Bialik, Chajīm Nachmān

poeta ebreo (Radi, Volinia, 1873-Vienna 1934). Ricevette un'educazione ebraica classica, nutrita successivamente da un intenso studio della migliore cultura europea. Considerato il maggiore poeta della letteratura ebraica moderna, Bialik fu il cantore della nostalgia del suo popolo per il glorioso passato tramontato. I suoi canti più belli sono dedicati all'apoteosi della storia d'Israele, alla tragedia del suo popolo in esilio da due millenni e avvilito dalle persecuzioni, incapace di ridestare il suo spirito nazionale assopito. Dalla sofferta esperienza della miseria spirituale e materiale degli ebrei di Odessa prende avvio la sua poesia civile, che oscilla tra la speranza nella riscossa (L'assiduo studente del Talmūd, 1897; Stella errante, 1899; I morti del deserto, 1902) e il pessimismo subentrato nell'animo del poeta dopo il “pogrom” di Kišinev (1903), quando gli ebrei si lasciarono uccidere senza resistere (Nella città del massacro, 1904; Il rotolo del fuoco, 1906, poema in prosa). Scrisse inoltre prosa narrativa e letteraria e saggi critici e linguistici. Compilò un'antologia dell'Haggādhāh talmudica e midraṣhica; fu editore di poeti e di opere della letteratura ebraica postbiblica.

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