L'apprendistato

(Alessandro Filipepi). Pittore italiano (Firenze 1445-1510). Dopo le primissime esperienze, svolte presso un orafo, i suoi inizi di pittore avvennero, secondo il Vasari, nella bottega di Filippo Lippi e ciò è avvalorato da una serie di dipinti giovanili (Madonna del Roseto, Parigi, Louvre) che riflettono chiaramente i modi del Lippi. L'ultimo momento della formazione di Botticelli si compie probabilmente nella bottega del Verrocchio, la cui influenza si fa evidente, assieme con elementi stilistici di derivazione pollaiolesca, nelle linee incisive della Fortezza (Firenze, Uffizi), eseguita nel 1470 per il Tribunale della Mercanzia, opera costruita con nettezza nervosa di impianto, ma risolta negli stessi valori di raccoglimento e di grazia che sono propri delle delicate Madonne e che saranno la cifra inconfondibile dei dipinti di Botticelli legati all'età e all'ambiente di Lorenzo de' Medici.

L'influenza del neoplatonismo

Dopo una serie di opere che preludono alla compiutezza formale della fase matura (tra le quali si citano il dittico di Giuditta e Oloferne e l'Adorazione dei Magi, entrambi agli Uffizi) si giunge, verso il 1478, al primo capolavoro, l'Allegoria della Primavera (Uffizi), eseguita per Lorenzo di Pier Francesco de' Medici. La composizione, il cui simbolico riferimento a un mondo ideale dove la cultura nobilita natura e senso è collegabile con la descrizione del regno di Venere nelle Stanze di Poliziano e con la filosofia neoplatonica di Marsilio Ficino, si snoda fluente, nell'armonia perfetta della linea divenuta, assieme al colore terso e splendente, elemento essenziale della costruzione delle immagini, quasi sospese nell'atmosfera poetica e rarefatta di un sogno. Della stessa atmosfera è pervaso, anche se dipinto a distanza di anni, La nascita di Venere (Uffizi), databile attorno al 1485. Tra i due capolavori è situato il soggiorno romano dell'artista (1481-82), durante il quale Botticelli lavorò, accanto a Cosimo Rosselli, al Ghirlandaio e al Perugino, ad affreschi nella Cappella Sistina, eseguendo i tre riquadri con la Punizione dei ribelli, le Prove di Mosè e le Prove di Cristo. Posteriori al suo ritorno a Firenze sono Pallade che doma il centauro (Uffizi), in cui il maggiore intensificarsi dei volumi è collegabile all'esperienza romana, e le splendide Madonne ora agli Uffizi, tra le quali si citano la Madonna del Magnificat e la Madonna della Melagrana.

La svolta verso il misticismo

Intorno al 1490 Lorenzo di Pier Francesco de' Medici affida a Botticelli l'incarico di illustrare la Divina Commedia (94 disegni sono conservati parte alla Biblioteca Vaticana e parte al Gabinetto delle Stampe di Berlino). In questo periodo Botticelli appare già volto verso una profonda religiosità che la predicazione del Savonarola trasformerà in esaltazione mistica: dissipate le visioni mitologiche improntate all'ideale della bellezza pagana, la pittura di Botticelli si fa di carattere prevalentemente sacro (Crocifissione simbolica, Cambridge USA, Fogg Art Museum; Pietà, Monaco, Alte Pinakothek e Milano, Museo Poldi-Pezzoli) e di una drammaticità espressa con linee spezzate e violente, con colori lividi e cupi (La Calunnia, Firenze, Uffizi), fino a toccare punte di alta tensione spirituale tradotte in forme volutamente arcaicizzanti (La Natività, Londra, National Gallery; Storie di S. Zanobi, opere che si collocano intorno all'inizio del sec. XVI: Londra, National Gallery; New York, Metropolitan Museum; Dresda, Gemäldegalerie).

Bibliografia

L. Venturi, Botticelli, Parigi, 1937; S. Bettini, Botticelli, Bergamo, 1942; A. Bertini, Botticelli, Milano, 1953; G. C. Argan, Botticelli, Ginevra-Parigi-New York, 1957; A. Chastel, Botticelli, Parigi, 1958; R. Salvini, Botticelli, Milano, 1958; G. Mandel (a cura di), Botticelli, Milano, 1967; L. Cherubini, Botticelli, Roma, 1980.

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