artico e pacifico. Tra i primi due la soglia spartiacque non è molto netta, dato che si estendono per gran parte sullo scudo, piatta superficie dal drenaggio difficile. Chiaramente determinato è invece il bacino pacifico: lo spartiacque delle Montagne Rocciose corrisponde al Continental Divide nordamericano. In generale i corsi d'acqua di questo versante presentano regime più irregolare e corso breve, data la prossimità degli allineamenti montuosi alla costa; inoltre sono spesso interrotti da rapide e cascate, specie quelli che si originano dalle catene più interne. Il principale tributario del Pacifico è il Fraser, che scorre incassato negli altopiani compresi tra le Montagne Rocciose e le Catene Costiere, sfociando presso Vancouver; in territorio canadese rientra inoltre parzialmente il bacino del Columbia, che poi scorre verso le alteterre degli USA nord-occidentali. I fiumi artici e atlantici, invece, alimentati da numerosissimi laghi (il Canada è il Paese con la più vasta superficie lacustre del mondo) con cui sono in collegamento tramite una fitta rete idrografica, hanno portata abbondante, regime più regolare e notevole lunghezza; inoltre la loro comune caratteristica è l'estrema incertezza degli alvei, oltre al fatto di essere gelati per vari mesi all'anno. Il maggior fiume artico è il Mackenzie, che si sviluppa per 4241 km con un bacino amplissimo (1.760.000 km²) e un corso reso complesso dalla morfologia dello scudo; esso convoglia le acque di tre laghi molto estesi, il Gran Lago degli Orsi (Great Bear Lake), il Gran Lago degli Schiavi (Great Slave Lake) e il lago Athabasca. Con i suoi rami sorgentiferi, Peace River e Athabasca, il Mackenzie, che nella parte inferiore del corso resta gelato per 7-8 mesi all'anno, attinge fin quasi ai limiti della fascia meridionale canadese, drenando il versante orientale delle Montagne Rocciose. Sullo stesso versante nasce il Saskatchewan, fiume che si immette nel lago Winnipeg, situato proprio al centro dello scudo e nel quale convergono pertanto anche i corsi d'acqua delle Pianure Centrali. Laghi e rami fluviali collegano il lago Winnipeg alla regione dei Grandi Laghi; esso ha per emissario il Nelson, il cui bacino supera il milione di km² e che sfocia nella Baia di Hudson, dove vengono attratti anche gli altri fiumi che, attraverso laghi grandi e piccoli, orlati di suoli torbosi e di foreste, drenano lo scudo. Il principale fiume canadese, di certo il più vitale, è però il San Lorenzo (3058 km), anche se d'inverno non sfugge alla morsa del gelo che investe il Canada. Il suo bacino superiore si estende sui Grandi Laghi, il più vasto complesso lacustre d'acqua dolce del mondo, in gran parte però in territorio statunitense; i cinque laghi che lo compongono (Superiore, Michigan, Huron, Ontario, Erie) sono collegati tra loro da brevi rami fluviali, oggi resi navigabili formando in tal modo un sistema idrografico unico al mondo per l'originalità del suo sviluppo. Dal 1959 il San Lorenzo è fiancheggiato sino alla foce da un canale artificiale che completa la Saint Lawrence Seaway, grande idrovia che consente il transito fino ai Grandi Laghi anche a navi oceaniche; il fiume si riconferma così la principale arteria di penetrazione dall'Atlantico all'interno del Paese. La struttura orografica del Paese e la ricchezza dei bacini idrografici danno luogo a imponenti cascate come quelle di Della (439 m), situate nell'isola di Vancouver e considerate le più alte del Canada, di Takakkaw (366 m) nella Columbia Britannica e le famose cascate del Niagara, solo 49 m di salto, al confine tra l'Ontario e gli Stati Uniti.
Territorio: clima
I lineamenti strutturali del territorio canadese hanno, per l'insediamento umano, un'importanza relativamente minore rispetto a quelli climatici. Il Canada è, infatti, un territorio per gran parte pianeggiante, con rilevanti catene montuose solo a occidente e nella direzione dei meridiani, per cui le condizioni di abitabilità sono essenzialmente in diretta funzione del clima: dove esso è meno nordico si ha la parte più vitale del Paese. Questa corrisponde, in funzione zonale, all'estrema fascia meridionale che si appoggia al confine degli Stati Uniti e che si estende dal San Lorenzo, attraverso i Grandi Laghi e le Pianure Centrali, fino alla costa del Pacifico. È questo il “Canada utile” o “di base”, cui seguono il “Canada medio” e il “Canada alto”, dove la nordicità è già molto accentuata; infine c'è l'estremo Nord, che ha un clima polare. Questa differenziazione latitudinale delle fasce climatiche è molto irregolare a causa di numerosi fattori. Si deve tener conto, anzitutto, dell'elevata continentalità del territorio canadese; secondariamente della sua apertura agli influssi polari e della sua chiusura montagnosa lungo l'area occidentale. Le masse d'aria polari regolano il clima per gran parte dell'anno e determinano inverni freddi, asciutti, con tempo stabile. Le condizioni di gelo si spingono molto a S, tanto che una delle caratteristiche del clima canadese sono le anomalie termiche. Ciò si verifica soprattutto nelle regioni orientali che, prive di rilievi, sono più esposte agli influssi artici e, per di più, sono lambite dalla corrente fredda del Labrador: il San Lorenzo, che è situato alla latitudine di Londra, gela per 4-5 mesi all'anno; a Montréal le medie di gennaio sfiorano i -10 ºC. Nelle Pianure Centrali la continentalità accentua i rigori invernali e determina più forti escursioni termiche annue: a Winnipeg le medie di gennaio sono di -17 ºC, quelle di giugno sono superiori a 20 ºC. Sulla costa del Pacifico, posta al riparo degli influssi continentali, la marittimità mitiga il clima: a Victoria gennaio registra 4 ºC di media e luglio 15 ºC. Le condizioni anticicloniche invernali nelle regioni interne sono rimosse, al brusco sopraggiungere dell'estate, dalle masse di aria umide atlantiche. È allora che si verificano condizioni di tempo variabile con le precipitazioni caratteristiche nelle Grandi Pianure e nella stessa facciata atlantica, anche se qui, come più accentuatamente in quella pacifica, le precipitazioni si manifestano in ogni stagione. Sulla facciata orientale si registrano sino a 1000 mm annui di piogge, che si abbassano a 600 mm e anche meno nelle Pianure Centrali. Nei bacini intermontani delle Montagne Rocciose si hanno valori ancora inferiori; si passa poi ai versanti esposti al Pacifico della Catena Costiera, dove si superano anche i 2000 mm di piogge, apportate dai venti occidentali. Nel “Canada alto” e negli arcipelaghi artici non si superano quasi mai i 200 mm annui. In un Paese dai caratteri così nordici le precipitazioni nevose sono abbondanti; il manto nevoso ha una persistenza quasi ovunque superiore ai 2 mesi, tranne che sulla facciata oceanica occidentale. A causa dei cambiamenti climatici provocati dal riscaldamento globale nel villaggio di Lytton nella Columbia Britannica, il 29 giugno 2021 è stata raggiunta la temperatura recird di 49,5°C.
Territorio: geografia umana. Il popolamento
All'epoca della sua scoperta da parte degli europei il territorio canadese ospitava alcune centinaia di migliaia di indiani e nel “Grande Nord” diverse decine di migliaia di inuit (eschimesi). Ora queste comunità costituiscono una percentuale minima (0,2% inuit e 2,2% amerindi) della popolazione totale, rappresentata da europei, massimamente d'origine francese (13,6%) e anglosassone (45,6%). L'occupazione europea del Canada avvenne con un certo ritardo rispetto a quella statunitense. L'isola di Terranova fu scoperta da Giovanni Caboto nel 1497 e nel 1524 Giovanni da Verrazzano esplorò il litorale fino all'isola del Capo Bretone, denominando quelle terre “Nuova Francia”. Jacques Cartier scoprì e in parte risalì il San Lorenzo, ma solo agli inizi del sec. XVII Samuel de Champlain fondò i primi insediamenti, tra cui Port Royal nella Nuova Scozia (chiamata per lungo tempo Acadia) e Québec. Il popolamento fu alimentato da coloni francesi; nel 1722 vi erano nella Nuova Francia 25.000 francesi, divenuti 70.000 nel 1760, pur trovando forti ostilità negli inglesi, che da tempo agivano in quei territori con la Compagnia della Baia di Hudson. Con l'annessione del Canada alla corona britannica si ebbe una forte immigrazione di inglesi provenienti soprattutto dalle colonie atlantiche all'epoca della guerra d'indipendenza dei futuri Stati Uniti: ne giunsero 40.000 tra il 1777 e il 1784. Essi si insediarono a N e a E del lago Ontario (attuali province di Ontario e New Brunswick): da ciò trasse origine la distinzione tra “Canada alto”, popolato da anglosassoni, e “Canada basso” (provincia del Québec) abitato da francesi, corrispondente alla regione percorsa dal San Lorenzo. La popolazione del “Canada basso” si accrebbe per naturale impulso demografico, quella del “Canada alto” soprattutto per la continua immigrazione dagli Stati Uniti, donde partivano schiere di coloni attratti dalle terre coltivabili della regione dei Grandi Laghi. I contrasti tra francesi e anglosassoni accompagnarono lo sviluppo del Paese che, acquisita l'indipendenza, si diede un governo federale, come riflesso della struttura binazionale del nuovo Stato. Ebbe impulso allora il popolamento delle Pianure Centrali e del Canada occidentale, fino allora rimasto dominio pressoché esclusivo della Compagnia della Baia di Hudson per il commercio delle pellicce, verso cui mossero cercatori d'oro e poi coloni, convinti delle ricchezze di quelle terre: la costruzione della Canadian Pacific Railway (1885), che legò l'Est all'Ovest, fu in tal caso decisiva. L'immigrazione si fece assai consistente a partire dalla fine dell'Ottocento e non provenne soltanto, come agli inizi, dagli Stati Uniti, ma direttamente dall'Europa, specie dalla Gran Bretagna, dall'Irlanda, dai Paesi slavi, dall'Italia; complessivamente, tra il 1900 e il 1915 gli immigrati superarono i tre milioni. Con la prima guerra mondiale il flusso si contrasse; furono poi istituite delle leggi restrittive che mantennero l'immigrazione su quote annue comprese tra 70.000 e 160.000 unità, diminuite ulteriormente dopo il 1930. Dopo la seconda guerra mondiale il flusso riprese, anche se ben selezionato in rapporto alle esigenze del Paese: nel trentennio 1950-80 sono giunte nel Canada oltre 3,5 milioni di persone. Ai fini dell'aumento demografico l'immigrazione è stata senz'altro decisiva (pur senza trascurare il gran numero di persone passate poi negli USA o rimpatriate); un notevole peso ha avuto però anche l'incremento naturale, sempre elevato. La popolazione, che nel 1850 era di 2,4 milioni, all'inizio del secolo è passata a 5,3 milioni, nel 1931 a 10 milioni, fino ai quasi 40 milioni di oggi. Paese di forte e varia immigrazione, il Canada presenta una struttura etnica estremamente composita. Dei nati nel Canada, poco più della metà è di origine britannica; oltre ai francesi sono poi rappresentate una ventina di nazionalità tra cui predominano i tedeschi, gli italiani, gli ucraini, gli olandesi e i polacchi. Dei nati all'estero oltre un milione proviene dalla Gran Bretagna e circa 280.000 dagli Stati Uniti. La diversità etnica e culturale della popolazione canadese è aumentata con l'arrivo di immigrati provenienti dall'Asia (soprattutto cinesi, poi indiani, filippini e vietnamiti) e dalle Antille, mentre sono in decremento quelli provenienti dall'Europa. Alla metà degli anni Ottanta l'immigrazione è stata regolamentata da specifiche quote e non raggiungeva le 100.000 unità annuali. Il saldo migratorio resta comunque positivo: nel 2018 sono emigrati circa 70.000 canadesi mentre il Paese ha accolto oltre 321.065 individui. Il Canada accoglie inoltre un alto numero di rifugiati e di richiedenti asilo, 10.000 circa nel 2006, il terzo al mondo dopo Stati Uniti e Australia; gli accordi del 2002 con gli Stati Uniti (Safe Third Country Agreement) impongono ai nuovi arrivati di richiedere lo status di rifugiati al primo Paese in cui arrivano, con lo scopo di sorvegliare più accuratamente le frontiere ed evitare i movimenti clandestini tra i due Stati. Anche i tassi naturali di accrescimento, che nella prima metà del sec. XX raggiungevano livelli elevati (circa 2,5%), contribuendo in misura determinante all'aumento complessivo della popolazione, a partire dagli anni Sessanta del Novecento si sono attestati su valori più bassi (1,8%), per scendere ulteriormente nei decenni successivi: nel quinquennio 2015-2020 la crescita annua si assesta intorno allo 0,9 %. Il coefficiente medio di natalità è del 9,7‰, ma vi sono notevoli differenze tra area e area: infatti, le aree rurali di più recente colonizzazione presentano coefficienti di natalità più alti. Il basso tasso di mortalità e gli elevati standard di vita rendono il Canada il Paese nordamericano con la popolazione più vecchia: il 25,8% della popolazione ha più di 60 anni.
Territorio: geografia umana. La distribuzione della popolazione
La distribuzione rispecchia, come negli Stati Uniti, l'immediatezza del rapporto che si è stabilito tra uomo e ambiente. La densità media è di 3,77 ab./km²: ciò fa del Canada il Paese con la più bassa densità di popolazione del Nordamerica. Le maggiori concentrazioni si hanno comunque sul lato atlantico, tra il San Lorenzo e i Grandi Laghi, regione climaticamente temperata, aperta all'oceano e ben disposta rispetto anche alle comunicazioni con l'interno. Vi si concentrano quasi i tre quarti dell'intera popolazione, con densità medie notevolmente più elevate intorno a Toronto e a Québec, come nella Nuova Scozia. Il popolamento si dirada verso l'interno, dove gli assi di attrazione umana sono le grandi linee ferroviarie che collegano il versante atlantico a quello pacifico. In quest'ultimo, presso la costa meridionale e nell'antistante isola di Vancouver, si ha un'altra rilevante concentrazione, con densità superiori ai 10 ab./km². Circa il 90% dei canadesi vive nella fascia meridionale del Paese, entro 160 km dal confine statunitense, soprattutto a causa delle condizioni climatiche, mentre il popolamento si dirada verso N, dove si spingono delle appendici più o meno estese, soprattutto nelle Pianure Centrali, in funzione agricola. Per il resto nel N si hanno centri isolati, che svolgono un ruolo pionieristico nel campo delle attività minerarie e forestali. Nell'aprile 1999 il Canada ha ridefinito i confini interni con l'istituzione di un nuovo territorio autonomo, il Nunavut (fino ad allora parte dello Yukon), che è stato posto sotto l'amministrazione degli inuit in base agli accordi del 1991 tra i rappresentanti del governo federale e la comunità inuit. La creazione del Nunavut, che occupa una superficie pari circa a un quinto della superficie complessiva del Paese, è stata fatta per venire incontro alle esigenze di una minoranza, che reclamava da tempo un ritorno alle sue radici culturali e alle tradizionali attività economiche, trasformate dall'espansione dell'industria estrattiva di gas e petrolio sul proprio territorio. Questa zona presenta una densità abitativa molto bassa, intorno allo 0,02%. Analogamente il parlamento canadese ha assegnato ad altre due comunità porzioni di territorio, che saranno gestite con ampi margini di autonomia: nel 1999 è stata la volta infatti dei Nisga'a ai quali è stata attribuita un'area di 2000 km² mentre nel 2003 è toccato ai Tlicho cui è spettata un'area di 39.000 km².
Territorio: geografia umana. Forme d’insediamento
Come negli Stati Uniti, le città sono sorte come centri focali dell'organizzazione territoriale: esse sono state cioè le basi da cui è partita l'occupazione umana del vasto territorio. Il loro sviluppo è stato determinato dall'impostazione essenzialmente commerciale dell'economia canadese, più di recente dalle funzioni industriali; esse accolgono il 81,4% della popolazione, contro il 50% del 1921. Questa percentuale è destinata a incrementarsi in quanto i nuovi immigrati ben difficilmente scelgono residenze rurali e preferiscono insediarsi nelle periferie delle grandi conurbazioni. La struttura delle grandi città è simile a quella statunitense, con la City al centro e, tutt'attorno, le aree residenziali. Le grandi città come Montréal, Toronto ecc., hanno inglobato, nella loro continua espansione, vari centri vicini e hanno assunto il carattere di vasti agglomerati urbani. I piccoli centri svolgono funzioni commerciali e amministrative nei confronti di territori agricoli più o meno vasti e sono contraddistinti da farms isolate. Tranne che nelle province atlantiche, essi hanno una funzionalità di struttura in cui manca ogni motivazione psicologica e sentimentale, presente invece nei piccoli centri dei vecchi Paesi europei; nelle pianure cerealicole, per esempio, tali centri sono dominati dal grande silos lungo la ferrovia e sono formati da file di case allineate su strade parallele. Il geometrismo caratterizza tutto il territorio, che è diviso in rettangoli (rangs) nelle zone francesi, in quadrati (townships) in quelle anglosassoni. Il geometrismo prevale anche nelle città, benché alcune di esse, come Québec e Ottawa, così come i vecchi centri atlantici, conservino i loro aspetti originari che risentono della mentalità “europea” dei loro fondatori. Le città più “americane” sono Toronto, una sorta di Chicago con una popolazione assai composita, comprendente tra l'altro molti Italiani, attratta dalle fortune industriali, finanziarie e commerciali del capoluogo dell'Ontario, e Montréal, metropoli modernissima, dinamica, vitalizzata dal suo porto e dalla felice posizione nell'ambito dell'Est canadese. Québec invece è città storica, tipicamente francese, mentre Ottawa, importante nodo di comunicazioni, ha ricevuto impulsi notevoli dal suo ruolo di capitale. Le maggiori città delle province atlantiche hanno funzioni portuali, fin dalla loro origine; grande “capolinea” della linea ferroviaria transcanadiana è Halifax, mentre compiti più locali svolgono Charlottetown e Saint John's. Nelle pianure dell'Alsama le città sono i centri vitali di ampi territori e hanno perciò attività molteplici, commerciali, amministrative, industriali; inoltre importanti nodi di comunicazione sono: Winnipeg, Regina, Calgary che si trovano sulla linea ferroviaria transcontinentale ed Edmonton, la più settentrionale, che allaccia la stessa linea al Nord. Vancouver è il capolinea della ferrovia sul Pacifico e ha funzioni portuali di primo piano, oltre che essere il principale centro della Columbia Britannica e il terzo per popolazione del Canada; più piccola Victoria, capoluogo della stessa provincia. Nel Nord sono numerosi gli isolati centri minerari come Whitehorse, capoluogo dello Yukon situato sulla strada dell'Alaska, Yellowknife, sul Grande Lago degli Schiavi, e i più nordici Norman Wells e Inuvik, sul fiume Mackenzie.
Territorio: ambiente
La vegetazione rispecchia la variazione latitudinale del clima e dei suoli. Circa la metà del territorio canadese ha suoli gelati per gran parte dell'anno o tutto l'anno (pergelisol): ciò riduce fortemente le possibilità della vita vegetale. Le tundre coprono tutto il “Canada alto” fino alle coste meridionali della baia di Baffin. Nel “Medio Nord” si stende la foresta boreale di conifere, simile alla taiga siberiana, con pini e abeti; sono pure presenti betulle e pioppi. Verso S, su terreni podsolici più o meno ricchi, si passa progressivamente alla foresta di latifoglie nella quale sono molto diffusi l'acero da zucchero, il frassino, il tiglio, il castagno, ecc.; questa foresta lascia il posto nelle Pianure Centrali alle immense distese delle praterie, essenzialmente di graminacee. Una grande varietà di vegetazione caratterizza le alteterre del Canada occidentale: mentre gli aridi altopiani interni e il versante orientale delle catene montuose hanno una vegetazione scarsa, di tipo steppico, i fianchi occidentali sono ricoperti da un denso manto boschivo; in particolare sul versante pacifico delle Catene Costiere, molto umido e piovoso, la foresta di conifere si arricchisce di specie giganti di tsughe, cipressi, cedri rossi ecc. Complessivamente le foreste, gravemente danneggiate dall'inquinamento atmosferico e dalle piogge acide, ricoprono più di un terzo del territorio canadese; i programmi di salvaguardia del manto forestale hanno fortunatamente messo fine allo sfruttamento di questo patrimonio. Anche il ricco patrimonio idrico del Canada è a rischio a causa dell'inquinamento industriale e di quello causato dall'uso di pesticidi nonché per lo sfruttamento incontrollato delle acque dolci sotterranee. La prospettiva dell'esaurimento delle risorse idriche, inoltre, richiama un'attenzione particolare sul problema. § Pur non possedendo una propria fauna endemica, il Canada conta numerose specie di animali anche se raggruppate in poche famiglie. Assai diffusi sono l'antilocapra, il cervo dalle grandi orecchie, l'alce e il wapiti; fra gli Ursidi sono ben rappresentati il grizzly (orso grigio), il baribal (orso nero americano) e l'orso polare o bianco. Sempre tra i Mammiferi si trovano la foca dal cappuccio, il coyote, il bighorn, la pecora delle Montagne Rocciose, il caribù, la capra delle nevi, il bue muschiato, il ghiottone, le volpi polare e comune, gli scoiattoli volanti, il topo muschiato, l'ursone, il procione, alcuni mustelidi come l'ermellino, la donnola, il visone e il castoro del Canada. Fra gli uccelli i più comuni sono il picchio americano, alcuni regoli, i tetraoni, la gru americana (ormai quasi estinta), la poiana dalla coda rossa e il gheppio americano. Pochissimi (e inesistenti in alcune regioni) gli Anfibi e i Rettili che assieme contano una decina di famiglie tipiche anche dell'Eurasia settentrionale. A difesa del patrimonio floristico e faunistico sono stati istituiti parchi e aree protette per una superficie complessiva che interessa il 7% del territorio; i maggiori parchi nazionali sono quelli di Wood Buffalo (44.807 km²), Jasper (10.878 km²) e Banff (6641 km²). Sono presenti inoltre aree marine protette nazionali, oasi faunistiche, santuari, rifugi e riserve ecologiche. Il Parco di Wood Buffalo, nel 1983, insieme ad altri 8 siti – Parco nazionale Nahanni (1978), Parco provinciale dei Dinosauri (1979), Parchi nazionali di Kluane e Wrangell-Saint Elias, Glacier Bay, Tatshenshini-Alsek (1979), Parchi delle Montagne Rocciose Canadesi (1984, 1990), Parco nazionale Gros Morne (1987), Parco nazionale Waterton-Glacier (Canada/Stati Uniti d'America) (1995), Parco di conservazione di Miguasha (1999), Rupi fossili di Joggins (2008) – sono stati designati dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.
Economia: generalità
Il Canada è un Paese ricchissimo, autosufficiente e possiede pressoché di ogni genere di materie prime, sia minerarie sia agricole, settore quest'ultimo in cui si pone tra i massimi esportatori mondiali. Paese oggi caratterizzato da un'economia di tipo avanzato, il Canada fu caratterizzato, sino alla metà del XIX secolo, da uno sfruttamento massiccio delle sue immense risorse naturali: dalla caccia agli animali da pelliccia, alla pesca e allo sfruttamento forestale, dall'utilizzo intensivo dei suoli per l'agricoltura nelle province atlantiche e nelle Pianure Centrali, all'estrazione mineraria. Politicamente questa prima fase coincise con il periodo di dipendenza coloniale, relativamente recente, nei confronti della Gran Bretagna. Quando però all'inizio del sec. XX il Canada ottenne l'indipendenza nell'ambito del Commonwealth, la soggezione coloniale si allentò per lasciare posto a un rapporto di tipo commerciale che vide la Gran Bretagna assumere il ruolo di principale partner. Il contemporaneo sviluppo della potenza economica degli Stati Uniti favorì poi il passaggio del Paese nella sfera d'influenza statunitense. Furono costruite le prime importanti ferrovie e si incrementarono i traffici commerciali, mentre le materie prime, in particolare il legname e i minerali, cominciarono a essere trasformati localmente, dando origine alle prime importanti industrie. Questa evoluzione favorì l'accumulazione del capitale consentendo di stimolare, secondo il classico processo di industrializzazione, ulteriori iniziative tese a utilizzare tutte le ricchezze naturali del Paese. Tuttavia, solo a partire dal secondo dopoguerra il Paese assunse l'effettivo ruolo di grande potenza economica: l'industria, che sino ad allora era stata impiegata quasi esclusivamente nella prima trasformazione dei prodotti locali, ampliò enormemente il proprio panorama di applicazioni nell'ambito manifatturiero ad alta tecnologia, raggiungendo per la prima volta altissimi livelli remunerativi. All'elevata produttività dell'industria e all'efficienza dei servizi si deve dunque l'elevato livello di vita della popolazione, paragonabile a quello degli Stati Uniti. La composizione della forza lavoro esprime chiaramente le trasformazioni avvenute nella struttura economica canadese: in poco più di un secolo la percentuale degli addetti alle attività agricolo-minerarie è scesa dal 70% all'1,9%, a fronte dei settori secondario e terziario che impiegano rispettivamente il 19,2% e il 78,9% della popolazione attiva. Pur essendo ormai, grazie alla vastità delle risorse di cui dispone e alla relativa esiguità della sua popolazione, uno degli otto Paesi più industrializzati e più ricchi al mondo (con un PIL di 1.711.387 ml $ USA e un PIL pro capite di 46.261 ml $ USA nel 2018), al dodicesimo posto tra i Paesi con il più alto indice di sviluppo umano, il Canada non è esente da problemi e difficoltà in campo economico. Nel corso dell'ultimo decennio del XX sec. ai periodi di crescita si sono infatti alternati momenti di recessione. Il superamento del PIL da parte del debito pubblico ha contribuito infatti a far lievitare i tassi di interesse, causando una flessione in negativo degli investimenti produttivi; al tempo stesso, malgrado un marcato deprezzamento del dollaro canadese rispetto al dollaro statunitense, e quindi un aumento delle esportazioni verso gli USA, fra 1990 e 1994 si sono perduti circa 250.000 posti di lavoro. La politica economica impostata a partire dal 1994 sulla riduzione del deficit pubblico ha tuttavia permesso, nel giro di soli quattro anni, a far scendere l'inflazione a circa l'1%, favorendo nuovamente la crescita economica. La politica fiscale, inoltre, è stata orientata soprattutto a contrarre quanto più possibile il fabbisogno finanziario del settore pubblico. Questo, se da un lato ha mantenuto bassa la competitività del Paese e modesto il tasso di crescita (2000), dall'altro ha permesso di mantenere entro limiti contenuti anche l'inflazione e la disoccupazione. Negli stessi anni, correttivi sono stati introdotti anche sul fronte monetario, con la riduzione del tasso di interesse (1996), e sul piano della previdenza sociale (1998) con l'introduzione di un nuovo piano pensionistico, caratterizzato da contributi più elevati e da una maggiore severità nel concedere pensioni e sussidi. Parallelamente, la ripresa del consumo interno e delle esportazioni – trascinate in modo particolare dalla domanda dell'Unione Europea e agevolate nei rapporti con gli Stati Uniti dall'istituzione del NAFTA (l'accordo di libero scambio dell'America Settentrionale, sottoscritto da Canada, Stati Uniti e Messico nel 1992, in vigore dal 1994) – ha contribuito a stabilizzare il quadro economico. Nonostante la dipendenza dai mercati statunitensi sia ancora elevata (i cicli produttivi vengono ultimati oltre frontiera, il 70% degli investimenti stranieri sono rappresentati da capitale USA, i gruppi finanziari nordamericani sono presenti nei consigli di amministrazione dei tre quarti delle società canadesi), il Paese ha allargato il novero dei suoi partner commerciali, confermando nel 2007 il dato della crescita economica, dopo il calo dei primi anni Duemila. Il PIL è cresciuto del 2,7%, i tassi di inflazione e disoccupazione sono diminuiti, il bilancio pubblico ha superato, se pur di poco, il PIL, la bilancia commerciale ha chiuso in attivo.
Economia: agricoltura, foreste, allevamento pesca
Nonostante partecipi in bassissima percentuale alla formazione della ricchezza nazionale, l'agricoltura rappresenta un settore importante su cui si basa molta parte del settore delle esportazioni. Date le condizioni ambientali, l'agricoltura dispone di aree limitate (5% della superficie territoriale) ma molto estese e diversificate a seconda della regione del Paese; in pratica tali aree corrispondono alla fascia lungo il San Lorenzo, alle Pianure Centrali sino alla latitudine del 56º e alla sezione sudoccidentale del Paese. La quasi totalità delle aziende è a conduzione privata e familiare, ma si registrano alti tassi di efficienza e produzioni di alta qualità. La coltura dominante è quella dei cereali, che trovano il loro ambiente ideale nelle pianure dell'Alsama, favorita dai terreni a cernozëm; tuttavia, essa subisce notevoli variazioni annuali a causa dell'andamento climatico. Come nella contigua area statunitense, l'attività ha una spiccata impostazione commerciale e buona parte della produzione totale è diretta all'esportazione. Tra i cereali predomina il frumento, seguito da orzo, avena, mais e segale. Si prestano bene all'ambiente canadese le patate e le barbabietole da zucchero, coltivate soprattutto nelle province atlantiche. Qui i terreni sono adatti anche a piante industriali come il lino (il Canada è il primo produttore del mondo di semi di lino), la colza e la soia. Nell'Ontario meridionale e nella Columbia Britannica prospera la frutticoltura (mele soprattutto); è una coltura assai specializzata, praticata in aziende di estensione relativamente ridotta. § Una delle maggiori ricchezze del Canada è rappresentata dalle foreste di abeti, betulle, aceri, pini ecc., che coprono il 26,5% della superficie nazionale. Lo sfruttamento di questo patrimonio alimenta la fiorente industria del legno e dei suoi derivati. § L'allevamento è soprattutto concentrato nelle province orientali, in prosecuzione del Dairy Belt statunitense. Qui si trova la maggior parte dei bovini da latte, fornitori di prodotti destinati soprattutto al mercato statunitense; nelle pianure interne prevale, invece, l'allevamento di bovini da carne, cui segue quello dei suini e dei volatili da cortile. In declino è invece l'allevamento degli animali da pelliccia (visoni, castori, cincillà, volpi, linci ecc.) concentrato nell'Ontario e nel Québec, a causa della sempre più matura coscienza ecologista e in conseguenza di un trattato stipulato con la UE nel 1997 per vietare la caccia di mammiferi selvatici. § Conserva tutta la sua importanza la pesca, che sfrutta le acque pescose sia presso la costa atlantica (il banco di Terranova è particolarmente ricco di merluzzi e aragoste) sia lungo quella del Pacifico (salmoni); fiumi e laghi sono ricchi di trote, storioni e lucci.
Economia: industria e risorse minerarie
Il settore secondario partecipa per quasi un terzo alla produzione della ricchezza nazionale. L'elevatissima disponibilità energetica ha dato impulso a una potente industria metallurgica, che lavora ampiamente i minerali locali (ghisa, ferro, rame e piombo raffinato, nichel) ma raffina anche quelli d'importazione come la bauxite. In forte espansione sono anche l'industria siderurgica, concentrata ad Hamilton, nell'Ontario, gli impianti per la raffinazione del petrolio e la lavorazione dell'alluminio. L'industria meccanica, anch'essa molto fiorente, ha il suo settore più sviluppato nella costruzione di veicoli, macchinario agricolo e ferroviario; notevole incremento hanno registrato i settori cantieristico e aeronautico; infine ottime prospettive, grazie alle tecnologie avanzate di cui il Canada ormai dispone, presentano le industrie elettrotecniche ed elettroniche, aerospaziali, biotecnologiche e quelle legate alle telecomunicazioni. La tradizionale lavorazione dei prodotti agricoli, zootecnici, ittici e forestali conserva non di meno la sua fondamentale importanza nell'economia canadese. Particolare rilievo rivestono le industrie casearia, conserviera (carne, pesce, prodotti ortofrutticoli) e quella del legno: il Canada è uno dei maggiori produttori mondiali di pasta di legno meccanica, pasta chimica e carta. L'industria chimica produce fertilizzanti, ammoniaca, gomma sintetica, materie plastiche, elio, cloro ecc.; centri importanti sono situati a Trail, nella Columbia Britannica, e nella cosiddetta “vallata chimica” di Sarnia nell'Ontario. Altri impianti sono preposti per la lavorazione della cellulosa, della pasta di legno e della carta (Ottawa, Vancouver). L'industria tessile, infine, dislocata nelle province del Québec e dell'Ontario, ha come settore principale quello cotoniero, ma sviluppati sono anche quello laniero e delle fibre sintetiche. § Il Paese è ricco di quasi tutti i minerali metalliferi ma lo sfruttamento di parecchi giacimenti è reso assai arduo dalle difficoltà ambientali, essendo molti di essi ubicati nelle estreme regioni settentrionali. Tuttora il Canada resta uno dei massimi produttori mondiali di nichel, estratto soprattutto nel distretto di Sudbury (Ontario), di zinco, alluminio, zolfo e uranio; nel sottosuolo sono presenti in grandi quantità anche amianto, rame, piombo, sali potassici, e metalli preziosi come oro, argento e diamanti. Elevata anche la produzione di ferro, con giacimenti nell'Ontario, nel Québec, nella Columbia Britannica, nel Labrador e a Terranova. A livello energetico, il Paese gode di notevoli riserve di carbone (Alberta, Nuova Scozia, Columbia Britannica, New Brunswick, Saskatchewan), petrolio (Alberta, Columbia Britannica, Saskatchewan) e gas naturale (Medicine Hat, nell'Alberta, è chiamata la “Natural Gas City”). Fittissima è la rete di oleodotti e di gasdotti (rispettivamente di 43.126 km e 309. 572 km nel 2003), che in parte si raccordano a centri statunitensi; il Canada possiede uno dei gasdotti maggiori del mondo, la Trans Canada Line, che collega i giacimenti situati nella zona di confine tra l'Alberta e il Saskatchewan con Toronto e Montréal. La produzione di energia è subordinata in massima parte al grande potenziale idroelettrico presente nel Paese: gli impianti maggiori sono quelli di Portage Mountain (sul Peace), di Manicouagan (Québec) e di Mactaquac (New Brunswick); sono presenti anche impianti per la produzione di energia nucleare (Ontario) e termica (Columbia Britannica, Sarnia, Ontario).
Economia: commercio, comunicazioni e turismo
Il terziario concorre al PIL del Paese coprendo quasi il 70,9%. I commerci interni si avvalgono di un servizio distributivo che ricalca quello statunitense, basato su grandi supermercati. Molti beni di consumo sono importati (essenzialmente dagli Stati Uniti) dato che il Canada non ha ancora raggiunto una sufficientemente estesa varietà di industrie manifatturiere. Il Paese, tuttavia, è uno dei principali al mondo per il volume dei traffici di import-export (pari al 3,3% del totale mondiale). Le importazioni più rilevanti riguardano macchinari, prodotti chimici, apparecchiature elettriche, frutta e verdura, petrolio, beni di consumo. Il Canada esporta soprattutto veicoli e loro parti, minerali come petrolio e derivati, gas naturale, macchinari e apparecchiature per telecomunicazioni, carta, legname, materie plastiche, alluminio, medicinali e alcuni prodotti alimentari come la carne. Come già accennato, la bilancia commerciale del Canada è negativa (-19.155,1 ml $ USA). Gli scambi si svolgono principalmente con gli Stati Uniti che assorbono più dei tre quarti delle esportazioni canadesi e qui riversano il 65,5% dei loro prodotti; seguono Giappone, Regno Unito, Cina, Messico, Unione Europea, Corea del Sud e Taiwan. Ciò attesta i nuovi orientamenti della politica economica canadese, alla ricerca di una propria individualità nel contesto mondiale. La recente crescita registrata lungo la fascia ovest del Paese, oltre a marcare le trasformazioni interne del Canada, individua una tendenza comune anche ai vicini Stati Uniti; l'attenzione rivolta verso l'Ovest, infatti, rappresenta il segnale di un passaggio di testimone tra il vecchio centro economico rappresentato dall'Atlantico a quello del Pacifico e dei Paesi che su di esso si affacciano. § Al servizio degli scambi interni, incentivati da una notevole diversificazione economica regionale, si colloca una rete di comunicazioni molto estesa, anche se con sviluppo assai diverso passando dalle province orientali a quelle centrali. Le ferrovie si snodano complessivamente per 48.150 km; fondamentali sono le linee transcanadiane (Canadian Pacific Railway e Canadian National Railways), che uniscono la regione atlantica a Vancouver, e dalle quali si diramano numerosi bracci che verso N si spingono sino a Churchill sulla Baia di Hudson, a Lynn Lake e a Pine Point sul Grande Lago degli Schiavi, mentre verso S si raccordano con la rete statunitense. Efficiente è anche la rete stradale (con 1.130.000 km di strade), percorsa da oltre 24 milioni di autoveicoli; di particolare rilievo è la Transcanadiana (Trans Canada Highway) che unisce Saint John's (Terranova) con Victoria (isola di Vancouver). Verso N due grandi superstrade giungono sino a Yellowknife (Mackenzie Highway) e Anchorage, in Alaska (Alaska Highway): quest'ultima venne costruita durante la seconda guerra mondiale, per scopi militari, in collaborazione con gli Stati Uniti. Fitta è anche la rete aerea che, data la vastità del Paese, ha un ruolo fondamentale, soprattutto per le comunicazioni con gli isolati centri del Canada settentrionale. Numerosissimi gli aeroporti: Toronto, Vancouver, Montréal, Ottawa, Winnipeg, Dorval, Victoria. Svolgono una funzione di primo piano le linee di navigazione interne grazie ai collegamenti delle Pianure Centrali con i Grandi Laghi e di questi ultimi con l'Atlantico; Québec, Montréal, Toronto, Thunder Bay sono i principali porti della Saint Lawrence Seaway lungo la quale si svolge un importante traffico di merci, ma che d'inverno resta bloccata dai ghiacci. Il principale porto è, Vancouver, sbocco marittimo di tutto il Canada occidentale, cui si affiancano Sept-Iles/Pointe Noire, Montréal, Thunder Bay, Hamilton, Port Cartier, Halifax, Québec, Toronto e Saint John. § Il turismo costituisce una cospicua fonte di reddito, anche grazie alla presenza dei numerosi parchi. Il settore è in crescita, grazie anche all'incentivo per la promozione delle strutture di accoglienza. Annualmente, il Canada è visitato da decine di milioni di stranieri, in massima parte provenienti dagli Stati Uniti.
Storia: la colonizzazione
Prima dell'arrivo degli Europei i territori che oggi formano il Canada, del tutto privi di legami tra loro, erano scarsamente abitati da tribù indiane nomadi . Intorno al Mille vi giunse, primo europeo, il normanno Leif Ericssonn, ma la scoperta vera e propria risale al 1497, a opera di Giovanni Caboto al servizio di Enrico VII di Inghilterra. Pescatori di merluzzi cominciarono dopo pochi anni a frequentare le acque canadesi, senza però spingersi mai nell'entroterra; le prime esplorazioni furono dunque effettuate, tra il 1534 e il 1536, dal francese Jacques Cartier, che, oltre a visitare Terranova e l'Isola Principe Edoardo, risalì il corso del San Lorenzo fino al luogo in cui oggi è Montréal. I successivi tentativi di colonizzazione, compiuti dallo stesso Cartier (1541) e da François de Roberval de la Roche, fallirono. La colonizzazione vera e propria cominciò con l'arrivo del francese Samuel de Champlain, deciso a impiantare una colonia che fornisse nuovo campo di attività commerciali ed evangelizzatrici e che fosse base per una nuova rotta attraverso il Pacifico verso la Cina. Port Royal, la prima colonia di Champlain, trascurata dalla Francia ed esposta agli attacchi degli Inglesi, ebbe vita difficile, mentre Québec, dopo un inizio duro, ebbe uno sviluppo migliore. Il primo tentativo di organizzare la colonia, cui era stato dato il nome di Nuova Francia, fu di Richelieu, che nel 1627 costituì la Compagnia della Nuova Francia alla quale, in cambio del compito di provvedere al popolamento e al governo del Paese, a titolo di signoria feudale era concesso il monopolio del traffico di pellicce. Il governo della Compagnia (che al momento del suo scioglimento aveva insediato nel territorio non più di un migliaio di coloni e fondato le stazioni di Québec, Trois Rivières e Montréal) fu sostituito nel 1663 da quello diretto della Francia che, tentando di organizzarvi un governo assoluto, impedì il formarsi dell'autocoscienza civile che caratterizzò l'esperienza delle colonie inglesi. Tuttavia, tra il 1665 e il 1763 la colonia si sviluppò rapidamente: la popolazione passò da 2000 a 65.000 unità. L'espansione demografica comportò un'espansione territoriale che portò i Francesi a scontrarsi con gli Indiani, provocando dure lotte, di cui particolarmente famosa è quella con gli Irochesi.
Storia: le guerre anglo-francesi
Dopo il 1713 esploratori, missionari e commercianti risalirono e colonizzarono il corso del San Lorenzo, spingendosi fino al lago Michigan da cui cominciarono a discendere il Mississippi. Ciò fece concepire l'ambizioso progetto di costituire un grande impero dall'estuario del San Lorenzo, lungo il Mississippi fino a New Orleans, che avrebbe però tagliato alle colonie britanniche la strada dell'espansione a ovest. Questa minaccia, sommata a numerose altre cause di attrito locali e allo scontro tra gli interessi inglesi e francesi in Europa, portò alle guerre coloniali che si risolsero con la conquista della Nuova Francia da parte degli Inglesi e con la fine della stessa America francese. La Pace di Utrecht (1713) sancì il passaggio alla Gran Bretagna dell'Acadia e di Terranova; la Pace di Parigi (1763), che concluse la guerra dei Sette anni, determinò la cessione agli Inglesi di tutta la Nuova Francia. Difficile fu l'organizzazione della convivenza tra vinti e vincitori e impossibile talora l'assorbimento degli uni da parte degli altri.
Storia: il "Quebec Act"
Nel 1774 il Parlamento inglese approvò il “Quebec Act”, che definiva lo status giuridico-amministrativo della colonia e garantiva i diritti dei Franco-Canadesi, creando una solidarietà di interessi delle élites francesi (così la Chiesa cattolica conservava un fortissimo ascendente sui Franco-Canadesi). Tale situazione ebbe notevoli conseguenze sulle successive vicende del Paese e contribuì al fallimento del tentativo di invasione da parte degli Americani (1775-76). La rivoluzione americana ebbe tuttavia un'influenza fondamentale sulla storia canadese. L'arrivo di quarantamila lealisti introdusse infatti le consuetudini di autonomia delle colonie anglosassoni e inoltre modificò sostanzialmente il rapporto numerico tra l'elemento di origine inglese e quello francese, rendendo superato il sistema instaurato dal “Quebec Act”. Il Parlamento inglese quindi, col “Constitutional Act” del 1791, riorganizzò la colonia, che venne divisa nelle due province dell'Alto Canada (inglese) e del Basso Canada (francese). Entrambe furono dotate di istituzioni rappresentative, ma non ancora di autogoverno. La guerra angloamericana del 1812, pur essendo stata combattuta soprattutto in Canada, non provocò altra conseguenza di rilievo che la radicalizzazione del contrasto tra gli immigrati americani e i vecchi immigrati lealisti, che formavano un'élite unita da vincoli economici e familiari, indicata col nome di Family Compact.
Storia: liberali e conservatori
I due gruppi rivali diedero origine ai due tradizionali partiti, riformista e conservatore prima, liberale e conservatore poi, che ancor oggi controllano la vita politica canadese. Tali contrasti interni, complicati da quelli con i francofoni e dall'aumento demografico, provocarono nel 1837 due rivolte nell'Alto e nel Basso Canada, la prima guidata da W. L. Mackenzie, contro il predominio del Family Compact, la seconda da L.-J. Papineau per ottenere riforme politiche, sociali e nazionali. Entrambe furono stroncate, ma, memore dell'esperienza fatta con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, su proposta del governatore lord J. G. Durham, introdusse alcune fondamentali riforme, riunendo le due province in un'unica entità politica dotata di un'Assemblea nella quale erano rappresentati pariteticamente l'Alto e il Basso Canada (“Reunion Act”, 1840). Con l'abolizione di alcune leggi ereditate dal periodo feudale, tra il 1840 e il 1856 il Canada si avviava così a diventare un Paese moderno. Dopo la trasformazione in elettivo del Consiglio legislativo (1856) e la scelta di Ottawa come capitale (1858), il 1867, con la promulgazione da parte del Parlamento inglese del “British North America Act”, segnò una svolta fondamentale nella vita costituzionale del Canada. Constatata l'inadeguatezza della soluzione unitaria per la convivenza tra Canadesi anglofoni e francofoni, l'Atto trasformava il Paese in una federazione formata dalle province del Québec, Ontario, Nuova Scozia e Nuovo Brunswick, realizzando le proposte uscite dalle conversazioni tenutesi nel 1864 a Charlottetown e Québec tra i rappresentanti provinciali.
Storia: il dominion
Il termine dominion, con cui la nuova entità fu designata, indicava che il Canada non era più una colonia, pur non essendo ancora uno Stato, in quanto all'autogoverno interno non corrispondeva la capacità di agire sul piano internazionale. Per la politica estera era infatti sempre competente il governo inglese. Tra il 1870 e il 1873, con l'accessione dell'Isola Principe Edoardo, della Columbia Britannica e dei territori intermedi, già appartenenti alla Compagnia della baia di Hudson sciolta nel 1870 (Manitoba, Alberta, Saskatchewan, Territori di Nord-Ovest e Yukon), il Canada assunse dimensioni continentali. L'acquisto dei nuovi territori avvenne non senza difficoltà e il governo dovette fronteggiare nel 1869 e nel 1885 due rivolte, capeggiate dal franco-canadese Louis Riel, la cui esecuzione capitale contribuì al peggioramento dei rapporti tra i due gruppi etnici. Sul piano politico, la vita del Paese fino alla prima guerra mondiale fu dominata dal dibattito tra conservatori e liberali su come mantenersi in una situazione di equilibrio tra Stati Uniti e Gran Bretagna, problema ancor d'attualità nella vita politica del Paese. Ciò si traduceva allora nella scelta tra protezionismo, sostenuto dai conservatori, e liberalizzazione degli scambi, soprattutto con gli USA, sostenuta dai liberali. L'avvento al potere del liberale franco-canadese Laurier (premier dal 1896 al 1911) rese possibile l'introduzione delle tariffe preferenziali in favore della Gran Bretagna, nel quadro del sistema delle preferenze interimperiali, pur conservando ottime relazioni con gli USA. Proprio durante la permanenza al potere di Laurier si sviluppò nel Québec il movimento nazionalista di Henri Bourassa, ancor oggi assai vivo nel Paese. La partecipazione canadese alla prima guerra mondiale (sotto il governo di R. Borden, conservatore) ebbe come principale conseguenza la completa emancipazione del Canada. Già durante il conflitto il premier canadese partecipò al gabinetto imperiale di guerra e nel 1919 i Canadesi sedettero con i vincitori alla Conferenza di Versailles. Nel 1931 lo statuto di Westminster, che sanciva l'evoluzione dell'impero in Commonwealth, consacrò l'indipendenza del Canada. Il dopoguerra segnò il ritorno al potere dei liberali, che vi rimasero dal 1921 al 1957, salvo due brevi parentesi – nel 1926 e dal 1930 al 1935 – e l'avvio del processo di industrializzazione, che nel secondo dopoguerra imporrà il Canada sui mercati mondiali. Lo sviluppo economico non fu esente da crisi di cui furono vittime soprattutto gli agricoltori.
Storia: i governi dopo la seconda guerra mondiale
La seconda guerra mondiale rafforzò i rapporti con gli USA, ai quali il Paese si legò con accordi di difesa e con l'adesione al Patto Atlantico. Ciò rese urgente per il Canada la necessità di salvaguardare la propria individualità statale sul piano politico e su quello economico. Tale problema e quello dei rapporti tra Canadesi anglofoni e francofoni costituiscono i due nodi della storia attuale del Canada. I liberali di Pierre Trudeau tennero il potere ininterrottamente dal 1968 al 1979, quando subentrarono i conservatori di Joe Clark. Ma dopo un solo anno, nel 1980, i liberali tornarono al potere. Nel 1984 Trudeau si ritirò dalla politica attiva, lasciando la guida del governo e del Liberal Party a John Turner. Poco dopo però Turner fu battuto dal capo del Progressive Conservative Party, Brian Mulroney, che nel settembre 1984 assunse la carica di premier, riconfermato poi nel 1988. Atti di rilievo del suo governo furono: l' “Accordo del lago Meech”(1987), per un'ampia autonomia al Québec, e il NAFTA, trattato di libero scambio con gli Stati Uniti (1989) per l'abolizione di tutti i dazi doganali. Travolto dall'esito negativo del referendum del 1992, concernente la riforma costituzionale per lo statuto di “società distinta” del Québec e la nuova ripartizione dei poteri tra Ottawa e le province, Mulroney si dimise nel 1993, sostituito da Avril Phaedra ("Kim") Campbell. Le elezioni generali del 1993, con l'affermazione dei liberali e il lusinghiero risultato ottenuto dal Bloc québecois (54 seggi), ridiedero vigore al dibattito indipendentista. Il nuovo primo ministro, il liberale Jean Chrétien, inaugurò il suo governo con l'entrata in vigore del NAFTA e l'incognita costituita dalla provincia francofona, dove le elezioni del 1994 avevano segnato un altro trionfo del partito indipendentista. Nonostante le precedenti vittorie elettorali, con il referendum del 1995 gli indipendentisti non ottenevano l'autonomia del Québec. Nel 1997 la provincia francofona chiedeva alla Corte Suprema di Ottawa il diritto di separarsi unilateralmente, negatole l'anno successivo. Il premier Chrétien, intanto, per rafforzare la propria posizione unionista scioglieva anticipatamente la Camera dei Comuni e indiceva, per il giugno 1997, nuove elezioni, che lo riconfermavano primo ministro ridimensionando comunque il suo partito. Cresciuto poi il favore dell'opinione pubblica canadese nei confronti del Partito liberale, Chrétien, per sfruttare il vantaggio del suo partito e per impedire il consolidamento della nuova formazione d'opposizione, l'Alleanza canadese, indiceva per il novembre del 2000, ancora una volta, elezioni politiche anticipate, che gli riconfermavano il terzo mandato. Nel dicembre 2003 Chrétien si dimetteva dalla guida del governo e veniva sostituito dal nuovo leader del Partito liberale: Paul Martin, che era confermato dalle elezioni legislative del giugno 2004, anche se il suo partito perdeva la maggioranza assoluta in Parlamento. In novembre la Camera dei Comuni votava la sfiducia al governo di Martin, coinvolto in uno scandalo per appropriazione indebita di fondi pubblici. Questo portava a indire elezioni legislative anticipate per il gennaio 2006, che venivano vinte dai conservatori di Stephen Harper, che veniva nominato primo ministro. Nell'ottobre del 2008 i conservatori vincevano ancora le elezioni legislative anticipate, rafforzando il governo di minoranza del premier. Nel marzo del 2011 Harper rassegnava le dimissioni dopo aver presentato al parlamento di Ottawa la legge finanziaria, bocciata dall'assemblea; nelle successive elezioni anticipate di maggio il premier uscente conquistava la maggioranza dei seggi, mentre i neodemocratici diventavano il maggior partito d'opposizione. Nell'ottobre del 2015 Il Partito Liberale del Canada guidato da Justin Trudeau vinceva le elezioni legislative, sconfiggendo il partito conservatore del premier uscente Stephen Harper. Le elezioni dell’ottobre 2019 vedevano la riconferma di J. Trudeau alla guida del Paese con 156 seggi contro i 122 ottenuti dai conservatori. Nonostante i buoni risultati registrati dall’economia canadese, nel 2019 il governo di Trudeau subiva un calo di popolarista in seguito allo scoppio uno scandalo legato alle pressioni esercitate dal presidente su un membro del suo governo per favorire un’azienda di costruzioni.
Cultura: generalità
Lo scenario culturale del Canada è un mosaico di tradizioni, valori, pratiche appartenenti sia alle popolazioni autoctone (indiana e inuit) sia a quelle di origine europea (principalmente francese e inglese). Su questa base si è articolata nel tempo anche la presenza statunitense, la cui forza penetrativa è stata ancor più incisiva nei confronti dei diretti vicini, a nord come a sud. Per un Paese come il Canada, che è annoverato tra i più sviluppati e moderni, la nascita di una letteratura propria, maturata compiutamente solo nell'Ottocento, può sembrare tardiva; è questo, però, il risultato delle dinamiche di migrazione, che sono anche state tra i primi soggetti delle opere: cronache di viaggio a cui si è presto affiancato il resoconto intriso di stupore per gli spettacoli naturali che si presentavano agli occhi dei viaggiatori, e che ancora affascinano. La storia letteraria canadese è dunque giovane, e tuttavia già ricca di eccellenze, sia in ambito anglofono che francofono (distinzione, questa, netta e costante, soprattutto in letteratura, cinema, teatro), che stanno dimostrando di sapersi confrontare, oltre che con il proprio passato, anche con le istanze della contemporaneità, attualizzando, per esempio, quel rapporto con l'ambiente indagato sin dalle origini o declinando in forme diverse la forte influenza esercitata dagli USA. L'arte e l'architettura conservano maggiori elementi delle culture d'origine europee, pur se non si sono mai chiuse al contatto e all'influenza internazionali. Nella capitale, Ottawa, ha sede la National Gallery, con la più importante collezione d'arte del Paese. In tema di preziosità storico-artistica il Canada vanta 6 siti protetti dall'UNESCO: il Parco Nazionale storico dell'Anse aux Meadows (1978); il Precipizio dei Bisonti (1981); il villaggio di SGang Gwaay (1981); il Distretto storico di Québec (1985); la Città vecchia di Lunenburg (1995); il Canale Rideau (2007); il paesaggio culturale del Grand Pré (2012); la stazione baleniera basca di Red Bay (2013). Anche nella musica, soprattutto fuori dagli ambiti colti, diversi sono gli artisti che hanno fatto proprio il tormentato rapporto con l'ingombrante vicino americano, in una più ampia prospettiva di ricerca e consolidamento dell'identità, personale come nazionale. Fra i nomi più celebri Neil Young, Joni Mitchell e la più giovane Alanis Morissette. Nel cinema, a una prima fase in cui è stato il movimento francofono a primeggiare, ne è seguita una in cui, principalmente negli ultimi decenni del Novecento, sono stati i registi di lingua inglese a prevalere e a ottenere riconoscimento internazionale, insieme ad autori di provenienza straniera, trasferitisi o formatisi in Canada. Nello sport il Paese ha saputo invertire la polarità della propria relazione con gli USA, come evidenzia la diffusione dell'hockey su ghiaccio, sport che qui è nato ufficialmente (a Toronto ha sede una Hall of Fame).
Cultura: tradizioni
Il folclore canadese si alimenta delle diverse tradizioni presenti nel Paese. Ciascuna di queste tende a conservare i propri caratteri in antagonismo con l'americanizzazione e le innovazioni introdotte dallo sviluppo economico. L'urbanesimo, per esempio, muta la personalità folcloristica del vecchio colonizzatore francese (habitant), che trova la propria roccaforte nel Québec. Meno accaniti nella conservazione delle tradizioni sono i discendenti dei pionieri inglesi, tuttavia fedeli a tradizioni civiche, gelosi dell'organizzazione professionale in corporazioni alla maniera britannica. Se Québec è città prettamente francese, Victoria richiama puntualmente la “vecchia Inghilterra”. Sempre più insinuante si fa l'american way of life, favorita anche dall'analogia di condizioni ambientali ed economiche. Fatto singolare è che i pionieri hanno saputo conservare e anche far rivivere le tradizioni autoctone, indiane ed eschimesi, ma si tratta di reviviscenze connesse al turismo. Consistente è tuttavia l'incremento dato alla rinascita dell'artigianato artistico indiano, protetto e favorito da leggi speciali, mentre più vive di quelle indiane (espresse dai due gruppi principali degli athabasca e degli algonchini) sono le tradizioni degli inuit. Fra le tradizioni di origine europea sono da ricordare i canti. Notevole è il patrimonio canoro francese (risalente al sec. XVII), nel quale si è addirittura inserita, in una trascrizione in francese antico, la popolare canzone italiana Donna lombarda. Vivi sono pure i balli dei pionieri (come la quadriglia), a volte mescolati con balli indigeni, come le danze rituali indiane ed eschimesi. Di influsso americano sono i rodei e le corse dei carri. Salde permangono alcune tradizioni nell'abbigliamento: la tipica giacca ornata di frange, bougrine, e il cappello di pelle con il codino di castoro, alla Davy Crockett. La cucina segue le distinzioni etnico-geografiche, anche se spesso piatti simili sono diffusi in tutto il Canada, ma con nomi diversi in omaggio alla tradizione a cui appartengono. Così per carni di manzo e patate, tourtières e dolci o formaggi consumati in Québec come in Ontario e Alberta. Diffusi anche molti piatti della cucina internazionale, da quella italiana a quella cinese. Notevole è la produzione di sciroppo d'acero.
Cultura: lingue
Per quanto riguarda le primitive lingue indigene, si può dire che in Canada sopravvivono i resti delle seguenti famiglie linguistiche amerindiane: la famiglia algonchina, che una volta si estendeva all'incirca dal fiume Churchill fino al Labrador; la famiglia eskimo o eschimese, diffusa su tutta la costa settentrionale del Canada dal confine con l'Alaska fino al fiume Churchill e sulle isole prospicienti, nonché sulla costa settentrionale del Labrador; la famiglia athabasca, che occupava tutta l'ampia regione nordoccidentale del Canada, insinuandosi a N del fiume Churchill tra il dominio della famiglia algonchina e quello della famiglia eskimo (E. Sapir raggruppò le lingue di questa famiglia con quelle di Haida e Tlingit costituendo il grande gruppo delle lingue na-denè).
Cultura: letteratura. Generalità
Due civiltà e due letterature, la francese e l'inglese, coesistono da secoli nel Canada, ma non si può considerare la produzione letteraria delle due lingue nel loro complesso unitario anche se molte caratteristiche comuni si trovano nelle due tradizioni. Pur non esistendo una letteratura nazionale propriamente detta, è sentito come elemento comune il mondo della natura, con vaste solitudini di laghi e foreste. La letteratura di lingua francese, cattolica per tradizione, è molto legata alla Francia e alla sua cultura; l'inglese, protestante nella maggioranza dei casi, segue un costume e una politica che, pur nel Commonwealth britannico, operano in relazione con gli Stati Uniti d'America.
Cultura: letteratura anglofona
La letteratura anglocanadese ha inizio con scritti di viaggio di due inglesi e precisamente con Account of a Journey from the Hudson Bay to the North-West (1795; Narrazione di un viaggio dalla baia di Hudson al Nord-Ovest) di Samuel Hearne e con Voyages from Montreal through the Continent of North America (1801; Viaggi da Montréal attraverso il continente del Nord America) di sir Alexander Mackenzie. Altri scritti di viaggio sono dovuti allo storico George Heriot (1807), ad Alexander Henry (1809) e ad A. Brownell Jameson (1838). Le opere storiche espongono, con riferimenti alla geografia e all'ambiente naturale, le vicende della colonizzazione inglese in contrasto con quella francese. Una letteratura nuova, con motivi etnografici ed elementi linguistici locali, sorge con Archibald Lampman (1861-1914), William Erik Drummond (irlandese di nascita) e altri, che cantano la vita dei pionieri e il mirabile spettacolo della natura. Per il teatro si ricorda un Saul (1857), poema drammatico di Charles Heavysege. Nella lirica vi sono imitatori di Swinburne e Tennyson. Tra i narratori si nota la tendenza al romanzo storico e allo studio delle tradizioni locali. È notevole Wacousta (1832) di John Richardson, autore di The War of 1812 (La guerra del 1812). Descrizioni romantiche di paesi e foreste si trovano durante tutto il sec. XIX. Il Novecento non vede nei primi decenni che una fioritura di narrativa e di poesia a carattere popolare, senza nomi che meritino particolare menzione. Un certo risveglio si nota dopo la prima guerra mondiale: nel gruppo degli espatriati americani a Parigi ha un suo posto il canadese Morley Callagham, autore di racconti e di una notevole autobiografia con notazioni d'ambiente; un posto a sé merita per efficacia narrativa e dignità artistica Mazo de la Roche (1885-1961), l'autrice più popolare tra le due guerre e apprezzata anche fuori dei confini del Canada. Nel secondo dopoguerra il Canada ha espresso voci di notevole rilievo. Vi è nato, nel Québec (1915), Saul Bellow, uno dei maggiori scrittori contemporanei, trasferitosi poi negli Stati Uniti. Canadese era Northrop Frye (1912-1991), critico letterario e teorico di estetica tra i più significativi degli ultimi decenni, così come lo studioso di mass-media e critico letterario Marshall McLuhan (1911-80). Tra gli esponenti più interessanti delle ultime generazioni si segnalano: Leonard Cohen (n. 1934), poeta, folk-singer, romanziere; Margaret Atwood (n. 1939), salita alla ribalta anche in Italia per The Edible Woman (1969; La donna commestibile), analisi risentita eppure ironica della condizione femminile; Mordecai Richler (1931-2001), autore di romanzi satirici e umoristici in cui affronta i problemi dell'ebreo canadese contemporaneo (Barney’s Version, 1997, La versione di Barney); Robertson Davies (1913-1995) (The Cunning Man, 1996); e ancora Robert Kroetsch (n. 1927), Jack Hodgins (n. 1938), Timothy Findley (1930-2002) e Matt Cohen (1942-1999). I primi anni Novanta hanno visto attivi autori di poesia quali gli anglofoni Phyllis Webb (n. 1927), Jan Conn, S. Scobie (n. 1943; suoi l'irriverente Ghosts e il minuzioso A Glossary of the Intertext, entrambi del 1991) e A. Purdy (1918-2000), ingegnoso e ironico (The Woman on the Shore, 1991), questi ultimi due misuratisi anche con la prosa, come pure Linda Rogers (n. 1944), con Woman at Mile Zero (1992). I romanzieri di lingua inglese, dal canto loro, hanno dato buona prova di sé nei generi più disparati, nel thriller umoristico come G. Bowering, nato nel 1935 (Harry’s Fragments. A Novel of International Puzzlement, 1991), nella saga come H. Hood (1928-2000) autore di Property and Value, 1992, ottavo di una serie di volumi dedicati alle vicende di una famiglia canadese; nel giallo storico come Margaret Doody (n. 1939) con la sua serie di inchieste svolte da Aristotele) o nel ritratto socio-psicologico come A. Munro (n. 1931), con Friend of my youth, 1990; The Love of a Good Woman, 1998 del 2004 è Runaway: Stories, (In fuga), che, curiosamente, ha, nella versione italiana, lo stesso titolo di un'opera del 1996 di Ann Michaels (n. 1958), Fugitive Pieces. Per gli autori canadesi il legame con la terra è sempre determinante ma sono importanti anche i valori etici, gli unici capaci di trascendere i confini geografici e rendere la letteratura comprensibile a tutti. Questi concetti si ritrovano, per esempio, nelle opere di Michael Ondaatje (n. 1943): dai versi con cui ha esordito fino ai romanzi degli anni Novanta, da Il paziente inglese vincitore del Booker Prize e da cui è stato tratto l'omonimo e celebre film, fino allo sperimentale Le opere complete di Billy the Kid. La memoria del proprio passato, delle proprie radici, diviene il tema centrale nelle diverse e diversificate rappresentazioni della realtà, non solo tra la schiera di scrittori immigrati come gli afrocanadesi Austin Clarke (n. 1934), André Alexis (n. 1957); gli scozzesi e irlandesi A. Mac Leod (n. 1936), autore di numerose raccolte di racconti e di un romanzo, J. Urquhart (n. 1947), autrice di The Whirlpool, 1986; Away, 1993; A Map of Glass, 2005; l'italo-canadese N. Ricci, nato nel 1959 (Where she has gone, 1998, ultima di una trilogia autobiografica), ma anche negli autori indiani nativi come Basil Johnston (n. 1929), J. B. Joe, R. Mistry (n. 1952), autore di A fine balance, 1997; o nell'ultima opera di G. Vanderhaeghe (n. 1951), The Englishman’s Boy, 1997. Un posto a parte merita il giovane eclettico scrittore canadese D. Coupland, n. 1961 (Generation X, 1991; Polaroid from the Dead, 1996; Girlfriend in Coma, 1998; Lara’s Book, 1999), che con forti tinte sperimenta ritratti e schizzi della moderna società nordamericana. Nel 2006 ha pubblicato JPOD, ironica critica della tecnologia e del consumismo del terzo millennio. Molti di questi temi vengono affrontati anche dai poeti postmodernisti, J. Deahl, G. Bowering, R. Kroetsch, R. Bringhurst. Il long narrative poem continua a essere la forma autoctona di espressione poetica: la conferma arriva anche da un lavoro della D. Brand, poetessa impegnata su tematiche razziali e femministe (Land to Light on, 1997). A cavallo del terzo millennio si situano anche altri autori di liriche, le cui tematiche spaziano dallo sperimentalismo linguistico alla condizione femminile, dalla rievocazione storica alla costante ridefinizione della propria identità etnica: tra le voci più significative Karen Solie (Short Haul Engine, 2001; Modern and Normal, 2005) Don McKay (Field Marks, 2006), Sharon Thesen (A Pair of Scissors, 2001), Erin Mouré (Little Theatres; or, Aturuxos Calados, 2005). Dalla fine degli anni Novanta, quindi, diverse sono state le innovazioni riguardo ai contenuti: la natura, da sempre musa ispiratrice dei molti artisti, lascia spazio a nuove problematiche di una società ormai cosmopolita, urbanizzata e post-industriale, dove il rapporto con l'altro e l'ambiente esterno è un divenire mutevole di spazio e tempo. Tra i nuovi nomi, che vanno ad aggiungersi agli scrittori di successo canadesi, si possono citare: Barbara Gowdy, Gail Anderson Dargatz, Leilah Nadir, Anosh Irani (n. 1974) e Isabel Huggan. Una citazione merita Naomi Klein (n. 1970), il cui saggio sul potere economico delle multinazionali e sulle ricadute in termini di disuguaglianze a livello planetario, No Logo, è divenuto un manifesto del movimento antiglobalizzazione e ha riscosso un successo internazionale.
Cultura: letteratura francofona
La letteratura canadese di espressione francese si sviluppò solo nell'Ottocento. Per quasi un secolo dalla cessione della Nuova Francia agli Inglesi (1763) la produzione letteraria fu quasi inesistente, in quanto tutte le energie furono rivolte alla conservazione dei diritti della popolazione francofona. I documenti di quel periodo hanno carattere politico-civile e l'eloquenza rappresenta quasi l'unica forma letteraria, impersonata soprattutto da Louis Papineau (1786-1871). Il distacco dalla madrepatria fece sì che gli echi dei grandi movimenti letterari giungessero in ritardo e che solo dopo il 1840 nascesse un movimento poetico ispirato a un romanticismo tinto di nazionalismo, al cui risveglio contribuì soprattutto l'Histoire du Canada di François-Xavier Garneau (1809-1866). Intorno alla libreria di Octave Crémazie (1827-1879), poeta dall'ampio respiro epico quale si addice a un popolo culturalmente ancora primitivo, si creò un circolo di intellettuali e poeti che con le loro opere segnarono la rinascita letteraria canadese: tra essi i poeti Louis Fréchette (1839-1908), Pamhile Lemay, Nerée Beauchemin. Al movimento diedero un contributo insostituibile gli storici, come l'abate Ferland (1805-1865) e l'abate Henri-Raymond Casgrain (1831-1904), paziente ricercatore di ogni traccia francese nel Canada. Quasi tutta la narrativa nata dal movimento di riscossa culturale venne pubblicata nelle Soirées canadiennes (1861-65) o nel Foyer canadien (1863-66), che ebbe come massimo esponente Aubert de Gaspé (1786-1869). A cavallo tra i due secoli si creò intorno al parnassiano J. Charbonneau (1875-1960) la scuola di Montréal, composta da poeti simbolisti come É. Nelligan (1879-1941) o parnassiani, come A. Lozeau (1878-1924), A. Ferland (1872-1943), P. Morin (1889-1963). Le basi su cui poggia la corrente poetica più legata alla tradizione continuano a essere anche per buona parte del Novecento la storia, il paesaggio e la tradizione canadese. Su queste basi si regge esclusivamente il romanzo con R. Laroque de Roquebrune, Ph. Panneton, C.-H. Grignon. Il vero modello di tutta questa letteratura resta a lungo Maria Chapdelaine (1914), di L. Hémon (1880-1913), un francese emigrato nel Québec. Ma se da un lato non si può negare un profondo significato storico e morale alla paziente ricerca di una propria fisionomia nazionale da parte di scrittori e intellettuali canadesi, dall'altro è necessario sottolineare il carattere provinciale della maggior parte della loro produzione letteraria fino alla seconda guerra mondiale. L'opera di svecchiamento e apertura sul mondo della letteratura del Québec, che subisce sempre più l'influsso americano liberandosi da modelli esclusivamente francesi, è stata condotta soprattutto da poeti: Saint-Denys Garneaus (1912-1943), A. Grandbois (1900-1975) e S. Routier. Tra i poeti e i prosatori più significativi, citiamo R. Lasnier (1915-1997), A. Hébert (1916-2000), J. Godbout (n. 1933), G. Roy (1919-1983), J.-G. Pilon (n. 1930), J. Brault (n. 1933), P. Chamberland (n. 1939). A questi nomi vanno aggiunti quelli di romanzieri come M.-C. Blais (n. 1939), Y. Thériault (1915-1983), R. Benoit (1916-1972), e R. Ducharme (n. 1942), i cui libri hanno sollevato grande interesse. Con la fondazione, a opera del poeta G. Miron (1928-1996), del gruppo “Hexagone” (1953) e di molte riviste politico-letterarie, si è affermato il concetto di Québécitude (sul modello di Négritude) e il valore letterario del joual (deformazione locale del francese cheval), sostitutivo del “francese europeo“ e strumento di una letteratura aperta a innovazioni formali, ma spesso in bilico tra regionalismo rivendicativo e universalismo. Notevole l'incremento della saggistica sul Québec, con P. Vallières (1938-1998), che ha pubblicato, fra gli altri, Nègres blancs d’Amérique, 1969, e J. Marcel (Le joual de Troie, 1973). Gli anni Settanta sono significativi anche per la presenza femminile, che emerge con testi forti, violenti, rivendicatori, come quelli di M. Gagnon n. 1938, Pour les femmes et toutes les autres, 1974, N. Brossard, n. 1943, Lamèr, 1977, e Le sens apparent, 1980), L. Bersianik (L’Eugélionne, 1976), F. Théoret, n. 1942; Bloody Mary, 1977). Un posto a parte merita, nell'ambito di questa letteratura al femminile, M. Causse, con Voyage de la Grande Naine en Adrossie (1976). La Causse ha anche tradotto in francese testi di autori italiani come I. Silone, C. Pavese, D. Maraini. Verso gli anni Ottanta la letteratura canadese di lingua francese assume un orientamento più intimista. La poesia, come il romanzo, propone la questione dei modelli. La lingua diventa più libera, il francese “québécois” si afferma ormai come indipendente rispetto a quello della madre patria. Emblema di questa raggiunta autonomia possono considerarsi G. Miron e M. Tremblay (n. 1942), figura dominante del panorama letterario franco-canadese, autore di un ciclo di opere teatrali, le Chroniques du Plateau Mont-Royal. Tra le sue opere più recenti, Un ange cornu avec des ailes de tôle (1995), La nuit des princes charmants (1995) e Contes pour buveurs attardés (1996). Tra i romanzi più importanti pubblicati negli ultimi anni, vanno citati quelli di L. Caron (n. 1942; Le coup de poing, 1990; Les Hommes du Nord, 1992), di Anne Dandurand (n. 1953, Un Coeur qui craque, 1990) e di V. Lévy Beaulieu (n. 1945 L’héritage, 1991). Singolare è l'opera di R. Ducharme (n. 1942), che reinventa un suo linguaggio in Dévadé (1990) e Va savoir (1994), in cui il lato buffo dei personaggi non ne nasconde la disperazione, ma la sottolinea. Va ricordato anche H. Aquin (1929-1977), le cui avventure romanzate, raccontate con un linguaggio innovativo, si legano al suo interesse per la sorte politica della regione natia. Tra le opere più importanti, Premier épisode (1965), Trou de mémoire (1968), Neige noire (1974). Già famosi, confermano il proprio talento G. Archambault (n. 1933) con Le tendre matin (1996), Y. Beauchemin (n. 1941) con Le second violon (1996), J. Gauthier (n. 1947) con Chroniques d’Arcadie (4 tomi pubblicati dal 1992 al 1996) e Antonine Maillet (n. 1929) con L’Oursiade (1990). Per quanto riguarda gli ultimi anni del Novecento si possono ricordare G. Vigneault (n. 1928), poeta, narratore e cantautore molto celebre, di cui citiamo Bois de marée (1992) e L’armoire des jours (1998) e F. Barcelo (n. 1941), romanziere, autore di Je vous ai vue, Marie (1992) e del romanzo nero Cadavres (1998, Cadaveri); nel 2000 ha pubblicato Chien sale e nel 2008 Premier roman pour Momo de Sinro). Da segnalare anche C. Jasmin (n. 1930), autore di Le Gamin (1990), Pâques à Miami (1996) e Albina e Angela (1999), D. Demers (n. 1956), A. Cousture (n. 1948), di cui citiamo Ces enfants d’ailleurs (1992-1994) e Les Filles de Caleb (3 vol., 1985–2003), P. Vincent (n. 1943), autrice de L’imposture (1995), P. Turgeon con Un dernier blues pour octobre (1991) e M. J. Thériault (n. 1945), figlia del più famoso Yves. Degno di nota è anche il successo ottenuto in questo periodo dagli scrittori canadesi di origine asiatica, le cui opere trattano spesso il tema dell'immigrazione e delle difficoltà a essa legate. Tra questi ricordiamo Ying Chen, nata a Shanghai nel 1961 ma attualmente residente nel Québec, che ha pubblicato nel 1998 il romanzo Immobile. Si citano infine M. Larue, F. D’Amour e M. Proulx.
Cultura: arte
Con la colonizzazione del Paese vennero importate nel Canada le forme architettoniche europee, ma ben presto si svilupparono all'interno di questa cultura di importazione alcune caratteristiche locali, come le case di campagna e le chiese dai tetti fortemente inclinati. Nel periodo inglese (1763-1867) si affermarono tanto lo stile Regency che quello georgiano nordamericano, mentre nella seconda metà dell'Ottocento si diffuse l'imitazione degli stili antichi, particolarmente del gotico che determinò l'aspetto ancora oggi tipico di molte città canadesi. Anche in pittura gli influssi esterni furono determinanti. Sul finire del secolo fu sensibile l'influsso della Scuola di Barbizon, soprattutto nelle opere di H. Sandham (1842-1910) e O. Watson (1855-1936). Ma il maggiore artista del tempo fu senz'altro O. Leduc (1864-1955), la cui indipendenza e originalità ebbero larga eco sulle generazioni successive. Giovani artisti, tra cui J.-P. Riopelle (1923-2002), presero esempio da P.-E. Borduas (1905-1960), il padrino dell'automatismo, la tendenza che fece scuola a Montréal dal 1946 al 1960. Dopo il 1940 anche Toronto e Vancouver divennero importanti centri d'attività, accogliendo artisti astratti, quali B. C. Binning, J. Shadbolt, J. W. G. MacDonald (che diresse a Toronto, nel 1954, il neonato Gruppo degli Undici), H. Town e W. Ronald. Accanto ai modi espressivi astratti e surrealisti, non mancarono in Canada manifestazioni pittoriche legate al figurativismo e al paesaggio, nonché interessi coltivati nell'ambito delle tematiche care a Fluxus, rappresentate da R. Page. Tra gli scultori emerge L.-Ph. Hébert (1850-1917), cui si devono la decorazione del palazzo del Parlamento di Québec e la statua di Maisonneuve a Montréal, ma va detto che la scultura, nel Novecento, non ha mai raggiunto la visibilità e l'interesse suscitati dalla pittura. La seconda metà del XX secolo ha visto il precoce ricorso, da parte di numerosi artisti, ai cosiddetti mixed-media, secondo una prospettiva che ha spesso precorso la nozione di “contemporaneo” nell'arte. Michael Snow (n. 1929), Betty Goodwin (1923-2008), Ivan Eyre (n. 1935) sono i nomi di alcuni di questi pionieri che hanno contribuito a segnare la via canadese verso l'arte contemporanea, dalla video art alle performance. Da segnalare la costante crescita del numero e dell'importanza delle istituzioni per la promozione dell'arte canadese, dal Museum of Contemporary Canadian Art (Toronto, 1999) al progetto Canadian Art Database. Grande tutela e supporto si sono registrati negli ultimi decenni del Novecento per l'arte inuit e nativa. Pitture, stampe e lavorazioni in osso o pietra uniscono l'abilità moderna alla tradizione secolare delle culture indigene. In architettura le forme della tradizione europea nel corso del Novecento hanno progressivamente lasciato il passo a strutture e movimenti che spesso hanno trovato il loro centro di gravità nel Centre canadien d'architecture di Montréal, istituzione di riferimento nazionale. Tra le figure più importanti si ricordano Arthur Erickson (1924-2009), R. Keenenberg (n. 1941), il gruppo avanguardista dei Patkau Architects. Le opere delle artiste femminili C. Whiten (n.1945), G. Cadieux (n.1955), S. Keely (n.1955) si concentrano su tematiche come la realtà fisica e sessuale, rappresentata attraverso dipinti ma anche video e performance. Si ricordano inoltre le installazioni di J. Sterback (n. 1955) che puntano l’attenzione sull’alienazione femminile, e le opere di M. Lewis (n 1948); J. Cardiff (n.1957) e G. Bures Miller (n.1960).
Cultura: musica
La musica canadese può suddividersi in tre filoni: quello indigeno (di Indiani ed Eschimesi), quello degli immigrati europei, infine quello, più recente, della musica colta. Poco si conosce della musica degli Indiani; ampia è invece la documentazione riguardante gli Eschimesi che consente di ravvisare nelle loro tradizioni, di carattere assai primitivo, affinità con la musica asiatica (si conosce però un solo strumento, un tamburo di legno e di pelle di alce). Il patrimonio musicale degli immigrati europei è spesso conservato a uno stato più puro che nel Paese d'origine e presenta un interesse assai elevato soprattutto per quanto riguarda il ricco repertorio francese. La musica colta non ha uno specifico carattere nazionale ed è priva di legami con la tradizione popolare, mentre sono condizionanti gli influssi dell'Europa e degli Stati Uniti. Solo nell'Ottocento si affermano musicisti di un certo rilievo: Calixa Lavallée (1842-1891) e Guillaume Couture (1851-1915). Tra i compositori contemporanei si ricordano John Weinzweig (1913-2006), Jean Papineau Couture e soprattutto sir Ernest MacMillan (1893-1973). La generazione successiva, che da essi ha tratto ispirazione, ha prodotto talenti internazionalmente apprezzati, quali Harry Freedman (1922-2005); Harry Somers (1925-1999); Clermont Pépin (1926-2006); Bruce Mather (n. 1939), Gilles Tremblay (n. 1932); André Prévost (n. 1934). Fra i maggiori compositori che si sono dedicati alla musica per il teatro ricordiamo Gabriel Charpentier (n. 1925), Gary Kulesha (n. 1954), John Oswald (n. 1953), Robert W. Stevenson (n. 1954). L'istituzione di riferimento per la musica canadese è il Canadian Music Centre, creato nel 1959. Tra gli artisti di successo della seconda metà del XX secolo ricordiamo Leonard Cohen (1934-2016), Neil Young (n.1945); Celine Dion (n.1968); Alanis Morrisette (n.1974); Micheal Bublè (n.1975), mentre nel XXI secolo hanno raggiunto fama mondiale The Weekend (n.1990) e Justin Bieber (n.1994).
Cultura: teatro
Nelle province di lingua francese si ha notizia di alcune rappresentazioni secentesche (Le Cid solo dieci anni dopo la prima parigina), seguite da reazioni moralistiche che permisero soltanto spettacoli didattici, di solito nei collegi dei gesuiti. I primi teatri permanenti di Québec e Montréal risalgono agli inizi dell'Ottocento. Nel Novecento, il primo gruppo importante è stato quello dei Compagnons de Saint-Laurent, attivo tra le due guerre mondiali, quando ha trionfato il primo comico locale, Fridolin. Dal 1951 a Montréal c'è il Théâtre du Nouveau Monde. Alla fine degli anni Sessanta, con la creazione del Centre d'essai des auteurs dramatiques, sono state rappresentate opere originali di autori come C. Gavreau (1925-1971) e J.-C. Germain (n. 1939). Nelle province di lingua inglese, dopo tournées di attori famosi fin dagli inizi del sec. XIX, un vivace movimento di “Little Theatres”, legati generalmente alle università, si è verificato nel periodo che intercorre tra le due guerre mondiali. Le prime formazioni professionali sono state la Stage Society (1948) di Ottawa e il Totem Theatre (1951) di Vancouver. Ma una ben maggiore importanza ha avuto il Festival shakespeariano di Stratford nell'Ontario, inaugurato nel 1952 con la direzione di Tyrone Guthrie (1900-1971), che ha permesso a molti buoni attori locali (come Christopher Plummer) di lavorare in patria anziché, come i loro predecessori, tentare la fortuna a Londra o a New York. Attraverso fasi alternate di sviluppo e sperimentazione e di difficoltà economiche, il teatro canadese si è mantenuto costantemente dinamico e multidirezionale, raccogliendo le influenze hollywoodiane, dando spazio al multiculturalismo e alle correnti dei nativi, sostenendo le avanguardie. Il Canada conta oggi centinaia di compagnie, festival e strutture dislocate in tutto il Paese, e Toronto è la terza città al mondo in ordine di importanza per il teatro in lingua inglese. Fra gli autori più giovani e apprezzati del teatro contemporaneo si citano Brad Fraser (n. 1959), Connie Gault, Morris Panych, Jason Sherman. Tra i gruppi teatrali di lingua francese attivi negli ultimi decenni, benché il movimento francofono abbia dimensioni decisamente inferiori rispetto a quello in lingua inglese, si segnalano il Théâtre-Acadie (1981) e il Théâtre du Nouvel-Ontario (1970).
Cultura: danza
La danza teatrale è un fenomeno di recente acquisizione. La prima compagnia di balletto, il Royal Winnipeg Ballet (poi Winnipeg Ballet) apparve nel 1939, espressione semiprofessionale del Winnipeg Ballet Club, fondato l'anno precedente da Gweneth Lloyd e Betty Farrally. Dal 1949 è una compagnia professionale largamente influenzata dalla tradizione britannica. Altre compagnie professionali di balletto sono il National Ballet of Canada (fondato nel 1951 a Toronto) e Les Grands Ballets Canadiens (fondati nel 1952 a Montréal). Giovani ma già acclamati interpreti formatisi nel National Ballet sotto la guida di Reid Anderson sono, fra gli altri, Martine Lamy, Kimberley Glasco, Jeremy Ransom, Rex Harrington. La danza contemporanea risente dell'influenza americana e, nelle regioni francofone, di quella della nouvelle danse francese. Una compagnia in forte ascesa, fondata a Toronto nel 1987, è il Ballet Jörgen.
Cultura: cinema
Una censura severa e il predominio USA, tuttora perdurante, nella distribuzione e nelle sale condizionarono nei primi decenni il cinema locale. Nel 1939, con la creazione dell'Office National du Film, lo Stato si proponeva di “far conoscere il Canada ai Canadesi” attraverso film educativi e didattici. Paradossalmente i primi incarichi direttivi furono affidati a due stranieri: il documentarista J. Grierson (1898-1972), primo commissario, e N. McLaren (1914-1987), maestro dell'animazione sperimentale, entrambi scozzesi. Ma la loro programmazione e il loro esempio diedero frutti egregi nel documentarismo anche televisivo e nel disegno animato. Senza teatri di posa, senza divi e senza mercato, i giovani cineasti scoprirono l'inchiesta filmata e il cinema-verità e ne fecero una tendenza che divenne scuola. Questa corrente, per capir meglio il presente e giungere all'identificazione dell'uomo canadese nella varietà delle sue origini, si ricollegò al passato attraverso album di testimonianze e ricordi, come nella trilogia di Colin Low sui pionieri e nell'altra che Pierre Perrault (1927-1999), un poeta del cinema, riservò negli anni Sessanta agli abitanti, in particolare ai vecchi, di un'isola del San Lorenzo (Pour la suite du monde, Le règne du jour, Les voitures d’eau). La fondazione a Montréal di un centro culturale francofono stimolò la nascita dei film a soggetto e l'opera di registi quali Claude Jutra (1930-1986), Gilles Groulx, J.-P. Lefebvre, Gilles Carle; mentre a Toronto e Vancouver si sviluppava la produzione anglofona con W. Koenig, D. Owen, A. King, R. Spry, D. Shebib, H. Hart, E. Till. Negli anni Settanta i risultati migliori furono ottenuti nel Québec con un film narrativo come Mon oncle Antoine (1971) di Jutra, mentre nel campo del cinéma-direct cresceva l'impegno politico-sociale con Le mépris n’aura qu’un temps di A. Lamothe (n. 1928), Un pays sans bon sens e L’Acadie, l’Acadie! (1970) del citato Perrault. Nel corso degli anni Sessanta, infatti, il cinema francofono s'era aggregato alle “nuove ondate” allora emergenti nel mondo. Nel decennio successivo, però (e il processo è continuato anche per tutti gli anni Ottanta), esso si è scontrato con la realtà cinematografica coloniale cui si accennava, che lascia pochissimo spazio alla produzione nazionale. Si sono comunque affermati titoli quali Les dernières fiançailles (1973) o Les vieux pays où Rimbaud est mort (1976) di Lefebvre, Réjeanne Padovani (1973) di Denys Arcand (n. 1941), Les ordres (1974) di Michel Brault (1928-2013), J. A. Martin photographe (1977) di Jean Beaudin, mentre il regista più “commerciale” continua a essere Gilles Carle (1929-2009) che ha ottenuto successo in patria con La tête de Normande Saint-Onge (1975) e ha presentato nel 1981 a Cannes la saga Les Plouffe, e nel 1999 Moj, j’me fais mon cinéma. Il movimento documentaristico, sempre eccellente, ha tra l'altro scoperto la minoranza indiana (film assai noto è Soldi a ogni costo, 1974, con l'attore Richard Dreyfuss). Quanto al cinema canadese anglofono, si ricordano P. Donovan e M. O'Connell. Sul finire degli anni Ottanta grande successo internazionale hanno avuto le opere di Patrice Rozéma (Ho sentito le sirene cantare, 1987) e del francofono Denys Arcand (Il declino dell’impero americano, 1987; Jésus di Montréal, 1989). Negli anni Novanta si assiste a una crescente internazionalizzazione del cinema canadese. Accanto a confermati talenti autoctoni, come quello cupo e visionario di David Cronenberg (n. 1943), autore di Crash, 1996; eXistenZ, 1999; Spider, 2002; A history of violence, 2005), e a nuove interessanti scoperte come François Giraud, autore dell'inconsueto 32 piccoli film su Glen Glould (1993), vengono prodotti numerosi film di registi apolidi, come l'esule ungherese István Szabó nato nel 1938 (Taste of Sunshine, 1998; Being Julia, 2004), il greco Costantin Costa Gavras, nato ad Atene nel 1933, regista di No Others Life, 2000 e Cacciatori di teste, 2005; e soprattutto Atom Egoyan (n. 1960), armeno d'origine ma canadese come formazione culturale, che con opere come Exotica (1994), Il dolce domani (1997) e Il viaggio di Felicia (1999) rappresenta una delle più interessanti personalità cinematografiche di questi anni. Nel 2002 ha diretto inoltre Ararat, il monte dell’Arca, pellicola dedicata alla tragedia del genocidio degli Aarmeni, e nel 2006 False verità. Fra i più celebri e apprezzati attori cinematografici canadesi vanno ricordati Jim Carrey (n. 1962), Dan Aykroyd (n. 1952), Keanu Reeves (nato in Libano e cresciuto in Canada), Donald Sutherland (n. 1934), Hayden Christensen (n. 1981), Rayan Gosling (n.1980) e i registi James Cameron (n.1954), David Cronenberg (n.1953) e Paul Haggis (n.1952).
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