Ahmadinejād, Mahmūd

uomo politico iraniano (Garmsar, Teheran, 1956). Dopo gli studi all'Università di Teheran, nel 1985 partecipò alla guerra contro l'Iraq arruolandosi poi volontario nei Pāsdāran (i “guardiani della rivoluzione”). Alle elezioni municipali del 2003 è stato eletto sindaco di Teheran, mettendosi in luce per le sue posizioni antiriformiste. Nel 2005 ha vinto le elezioni presidenziali vincendo al ballottaggio sul riformista Hāshemi Rafsanjāni. Populista e conservatore, in campo internazionale Ahmadinejād usa cautela sulla ricostituzione di rapporti con gli Stati Uniti, interrotti dal 1979, difende il programma nucleare iraniano, osteggiato da USA e UE, e ha una posizione drasticamente ostile a Israele. Nel 2009 veniva rieletto presidente, sconfiggendo il moderato Mir Hossein Moussavi. L’elezione veniva però contestata dalle forze dell’opposizione che mettevano in dubbio la correttezza delle operazioni di voto. Nei giorni successivi l’opposizione sfociava in numerose proteste di piazza scoppiate in tutto il paese che vedevano la partecipazione di migliaia di persone, soprattutto giovani studenti. Il governo rispondeva alle proteste con una dura repressione e con la morte di un numero di manifestanti che non è mai stato reso noto ufficialmente. Alle elezioni legislative del 2012  Ahmadinejād veniva sconfitto dalle forze conservatrici della Guida Suprema A. Khamenei, che ottenevano 225 su 290. I 65 seggi rimanenti venivano distribuiti in 33 circoscrizioni nel maggio successivo attraverso il meccanismo del ballottaggio, che assegnava 22 seggi alle forze vicine a Khamenei e 11 a quelle vicine ad Ahmadinejād. Nel giugno 2013 Ahmadinejād lasciava la presidenza della Repubblica islamica dell’Iran al successore H. Rohani, esponente delle forze riformiste moderate, eletto al primo turno con il 50,7 dei voti. La politica economica di Ahmadinejād è stata considerata da molti la causa del dissesto finanziario dell’Iran.